I Pensieri Di Blu

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capitolo 3

Lei faceva l'antipatica e lo sapeva fare anche molto bene.
Sempre sulle sue, si era creata una corazza per allontanarsi dalle persone che come compito nella vita, avevano quello di ferire il prossimo.

I primi giorni che l'ho conosciuta restava sempre da sola e le nostre compagne di classe le criticavano di tutto.
Lei non si truccava. Veniva i primi giorni di scuola acqua e sapone.
Le nostre compagne di classe dicevano che come primo liceo era d'obbligo truccarsi e rendersi belle.

Lei, una ragazza che non dava peso a queste cose: ai vestiti firmati, le unghie smaltate, uguali e perfette.
Delle sue mani affusolate, con dita lunghe e fini, ciò che veniva criticato era la lunghezza delle unghie, secondo loro, dovevano essere uguali e se si spezzava una, tutte dovevano esser tagliate alla stessa lunghezza.

Io di cose da femmina non ci ho mai capito un tubo, ma quando provarono a tagliare le sue unghie, lei protesto dicendo: «per il tempo che mi rincresce una, si spezzerà pure un'altra e le unghie lunghe non le avrò proprio più. Per questo preferisco che ricresca e con pochi giorni riprenderà la stessa lunghezza. Poi le sistemerò all'altezza che preferisco».

Quando loro insistettero, intervenni scocciato del loro volerla cambiare.
Lei rimase felice di avere qualcun altro che le desse ragione.
Anche i suoi capelli per loro non andavano bene, dovevano essere con la frangetta sul lato, non per tutta la fronte. In poche parole, non andava bene nulla:
«Il blu non si porta. Gli orecchini a scuola non è il caso, mettiti un fermaglio. Truccati di più!
Tagliati quella frangetta, tagliati le unghie».
Giuro non riuscivo a sentirle più nemmeno io.
Ogni giorno la stessa storia e lei che giustificava le sue scelte per difendere la sua voglia di essere.
Il suo diritto di essere.
Un giorno rimasi stupito, quando entrò in classe, aveva tagliato la frangetta e si era truccata leggermente: un tenuo bianco e nero finissimo sugli occhi, un leggero rossetto e un piccolo vero di fondotinta.
Le sue unghie erano rimaste uguali, se non per lo smalto verde smeraldo.
I vestiti casual e semplici, la bolsa a tracolla.
Le ragazze contente del cambiamento iniziarono a ripetere altre cose che non andavano. Temevo le desse ulteriore corda, ma disse semplicemente: «grazie per i consigli, ma basta così. Quello che volevo fare l'ho fatto».

Titubante, e un po' spaventato decisi di dire la mia, quindi mi avvicinai quando ormai fu sola nei pressi della palestra. Un po' tremante e imbarazzato.
Lei era appoggiata alla parete con la gamba leggermente rialzata e piede sul muro, una posizione da vera fotomodella, che mi fece capire ancora quanto fosse bella, e quanto lei non sapesse di esserlo.

«Oggi... Sei davvero carina».
Quando i suoi occhi castani scuri mi fissarono ebbi un sussulto.
«Quindi gli altri giorni non lo ero?»
Pensai di aver sbagliato formula nell'esprimermi.
Imbarazzato ancor di più e balbettante, cercai di riparare la situazione.
Perché non può rispondere con un "grazie" come tutte le comuni mortali.

No, lei non è il tipo, dal "salve" del nostro incontro l'ho capito.
Per tutto il tempo le ho dato tanti nomi sperando che capisca ciò che provo, le ho dato segnali, ho perfino ripetuto "i love you" in sua presenza. Un giorno le ho messo delle cuffie all'orecchio, con una canzone che parlava dei miei sentimenti. Lei rideva, e non ho capito il motivo.
Mi sentì offeso e andai via. Inseguito capì che il volume era talmente basso che lei sicuramente non aveva sentito nulla.
Ma per qualche strano motivo aveva fatto finta di sentire?

L'ultimo nome che le ho dato, quello definitivo è Smery, il mio smeraldo troppo prezioso per esser indossato.
Quel gioiello così fragile che vuoi tenere al sicuro in un cassetto, lontano da tutti e tutti, e da ogni possibile scalfittura.
Mi sono reso conto di amarla piano piano, quando io e lei ancora non ci parlavamo.
Adesso non riesco a stare neanche un secondo lontano da lei.
Vengo qui con la speranza di vederla e giocare ai nostri sentimenti nascosti.
Ogni giorno è una sfida, un controbattere di emozioni da chiarire chi è il più orgoglioso tra i due.
So che questo atteggiamento un giorno ci ucciderà a vicenda.
Vorrei prenderla, afferrarla e baciarla dando sfogo ai miei sentimenti, sperando che capisca che ciò che provo è sincero.

Ma ho paura di spaventarla.
Ogni volta che la sfioro o cerco di avvicinarmi per un bacio, mi allontana e mi colpisce.
Poi mi chiede scusa.
Lei è unica e misteriosa.
Imbranata, antipatica, scontrosa e divertente, ma anche gentile e forte.
Lei è il mio nuovo mondo che spero di avere sempre accanto.
Lei mi chiama Blu, e lei è la mia Smery.
«Puoi permetterti di truccati anche di più... ».
Quello che provo non cambierà, ma questo non te lo dirò...

La lasciai così a riflettere, e quando mi girai notai un velo di rosso sulle sue gance, poi scuoté la testa, come per cercare di allontanare quei pensieri.
Rimasi pietrificato quando davanti a me vidi il mio nemico.
Era il cugino di una mia amica di scuola passata, una ragazza molto bella con cui ci ho provato senza molte aspettative.
Era molto protettivo per sua cugina, e da quando l'ho ritrovata in questa scuola e salutata, lui è diventato una palla al piede ripetendomi di restare lontano da lei.
Un saluto non mi è mai costato così tanto.
«Che cosa vuoi?»
«Lei chi è?»
«Non sono affari tuoi!»
«Sai benissimo che un giorno mi vendicherò, perciò che hai fatto».
«Mi dispiace che tua cugina ha il cuore spezzato, troverà qualcun'altro. Io ho altre cose da fare».

Lo lasciai così e per colpa sua chiusi anche i rapporti con Federica, ci eravamo solo dati un bacio, ma la famiglia è molto all'antica.
Quasi urlavano al matrimonio, per valori violati.
So anche che quel ragazzo è molto pericoloso. Per questo lasciai la palestra nella speranza di non fargli capire che l'unica cosa che poteva preoccuparmi era a cinque metri da lui.

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