6. Will

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- È vero che sei stato qui giorno e notte solo per occuparti di me? 
Il cuore del figlio di Apollo ebbe un sussulto. E ora, cosa poteva risponderti? Se fosse stato sincero, Nico avrebbe capito che da parte sua c'era dell'interesse e probabilmente sarebbe scappato. Se avesse mentito, invece, avrebbe continuato a curarlo ma, probabilmente, non appena si fosse rimesso, se ne sarebbe andato per l'ennesima volta, spezzandogli il cuore ed era abbastanza certo che non avrebbe retto ancora un altro colpo.
- Si.
La verità è sempre la via più difficile, ma è anche quella che da i frutti migliori.  Così gli diceva sempre Chirone, fin dal suo arrivo al campo.
Will osservò il viso del figlio di Ade e ne rimase sorpreso. Non era spaventato e non stava tentando una fuga fuga disperata, ma anzi stava sorridendo e sembrava quasi felice della risposta.
Possibile?
- E come mai?
Si sbagliava o nel tono c'era una leggera punta di malizia?
Ora chiedi un po' troppo. Si disse tra sé e sé.
- Perché sei un mio paziente.
Nico continuò a fissarlo sorridendo.
Aveva un sorriso splendido e il figlio di Apollo si disse che era un peccato lo mostrasse così poco al mondo.
- Certo. E gli altri invece non lo sono. - Nico allungò nuovamente le gambe e per sbaglio lo sfiorò. Entrambi si accorsero che il corvino non ebbe scatti a quel contatto fisico, ma nessuno dei due lo fece presente.
- Solace, niente balle. Hai detto che tra noi ci possiamo confidare.
- Beh ecco, tu sei un paziente speciale.
Per gli dei, che sto dicendo?
- In che senso? - Il sorriso del figlio di Ade divenne leggermente provocante, come se volesse prenderlo in giro, e Will si maledì.
- Beh, non se ne vedono molti, di figli di Ade. E non sapevo bene cosa fare e come comportarmi. - Lo disse tutto d'un fiato, sperando di essere il più credibile possibile.
Non era la totale verità, ma Will decise che era fin troppo.
Poi, un attimo dopo, si accorse di una frase detta dall'altro poco prima.
Che "tra loro si potevano confidare."
Non riuscì a non chiedersi se forse si poteva considerare amico di Di Angelo.
- Farò finta di crederti. - Il suo sorriso si fece ancora più malizioso.
- Allora, quanto tempo hai intenzione di fermarti? 
Ad interrompere la conversazione fu Kayla seguita da un'altra ragazza. Lei, Carol Danielle Taylor, era un'altra sua sorella. Appena arrivata, era poco più grande degli altri figli di Apollo e aveva quasi la stessa età di Will. Era una ragazza da mozzare il fiato e a tratti le ricordava Sophie in quanto aveva gli stessi capelli con bellissimi boccoli ricci. L'unica somiglianza che aveva con Will era la tipica abbronzatura, in quanto anche i suoi occhi erano totalmente differenti da quelli del biondino: verdi acqua. Un misto tra quelli di Sophie e i suoi; tutte le volte che lo osservava, gli veniva una fitta al cuore.
Kayla corse immediatamente ad abbracciarlo mentre Carol si avvicinò solamente.
- Ciao, che ci fate qui?
- Beh, Will, è il mio turno.
- Io l'ho solamente accompagnata. - Concluse la ragazzina dai capelli color zenzero.
Che ore erano? Il tempo era davvero volato con Nico. Ed ora che stavano iniziando a parlare, non poteva proprio andarsene.
- Carol, tranquilla. Puoi saltare il turno di oggi. Qui c'è solo Di Angelo e me la posso cavare senza problemi.
Gli occhi della sorella si illuminarono. Lei gli corse incontro e gli diede un bacio sulla fronte, poi saltellando si diresse verso la porta, ma fu bloccata da Will stesso.
- Ma attenta con chi esci. Lo sai che sono geloso.
Lei ridacchiò e se ne andò con al seguito la sorellina minore.
Will stava per riprendere la conversazione quando si accorse dello sguardo di Nico. Non l'aveva mai visto così... Era arrabbiato?
- Chi era quella?
Will scoppiò a ridere tanto che vide le nocche del corvino diventare bianche da quanto strinse i pugni. Beh, più bianche del solito.
- Nico, sei geloso? - Will non riusciva a trattenere proprio le risate. - Sei geloso di mia sorella?
Subito il viso del corvino si fece rosso dall'imbarazzo.
- Tua sorella? Ma non vi assomigliate per nulla.
- Cose che capitano quando tuo padre ama andare in giro ad accoppiarsi. - Will non riuscì davvero a togliersi un sorrisino dalle labbra. - Allora, che mi stavi chiedendo prima che entrasse mia sorella?
Nico fece una smorfia alla parola sorella, ma gli rivolse un sorriso carico di gratitudine per aver concluso li il discorso.
- In realtà sei tu che mi hai chiesto quanto tempo ho intenzione di fermarmi.
- Ah giusto. - Will quel giorno si sentiva particolarmente audace, anche se aveva il terrore di sbattere la faccia contro un muro. - E quanto tempo hai intenzione di fermarti?
Qualcuno bussò nuovamente alla porta e Will, dopo essersi alzato in piedi per aprire, lo (o la) maledisse mentalmente.
- Lui dov'è? Come sta?
Una ragazza color cioccolato, con riccioli castani e occhi dorati se ne stava sulla porta, agguerrita.
Ho maledetto la persona sbagliata.
- Entra pure, Hazel.
Will la accompagnò dal fratello, mostrando un sorriso un po' intimidito.
- Sta meglio, passa più tempo da sveglio che da dormiente. Il che è un gran passo avanti.
La figlia di Plutone gli fece un gran sorriso. - Scusa la mia aggressività, era preoccupata.
Scusa per averti mentalmente maledetto.
- Tranquilla, posso capirti.
- Scusate, io sono qui... - Il tono di Nico era piuttosto scocciato.
- Ah dimenticavo di dirti che da quando si è svegliato, è diventato molto loquace.
Nico gli mostrò il dito medio, cosa che impressionò parecchio la sorella e lui, in tutta risposta, gli fece una linguaccia.
- Okay. - Disse il biondino. - Di qualsiasi cosa abbiate bisogno non esistiate a chiedere. Io sono nel mio ufficio, qui accanto. Vi lascio la vostra privacy.

Passarono due ore prima che Hazel se ne andasse e ormai la cena si era freddata.
- Eccomi. - Disse Will bussando lievemente per entrare in infermeria.
Nico rispose con un cenno della testa.
- Ti ho portato la cena.
- Grazie. - Rispose lui mostrando un lieve sorriso.
Il cuore di Will si sciolse per l'ennesima volta.
- È un po' fredda, ma non volevo interrompervi.
- Non c'è problema.
Nella stanza si creò un silenzio imbarazzante tanto che Will si diresse nuovamente verso il suo ufficio.
- Solace.
- Mi vengono i brividi se mi chiami così.
- Will.
- Molto meglio. - Disse voltandosi sorridendo.
- Non è che mi faresti compagna?
Will non poteva essere più felice di così. Nico di Angelo gli aveva chiesto di mangiare con lui. Certo, erano in infermeria e lui era lì solo per curarlo, eppure quell'esperienza gli stava regalando davvero molti momenti con il ragazzo.
Will cercò di non trotterellare nell'andare a recuperare il suo piatto poi, tornato, prese una sedia e un tavolo da ospedale e gli si sedette accanto.
- Allora. - Disse Nico masticando un pezzo della sua pizza e facendo smorfie. - Di cosa stavamo parlando?
- Non mi hai detto quanto tempo hai intenzione i fermarti qui.
- Il mio dottore cosa dice?
Le guance di Will andarono nuovamente a fuoco. - Io, beh, ecco, sai... - Da quando era così timido nell'approcciarsi con le persone? - Io direi almeno due settimane. Poi vediamo come ti senti.
- D'accordo.
Il figlio di Apollo per poco non si strozzò. - Okay.
Continuarono a chiacchierare di cose futili e spesso i loro discorsi erano interrotti da silenzi imbarazzanti, ma Will era felice così; non poteva chiedere di meglio.
Quando finalmente Nico si addormentò, anche lui si mise sul divano e crollò tra le braccia di Morfeo con un sorriso sulle labbra.

Un po' di sole nella morte - SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora