18. Nico

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Tutti erano in fibrillazione e, dopo tanto tempo, felici e vogliosi di festeggiare.
I satiri stavano saltellando tra le coperte per consegnare ad ognuno la propria perla, attenti a non colpire nessuno senza perdere, però, perdere di vista ninfe e driadi.
Non appena la ebbe in mano, Nico la osservò con attenzione e cura; era la prima volta che ne toccava una.
Quell'anno era particolarmente bella; la perla di terracotta assumeva diverse sfumature che passavano dal viola all'arancione, da un lato vi era il simbolo del campo Giove e dall'altro il cavallo alato del campo Mezzosangue; faceva quasi sembrare quelle degli anni precedenti spente.
Quell'estate, dopo anni, se non addirittura secoli, non vi era stato alcun dubbio alla riunione tra i capi cabina: tutti erano d'accordo che il simbolo fulcro dovesse rappresentare l'unione di greci e romani.
Will prese il corvino da dietro, distogliendolo dai suoi pensieri, e lo fece appoggiare al suo petto; il figlio di Ade riusciva a sentire tutti i muscoli del ragazzo in tensione e il petto fare su e giù per via della respirazione.
- Adesso tu chiuderai gli occhi. - Disse il biondino con una dolcezza la quale Nico non poté che obbedire.
- Perché dovrei? - Continuò con fare divertito.
- Ordini del dottore.
Il corvino, alzando gli occhi al cielo, sbuffò con malizia, ma fece come gli era stato chiesto. Sentì la mano calda del figlio di Apollo sfilargli la perla dalla mano con delicatezza e trattenne a stento l'imputato di sbirciare.
- In questi anni, dalla tua fuga in poi, dalle tue visite veloci e sfuggenti, Percy ha sempre chiesto una perla in più.
- Percy, Percy Jackson? Quel Percy Jackson?
Will ridacchio nervosamente, evidentemente a disagio, e Nico si sentì un po' un idiota: era ovvio che il biondino fosse geloso e lui, come al solito, aveva appena calpestato i suoi sentimenti.
Ma non fece in tempo a pensarci troppo che sentì un peso in più sul collo e una mano che lo sfiorava dolcemente, provocandogli dei piccoli brividi.
- No, tienili ancora chiusi. - Gli sussurrò lui all'orecchio, accarezzandogli leggermente gli incavi del collo. - Le ha sempre lasciate a me, in infermeria, in caso tu un giorno avessi deciso di restare. Non so quale sarà la tua decisione, ma mi sembrava il momento giusto di consegnartele.
Il figlio di Ade aprí finalmente gli occhi fissando la collana di cuoio con cinque perle allineate che gli pendeva sul suo collo pallido e magro e istintivamente sorrise.
- Il mio dottore che decisione mi consiglia di prendere?
Nico si sentì stringere maggiormente tra le braccia calde e abbronzate del figlio di Apollo e, una volta tanto, si lasciò andare; i suoi muscoli, per la prima volta da anni, non erano tesi e la sua mente non era in guardia, ma anzi, pensava solo a godersi il momento.
Will gli diede un leggero bacio sulla testa, tra la folta chioma nera. - La scelta deve essere tua.
Nico si girò ad osservarlo.
Tra i figli di Apollo era quello che somigliava di più al padre e tutti se ne rendevano conto: la sua bellezza era pari a quella di un dio. Però tutti erano anche a conoscenza di quanto Will odiasse parlarne; tra tutti i suoi fratelli era probabilmente quello che provava meno stima per il genitore divino, anche se allo stesso tempo era quello più capace di mascherare il suo odio.
- Nico, non devi scegliere ora, chiaro? - Gli diede un altro bacio sulla testa. - Io non vado da nessuna parte.
Nico si era sentito solo per tutta la sua vita o, meglio, per tutta la sua "seconda" vita. Col tempo si era convinto che nessuno potesse capire la solitudine che il suo cuore di portava dentro, ma in quel momento, parte di lui iniziò a domandarsi se fosse veramente così. Certo, Will aveva una ventina di fratelli al campo, ma spesso loro se ne andavano dalla famiglia mortale e lui rimaneva solo con Austin, Kayla e Carol. Si domandò se anche lui provasse mai un grande senso di solitudine.
Dalla spiaggia si sentì un forte boato. Circa due centinaia di semidei si alzarono e, correndo, iniziarono a dirigersi in direzione degli scoppi.
- Allora, bel tenebroso, hai intenzione di alzarti o hai deciso che la mia pancia sarà la tua nuova casa?
Nico sentì le sue guance andare a fuoco e si staccò istintivamente dal biondino.
- Non mi chiamare bel tenebroso.
Will ridacchiò leggermente e alzò gli occhi al cielo divertito dopodiché, non appena si fu alzato, prese la mano del corvino e iniziò a trascinarlo in direzione della spiaggia.
Non vi fu una parola o uno sguardo di troppo. Il figlio di Ade pensò che il biondino ci sapesse proprio fare con gli appuntamenti.
Arrivati a destinazione, davanti al loro si poteva ammirare uno spettacolo pirotecnico degno dei fuochi d'artificio a Time Square a capodanno, se non addirittura migliore.
I figli di Efesto si erano davvero superati.
Nel boato assordante dei fuochi, Nico sentì la mano di Will abbandonare la sua per poi risalire lungo il suo braccio e allacciarsi con l'altra, circondandolo amorevolmente.
Contro ogni aspettativa, il figlio di Ade si sentiva a suo agio, nel suo posto perfetto: tra le braccia del ragazzo migliore del mondo.
Quel senso di benessere,però, durò assai poco.
Ad interrompere quel momento di pace fu una ragazza dal fisico slanciato e i capelli neri, con al seguito metà della casa di Afrodite.
- E così, piccolo Will, la prima lezione non ti è bastata.
Nico senti la presa salda del ragazzo attorno alle sue braccia; era evidente che, ormai, il figlio di Apollo lo conoscesse e comprese che se lui non l'avesse fermato, il corvino avrebbe perso le staffe.
Il tono del biondino, contro ogni aspettativa, era calmo.
- Ciao Drew. Bella serata, non è vero?
Nico notò solo più rabbia negli occhi della figlia di Afrodite, che stava fallendo miseramente.
- Ma non dirmi. La prima delusione in amore non ti è bastata?
Solo in quel momento, il figlio di Ade collegò tutti i pezzi del puzzle. Drew Tanaka era sempre stata innamorata di Will. Per questo aveva separato lui e la sorella e, sempre per questo, adesso stava lì, ad infastidirli con un sorriso beffardo.
- In realtà mi ha insegnato tante cose.
Ancora calma nel tono del figlio di Apollo, peccato che il corvino stesse iniziando ad innervosirsi.
- Ho visto. Non ti cagava nessuno e hai deciso che essere frocio era meglio.
Fu in quel momento che scoppiò il finimondo: Nico perse del tutto le staffe; nessuno poteva insultare Will, il ragazzo più dolce e premuroso del campo, l'unico che si era sempre preoccupato per lui.
Si liberò dalla presa del biondino e tirò un pugno alla ragazza, solo che in risposta ne ricevette altri, molti altri, da tutti i fratelli della ragazza appostati dietro di lei pronti a difenderla.
La rabbia di Nico scoppiò in una leggera scossa di terremoto non voluta che, data la sua debolezza fisica ancora molto presente, lo fece svenire.

Un po' di sole nella morte - SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora