28. Will

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- Sei sicuro che non ci diranno nulla?
Nonostante le ore, le più belle della sua vita, che avevano trascorso insieme dall'arrivo al campo di Nico, i due ragazzi (o meglio, principalmente il corvino) non avevano voluto separarsi e il ragazzo l'aveva convinto a passare la notte nella cabina Tredici.
- Senti, Sunshine. Nessuno sa che sono vivo e io voglio rimanere con te. Che c'è di male?
Will era davvero felice che il figlio di Ade volesse passare del tempo con lui.
Da quando era tornato, era totalmente cambiato, chiaramente solo nei suoi confronti, ed era diventato dolce e affettuoso, cosa che in realtà, o intimidiva leggermente in quanto non sapeva più fino a che limite potersi spingere nei suoi comportamenti; era come se i loro ruoli si fossero invertiti.
- Nulla, davvero. Sono contento di stare qui, ma quel "nessuno" in realtà ha un nome ed è Jason e come minimo entro domani mattina tutti lo sapranno.
- E allora domani mattina mi farò vedere. - Disse avvicinandosi, dandogli un soave bacio a fior di labbra. - Ma stasera ho bisogno di stare con te.
Will si arrese, dopotutto non sapeva resistergli e anche lui non desiderava altro se non passare del tempo con il suo ragazzo.
Nico lo fissò con un sguardo a metà tra il divertito e il malizioso. - Il mio letto era sfatto. Chissà chi è venuto qui mentre ero assente.
Il volto del figlio di Apollo si fece bordeaux. Nell'ultimo mese era capitato che delle volte lui fosse sgattaiolato all'interno della cabina Tredici per sentire il profumo di Nico, ma se ne vergognava un po' per riuscire ad ammetterlo ad alta voce.
Il corvino gli si avvicinò e lo abbracciò, ridacchiando leggermente. - Ehi, Sunshine. Non c'è niente di male. Dimostri solo che ci tieni a me.
Will alzò gli occhi al cielo e lo spinse sul letto, solo che il figlio di Ade gli si aggrappò al braccio e caddero entrambi.
Si fissarono per un secondo, o due, imbarazzati e poi scoppiarono a ridere di gusto come non era mai successo.
Passarono alcuni minuti prima che si calmassero e che i loro polmonari tornassero a respirare a ritmo
normale.
Nico, che si era appena infilato sotto le lenzuola, tirò una piccola pacca sul materasso per indicargli di avvicinarsi. - Ti va se facciamo come in infermeria?
Will lo fissò ironico per un secondo. - Mmm... Chicchere e coccole fino a quando non ci addormentiamo? Non so se mi piace...
- Oh, ma smettila. - Disse il corvino lanciandogli un cuscino addosso.
Will si mise sotto le coperte e fu in quel momento che si rese conto di quanto realmente gli fosse mancato il ragazzo; era come se, fino a quel momento, gli avessero tolto una parte di sè.
- Allora?
- Allora che? - Il figlio di Apollo non riusciva proprio a capire a cosa stesse alludendo il corvino.
- L'università.
- Non mi hanno fatto sapere più nulla. - Will accarezzo i morbidi capelli neri del ragazzo, come per tranquillizzarlo. - Ma va bene così. Avrò più tempo da passare con te.
Nico arrossì e nascose il viso nel petto del biondino per celare l'imbarazzo.
Pian piano, udendo i respiri l'uno dell'altro e rendendosi conto di essere finalmente insieme e al sicuro, i due ragazzi caddero addormentati tra le braccia di Morfeo.

La mattina seguente fu abbastanza divertente.
Svegliare Nico, in realtà, per nulla, ma Will apprezzava anche tutti i difetti di quel ragazzo, perché lo rendevano quello che era.
Riuscire a buttarlo giù dal letto era stata un'impresa degna delle dodici fatiche di Eracle.
E poi, era dovuto uscire di nascosto dalla cabina Tredici per raggiungere i suoi fratelli che, dopo avergli fatto subito il terzo grado, si scusarono immediatamente per essersi intromessi ancora una volta nella sua vita privata. Gli avevano promesso che non sarebbe accaduto mai più e lui non vedeva l'ora di esaminare le loro facce non momento in cui avrebbero visto arrivare il figlio di Ade alla mensa. In realtà non vedeva l'ora di vedere la faccia di tutti.
Uscendo dalla cabina Tredici aveva visto sgattaiolare fuori dalla Tre anche Annie e ciò implicava che Percy era già tornato al campo.
Strano, si disse, ma lascio perdere immediatamente.
Aveva visto che, insieme a Jason e Hazel, era uno di quelli che aveva sofferto di più per la morte del ragazzo e, durante i mesi di lontananza del corvino, era stato uno di quelli che gli era stato più vicino in assoluto, senza fare domande.
Aveva capito perché era stata la prima cotta di Nico e anche perché che adesso c'era solo un rapporto di fratellanza tra i due.
Si diresse un po' svogliato, trascinandosi, fino alla mensa seguito dai fratelli e, dopo aver preso i suoi pancake, si mise seduto al tavolo.
- Will, sembri più... radioso.- Disse Carol.
Lui non rispose e continuò a spizzicare i pancake senza un reale interesse.
- Stanotte dove sei stato? - Gli domando poi Kayla, con un'espressone po' preoccupata.
Il biondino si sentì leggermente egoista. Sapeva bene che sua sorella aveva bisogno della sua buonanotte e la sera prima lui non si era fatto vivo; gli vennero i sensi di colpa, ma continuò a restare in silenzio.
Annie, che stava portando al tavolo la sua cabina, gli si avvicinò e gli fece un occhiolino per poi andarsene e il concetto fu chiaro ad entrambi: loro quella mattina non si erano visti.
- Ragazze, gli abbiamo appena promesso di non impicciarci. - Disse Austin pacato, rimproverando le sorelle, mantenendo però un tono calmo.
- Certo che se ci dicesse chi è il fortunato... -Continuò Angel, con una punta di malizia nella voce che, in realtà, non era affatto solo una punta.
Angel era un altro fratello che viveva lì al campo da parecchio. Tra tutti era il più pettegolo e sapeva gli affari degli altri; era bravo a nascondersi e scopriva facilmente i segreti altrui.
A Will sali un brivido gelido lungo la schiena non appena lui finì di parlare.
All'improvviso, calò un silenzio quasi assordante nella mensa del campo mezzosangue; circa trecento semidei spalancarono la bocca dallo stupore, alcuni lasciarono cadere la forchetta, altri proprio il piatto.
- Ciao. - Nico di Angelo si era mostrato agli altri membri del campo ed era vivo e vegeto.
I due si scambiarono un sorriso veloce poiché il corvino di assalito dai suoi amici, da tutti tranne Jason, che già sapeva.
- Perché non vai da lui? - Chiese Carol un po' confusa.
Will stava per rispondergli, ma a parlare fu Angel.  - Perché le lettere erano di Nico.

Un po' di sole nella morte - SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora