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Zen chiuse il suo notebook e sospirò, era passata una settimana e Felix stava diventando troppo insistente. Fece per alzarsi quando vide, con la coda dell'occhio, l'uomo che una settimana prima gli aveva fatto provare sentimenti contrastanti tra loro.
Si abbassò e sperò con tutto sé stesso di non farsi vedere, ma a quanto pare la fortuna non è tanto dalla sua quel giorno.
"Signore! Ha dimenticato la sua giacca!"
Il custode del giardino botanico aveva attirato la sua attenzione, e non solo.
L'uomo della settimana scorsa lo vide e un sorriso spuntò sul suo viso, Zen poteva evitare di  incrociare lo sguardo dell'altro ma non poteva ignorare una pacca sulle spalle dovuta proprio da quest'ultimo.
"Ciao, passato il piagnisteo?"
Zen contò mentalmente fino a dieci per non insultarlo, fece un sorriso finto e annuì.
"Si."
"Non ci siamo presentati l'ultima volta, mi chiamo Declan."
"Nome bizzarro."
"Il tuo invece?"
"Zen."
"Bizzarro quanto il mio."
"Touché."
Rimasero in silenzio per una manciata di secondi, Zen si mosse leggermente a disagio e l'altro sembrò notarlo.
Dentro di sé si stava pregustando il momento in cui lo avrebbe avuto tutto per sé.
"Togliti quel sorriso dalla faccia, sei inquietante."
Declan lo fissò e scoppiò a ridere, Zen distolse lo sguardo imbarazzato e si strinse le spalle. Aveva dato voce ai suoi pensieri senza nemmeno accorgersene.
"Devo andare, a mai più arrivederci Declan.''
"A presto Zen."
Il più piccolo si allontanò senza nemmeno sapere che l'ultima frase che l'altro aveva pronunciato era reale.
Camminare tra le stradine di New York, per Zen, era snervante quanto un sassolino nelle scarpe.
Odiava quella città e non vedeva l'ora di andarsene, ma il giardino botanico e la sua migliore amica gli facevano sempre cambiare idea su un'imminente trasferimento in campagna.
Come se gli avesse letto nel pensiero, Clary lo chiamò.
"Dimmi."
"Ehi, sei sparito da un po', stai bene?"
"Sono andato al giardino botanico."
"Va bene, volevo dirti che Jace è costretto ad andarsene questa sera, c'è stato un problema al bar e il direttore ha chiesto la sua presenza."
"Passo da voi allora."
"A fra poco."
"Ciao."
Appese e si incamminò alla fermata che lo avrebbe portato dagli amici, ma un furgone nero gli bloccò la strada e dal mezzo scese un uomo.
"Zen?"
"Lei è?"
"È Zen?"
Lui lo guardò con superiorità aspettando una risposta che tardò ad arrivare.
"Ha sbagliato persona, mi chiamo Lucas."
L'altro lo fissò per una manciata di secondi.
"Capisco, mi scusi il disturbo."
Detto questo gli girò le spalle e se ne andò.
Zen rimase a fissare il punto in cui la macchina era sparita, domandandosi cosa volessero da lui.
Tornò velocemente a casa, non sapeva nemmeno lui il perché, ma era meglio non andare da Clary e Jace in questo momento.
Prese il telefono e inventò una scusa per l'assenza improvvisa, Clary non la prese molto bene ma era meglio così, sia per lei che per Jace.
Poco dopo bussarono alla porta, grazie allo spioncino vide che era l'uomo di prima. Prese velocemente i documenti e, facendo il più piano possibile, uscì utilizzando le scale antincendio poste fuori dal palazzo nascondendosi dietro ai cassetti della spazzatura sperando di non essere visto.
Vide tre uomini scendere le scale e correre verso le stradine che avrebbero portato alla strada principale.
Zen alzò lo sguardo e per poco l'uomo di prima non lo trovava, era a pochissimi metri di distanza, un paio non di più. Sentì i passi avvicinarsi e Zen trattenne il respiro dalla paura, perché si, in quel momento ne aveva davvero molta.
I passi si fermarono a pochi centimetri dal suo nascondiglio, ne poteva benissimo vedere la punta delle scarpe.
Poi quest'ultimo girò i tacchi e se ne andò, Zen rimase immobile, troppo terrorizzato per poter fare il minimo movimento.
Non seppe nemmeno quanto tempo passò, ma finalmente uscì dal nascondiglio.
Guardò per l'ultima volta la finestra del suo palazzo poi s'incamminò velocemente verso il centro città senza sapere che l'uomo lo stava fissando dal suo appartamento.
Zen prese il primo treno che passava e vi salì, cercò di tranquillizzarsi ma il tremore non voleva proprio cessare.
Una donna anziana sembrò notarlo e gli sorrise.
"Sembri turbato giovanotto, un the caldo ti farebbe bene."
Zen la guardò e ci mise un po' a capire che la donna stesse parlando con lui.
"È molto gentile, seguirò il suo consiglio."
Lei sorrise e uscì dalle porte soddisfatta, Zen continuava a guardarsi incontro, si sentiva osservato e questo gli metteva ansia.
Uscì non appena le porte si aprirono, andò in biglietteria ma qualcuno gli afferrò il braccio.
Girandosi si trovò davanti gli smeraldi di Declan.
"Vieni con me."
"No."
"È meglio per te, credimi."
"No, non capisci, c'è un signore che-"
"Lo so bene, per questo ti dico di venire con me."
"Ti metterei in pericolo."
"Fidati, saresti più al sicuro con me che da qualunque altra parte."
Zen lo seguì riluttante, non sapeva dove andare e il tono usato dell'altro lo aveva convinto.
Declan lo condusse alla sua Ferrari e partì sgommando, Zen si arpionò letteralmente al sedile. La guida spericolata dell'altro aveva il suo motivo, il furgone nero li stava seguendo a gran velocità.
"Declan!"
"Stai giù e tieniti forte."
Zen chiuse gli occhi, non capiva il motivo del perché quell'uomo lo stesse cercando, ma preferiva continuare a rimanere nell'ignoranza.
Arrivarono ad una a fuori città, Declan scese e andò ad aprire a Zen, il quale era rannicchiato contro la portiera.
"Forza, qui non ti succederà più nulla."
Il più piccolo lo seguì, entrarono nella grande casa e Declan chiamò una cameriera, le diede delle veloci indicazioni per poi farla andar via.
"Starai qui da me, e meglio cambiarti un po' il look, scegli un colore dei capelli che ti piace e andiamo dal parrucchiere, dammi la tua taglia che nel frattempo mando una cameriera a comprarti i vestiti.
"Esigo spiegazioni, all'improvviso quell'uomo chiede di me, dallo sguardo deduco che non faccia parte dei buoni e poi spunti tu. Che cosa sta succedendo?"
"Sei speciale, ti basta sapere questo."
"Non mi basta!"
"Andiamo in centro, Melissa ti darà dei nuovi vestiti, indossarli e raggiungimi, non accetto un no come risposta."
Declan si diresse verso una porta lasciando da solo Zen, una ragazza dai capelli ricci fece un piccolo inchino e gli porse dei vestiti da cameriere.
L'altro la ringraziò e, dopo essersi velocemente chiuso in una stanza, li indossò.
Gli calzavano a pennello, si sistemò la cravatta e raggiunse il più grande, il quale lo stava aspettando in una BMW bianca.
"Guiderai tu."
Zen annuì e si sedette davanti al volante, uscirono dal garage e grazie alle indicazioni di Declan raggiunsero tranquillamente il centro.
"Perfetto, adesso cammina dietro di me senza guardarti intorno, aprimi la portiera della macchina che andiamo dal mio parrucchiere."
Zen obbedì sebbene il comportamento dell'altro gli desse alquanto fastidio, sapeva che in fondo lo faceva per il suo bene e la sua incolumità.
"Arthur, cambia completamente il look di questo ragazzo, nemmeno sua madre dovrà essere in grado di riconoscerlo."

Love is a dangerous game [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora