1 𝐹𝑟𝑒𝑑𝑑𝑜

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Gli occhi di Ryū non avevano smesso di lacrimare, il ragazzo li stava solo nascondendo dalla tigre, stando girato di spalle.

Atsushi, stanco di dover evitare a fatica tutti i colpi del corvino, con le gambe da tigre camminò su una delle "strisce" arrivando da Akutagawa.
Con un salto gli arrivò davanti e quando notò gli occhiali, velocemente li prese e li lanciò a terra, rompendoli.

Ryū strizzò gli occhi e serrò la mascella cercando nuovamente di girarsi dall'altro lato ma prima che potesse farlo, istintivamente Atsushi lo circondò con le braccia tornate umane, facendo andare nel panico l'altro.

«Lasciami Jinko! Non voglio il tuo compatimento» disse il ragazzo dimenandosi, provando poi ad utilizzare rashoumon.
Sbucò da sotto terra, ma Atsushi fu più veloce e spostò entrambi.

«Smettila di dimenarti» disse l'albino, continuando a tenere le braccia attorno al suo corpo.
Ryū si sentì impotente, e cominciò a dare pugni sulla schiena dell'altro.

«Stupido. Idiota. Stronzo. Bastardo...» continuava a mormorargli insulti prendendogli a pugni la schiena, facendo sobbalzare l'altro che sopportava in silenzio.
Aveva solo bisogno di sfogarsi, secondo Atsushi e lui sarebbe stato la sua valvola di sfogo.
Non sapeva neanche lui perché sopportava quei colpi, per Akutagawa poi.

Quando quest'ultimo si stancò, poggiò la fronte sulla sua spalla, chiudendo gli occhi e sbuffando.
Atsushi tirò un sospiro di sollievo e con calma cominciò ad accarezzare la schiena dell'altro.
Passarono un paio di minuti così, Akutagawa con il cervello spento e Atsushi con la mente in totale confusione, finché un colpo di tosse da parte del corvino costrinse l'altro ad allentare la presa, guardandolo con un cenno di preoccupazione.

«Lasciami andare»
Il tono del mafioso era insolitamente calmo, così come era insolito il fatto che stava guardando un punto non precisato del terreno.
«S-scusami è stato l'istinto» disse Atsushi arrossendo, lasciandolo lentamente.

Akutagawa si portò nuovamente una mano sul viso, provando di nuovo il dolore che provava prima "dell'abbraccio". Non che l'abbraccio lo avesse fatto sentire meglio, certo che no, non era una mammoletta, lo aveva solo distratto.

L'altro, notando che qualcosa non andava, allungò la mano verso di lui ma venne fermato dalla mano libera del corvino che mise davanti a sé come per creare una sorta di barriera. In teoria avrebbe potuto farlo, letteralmente, ma si limitò a quello.

Timidamente Atsushi non ritrasse la mano e strinse quella fredda di Akutagawa, comunicandogli il suo sostegno.
Il detective si meravigliava sempre più di sé stesso, non pensava di essere così buono. E modesto.

Ryū non disse niente, era esausto.
I suoi problemi al cuore facevano sì che al troppo sforzo cominciasse a sentirsi male ed oltre alla tristezza questo era questo ciò che stava accadendo.

D'altro canto, Atsushi non capiva cosa stesse facendo.
Odiava Akutagawa, lo odiava con tutto il cuore.
Ma a quanto pare odiava anche vederlo soffrire, stupida bontà.

Il corvino dopo un po' di minuti si riprese dall'affaticamento e sorprendendo anche se stesso tirò a sé Atsushi grazie alle mani strette insieme e mise il mento sui suoi capelli.
Il ragazzo rimase più che confuso all'inizio ma si tranquillizzò nel sentire le mani dell' altro sulla sua schiena stringerlo forte.
In una situazione normale avrebbe pensato che Akutagawa stesse provando ad ucciderlo, con un coltello o provando a strangolarlo ma in quel momento non gli passò proprio per la mente.

Ad Atsushi non era mai piaciuto consolare le altre persone con metodi severi.
Come spronarli a fare di meglio con la violenza, non portava a niente secondo lui.
Lo sapeva per esperienza, provocava solo danni mentali ad una persona. Vero Dazai?
Era meglio consolare le persone, tirargli su il morale e magari abbracciarle; non si sarebbe mai aspettato di abbracciare il suo peggior nemico, però era inutile piangere sul latte versato.

Così poggiò morbidamente le mani sul suo petto, e si lasciò coccolare dall'altro che aveva preso ad accarezzargli i capelli.
Faceva passare le corte ciocche della sua nuca fra le dita, poi gli carezzava la ciocca lunga al lato del suo viso, avvolgendola intorno all'indice.
Alla fine a quanto pare aveva ceduto.

Atsushi si godeva tutto quell'insolito calore, stringendo dei lembi del cappotto dell'altro, inspirandone l'odore pungente ma piacevole.
Sorrise un po', chiudendo gli occhi, lasciandosi trasportare da quella strana sensazione di calore misto a serenità.
Nessuno dei due calcolò il tempo che stettero così, Atsushi si era quasi assopito, Akutagawa era troppo impegnato a giocare con i capelli bianco panna dell'altro e a pensare.
Inoltre entrambi sapevano che una volta finito quel momento, tutto sarebbe tornato alla normalità e nessuno dei due lo voleva.
Non capivano neanche perchè non lo volevano ma era così.

Dopo un po', Akutagawa smise di accarezzare i capelli all'altro che mugolò infastidito, alzando di poco la testa dalla spalla del corvino.
Ryu si girò per guardarlo negli occhi ma erano davvero molto vicini.

Atsushi arrossì e socchiuse gli occhi, facendo quasi perdere all'altro il senso della ragione.
Gli sembrava la cosa più bella che avesse mai visto e forse era davvero così.
Quel viso dai tratti dolci, la capigliatura bizzarra ma così singolare, il suo naso piccolo e apparentemente delicato... E i suoi occhi erano magnetici, quel giallo-verde misto al viola era qualcosa di spettacolare.
Ryū non seppe da dove uscirono fuori tali pensieri, dopo sicuramente si sarebbe dato degli schiaffi.

Mise una mano sulla guancia di Atsushi che ci si appoggiò subito, continuando a guardarlo.
Stavano davvero pensando di farlo. Entrambi, sembravano aver perso la testa, non sembravano più loro.
Forse era così, un altro Atsushi e un altro Akutagawa in quel momento stavano intensamente pensando alle labbra l'uno dell'altro, dimenticando totalmente il loro odio storico.
Era quella strana sensazione a guidarli, a farsi sempre più forte, a volere sempre di più.

Lo fecero.
Il volto di Ryū si avvicinò sempre di più a quello arrossato di Atsushi...
Fino a quando un tonfo li fece separare di scatto.
Quando si girarono entrambi ancora storditi, notarono un gatto grigio con occhi neri e profondi, su uno dei bidoni che li stava osservando.

Akutagawa non ci pensò due volte, sorpassò Atsushi dandogli una spallata e si incamminò per uscire dal vicolo.
Si strinse nel cappotto, ma non riusciva a placare il freddo.
Ugualmente Atsushi fissò il punto dove l'altro era scomparso, sentendo una sensazione di freddo mai provata prima.

𝗡𝗼𝗻 è amore - Shin Soukoku Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora