7...𝑒̀ 𝐴𝑚𝑜𝑟𝑒

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L'occhio scintillante era l'unica cosa che si riusciva a distinguere in mezzo a quel buio notturno accecante, esso scrutava vigile la disastrosa battaglia, i bossoli volare, il fuoco degli spari e le sirene delle auto della polizia.

Scrutò tutte le persone in quell'assembramento, dotati, poliziotti e mafiosi, fino a quando non trovò il suo target.
Alle sue spalle già una decina di cadaveri.
Protetto con la barriera rossa dai proiettili, il mafioso camminava tra i corpi come se nulla fosse mentre la bestia nel suo mantello si occupava della carneficina esterna.

Atsushi, con le gambe da felino, si sistemò come un atleta per la corsa, aspettò pazientemente il momento in cui il ragazzo era affaticato e agì.
Corse più veloce che mai, alcuni dai riflessi svegli provarono a sparargli ma non lo colpirono e arrivò dritto dal nemico.

Lo caricò come un toro e se lo mise in spalla, svoltando e cominciando a correre verso un'altra direzione. Sapeva già cosa gli sarebbe capitato, la sua era una gara di resistenza.

«LASCIAMI SUBITO JINKO!» Urlò Akutagawa, infastidito dal modo in cui l'altro lo stava trasportando.
Atsushi non disse niente, continuò a correre il più lontano possibile da quel massacro.

Akutagawa pensò che la possibilità che aveva gentilmente donato all'altro fosse stata respinta, così Rashoumon cominciò a trafiggere Atsushi che mugolando e contorcendosi ogni tanto continuava a correre.
Gli strappò pezzi di carne dalle braccia, dal viso, dal busto e dalle gambe che già facevano fatica a mantenere il passo di prima.
Resisti ancora un po'...

Il corvino ringhiò dando un calcio vicino all'inguine dell'altro, per poi recidergli il tendine con la sua abilità, cosa che fece cedere la gamba di Atsushi, il quale rotolò rovinosamente a terra trascinandosi l'altro dietro.
Ruzzolarono sul liscio pavimento del porto fino ad arrivare l'uno di fianco all'altro.

Atsushi era stremato, aveva entrambe le mani abbandonate ai lati della testa, il volto rosso e il fiatone, mentre numerose ferite abbastanza profonde segnavano il suo corpo, macchiandolo tutto di sangue.
Aveva corso molto, era riuscito ad arrivare lontano da lì proprio come gli era stato ordinato.
Il suo compito era quello di portare via Akutagawa, l'unico che avrebbe mietuto vittime su vittime rimanendo in quella mischia anche dopo la comparsa dei membri dell'agenzia.
Ora arriva la parte difficile...pensò il detective, guardando il cielo notturno pieno di stelle brillanti.

«Ma sei completamente scemo?!» chiese infuriato Akutagawa, seduto.
Atsushi girò lo sguardo di poco verso di lui e gli sorrise o almeno, provò.
«D-devo parlarti»

«Non abbiamo nulla di cui parlare»

«Ti prego Ryū»

Il ragazzo si girò sorpreso e guardò nei sofferenti occhi, Atsushi, il quale non si era ancora del tutto ripreso.
Il mafioso lo guardò con odio, l'unico sentimento che per colpa sua riusciva a provare in quel momento.

«Tu non hai il diritto di chiamarmi Ryū» disse freddamente, poi si alzò e tolse la polvere dal mantello nero, tossicchiando.
Atsushi ancora sdraiato, seguì i suoi movimenti con lo sguardo, provando un'immensa fitta al cuore.

«Mi dispiace. Ho c-capito dove ho sbagliato e non volevo dire che-»
«Non dispiacerti di nulla, le tue parole non mi hanno mai toccato»

Invece il corvino aveva sofferto e molto.
Anche se non accettava i suoi sentimenti verso la tigre, pensare che tenesse più alla giustizia che a lui lo aveva fatto stare male.

Il fiatone di Atsushi tornò a essere un normale respiro, forse un po' irregolare per via dell'emozione in tutto il corpo, mentre le sue ferite cominciarono a guarire una dopo l'altra.
«È evidente che non è vero»

𝗡𝗼𝗻 è amore - Shin Soukoku Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora