Trenta

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La prima volta che ho sentito la tua voce, dopo quasi tre mesi di assenza, non era felicità quello che provavo. Ero così arrabbiato, talmente tanto che avrei voluto chiuderti la porta in faccia e continuare a non vederti più.
L'avrei fatto, te lo giuro che l'avrei fatto se solo quello che mi sono ritrovato davanti non mi avesse trattenuto.

Non riuscivo a toglierti lo sguardo da dosso, ti sei coperta con quel cappotto nero che ormai era diventato troppo piccolo per te.

"Perché l'hai fatto?", ti ho chiesto mentre tu provavi a trattenere le lacrime nei tuoi meravigliosi occhi.

"Pensavo che, se non l'avessi saputo, avrebbe fatto meno male", mi hai risposto tirando su col naso e arrossendo vedendomi fare qualche passo verso di te.

"Meno male cosa?"

"Lasciarmi."

Ho sospirato, ci siamo guardati ancora e ti ho lasciato entrare in casa. Quando hai tolto la giacca, dopo la terza volta che ti invitavo a farlo, ho pensato che non potesse esistere niente di più bello.

Abbiamo parlato così a lungo che, quando ti sei alzata per andare via, era già sera. Ti ho chiesto di restare, di non scappare di nuovo perché avremmo affrontato quella cosa insieme.

Ti ho tenuta stretta tutta la notte, vi ho tenuti tra le mie braccia, perdonandoti per essere stata così irrazionale.

La prima volta - Lettere al ParadisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora