Capitolo 5

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"I don't wanna go to school tomorrow
I can't study
Thinking about you
And you know i always do"

- Marlboro Nights
Lovely God

☯︎︎

Ryan arrivò, come al solito accompagnato da suo padre, a scuola alle 7:45. Essendo un orario abbastanza particolare, Ryan non trovava mai qualcuno con cui chiacchierare fuori dai cancelli, così, dopo che ebbe infilato le sue cuffiette e fatto partire una canzone a caso dalla sua playlist, decise di incamminarsi verso la sua classe, ancora, però, tormentato dalla notizia della quale era venuto a conoscenza quella mattina stessa.

Dopo che ebbe attraversato qualche corridoio, arrivò finalmente davanti la sua classe e, una volta entrato, vide con suo grande piacere che il suo amico Max era già seduto al suo banco, intento a provare a risolvere un cubo di Rubik.

Max Goalwick era, oltre che un amico, anche un suo compagno d'orchestra e suonatore professionista di flauto traverso.

Purtroppo, però, l'aspetto fisico non l'aiutava per niente. Max aveva infatti dei capelli leggermente lunghi coi riccioli, degli occhi azzurri (a detta di molti unico suo tratto interessante), un paio di occhiali con una montatura nera piuttosto spessa e delle lentiggini sparse qua e là per la faccia.

Per questo motivo, infatti, nessuna ragazza se l'era mai filato più di tanto, mentre invece era sempre stato lui quello a sbavare dietro alle più fighe della scuola. Per questo motivo, era stato proprio Ryan a doversi sopportare i suoi numerosi scleri in questo ambito.

- Ehi, a che punto sei? - gli chiese Ryan, levandosi le cuffiette e accomodandosi accanto all'amico.
- È impossibile. Non sono abbastanza sviluppato qui dentro per risolvere questo affare! - disse Max, battendosi dei pugnetti sul cranio.

- Piuttosto... - cambiò argomento lui, perdendo immediatamente interesse nel cubo - Hai saputo della notizia? - chiese Max avvicinandosi di più a Ryan ed usando un tono di voce più basso.

Come risposta, Ryan deglutì e annuì.

- Cosa pensi che gli sia successo? - chiese il clarinettista trovando un pizzico di coraggio.

Non sapeva spiegarsi bene neanche lui perché all'improvviso parlare di quell'argomento lo facesse sentire così strano, ansia mista ad un po' di paura, cosa strana per lui, che era sempre stato un tipo piuttosto tranquillo.

Si sentiva in un certo senso...colpevole, anche se sapeva benissimo di non aver fatto niente.

- Spero niente di grave. Però chi lo sa. - gli rispose il ragazzo alzando le spalle.
Questa risposta non tranquillizzò per niente Ryan, che, fortunatamente, si distrasse con l'arrivo in classe del professore.

Passate le prime quattro ore, finalmente Max e Ryan andarono alla mensa.

Appena entrò, però, Ryan si sentì come inondato da una marea di sguardi, come se tutti gli studenti della scuola lo stessero fissando, anche se il suo subconscio sapeva che nessuno di essi lo stava realmente facendo.

Max, al contrario, all'insaputa dell'amico, stava osservando bene tutti gli studenti lì presenti.

Un'altra sua caratteristica, infatti, era quella di riuscire a capire lo stato d'animo di una persona semplicemente osservandola, anche solo per pochi secondi. Per questo motivo, infatti, conosceva praticamente tutti i nomi e cognomi degli studenti dell'istituto. Inoltre, era anche molto attento ai comportamenti degli altri studenti, riuscendo così a capire subito se ci fosse qualcosa di strano in loro o se fosse tutto in regola. Ryan trovava sia inquietante sia affascinante questa sua altra abilità.

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