46. Will

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Contro ogni aspettativa, quel giorno Will si era svegliato abbastanza allegro e con buone prospettive.
Poi si era diretto in infermeria, dove era stato raggiunto da Nico, e tutto il suo buon umore era andato a farsi benedire.
Finì, parecchio infastidito, di compilare l'inventario e si alzò in piedi, recuperò il suo camice e si diresse nella sala che solitamente era adibita alle visite.
- Di che hai bisogno, stavolta?
Si accorse subito di aver usato un tono poco carino e si maledì, non voleva essere scortese con lui nonostante tutto quello che gli stava facendo passare.
- Sono un cretino.
- Se sei qui per parlare, ho altro da fare. - Di nuovo il tono sgarbato. Si corresse subito. - Nel senso, se vuoi possiamo parlare, ma non ora.
- In realtà ho davvero bisogno di cure.
- Beh, allora sono a tua disposizione. - Gli fece un gran sorriso. Dopotutto, forse, il buonumore non era sparito completamente.
- Ieri mi sono ubriacato.
Will era davvero tentato di chiedergli se fosse a causa sua ,ma riuscì a tenere a freno la lingua. Dopotutto era il suo dottore e tale doveva rimanere. - Immagino tu abbia bisogno di un dopo sbornia.
Il viso di Nico si fece scarlatto dall'imbarazzo. - Non solo...
- Occupiamoci di questo e poi pensiamo al resto, okay?
Gli fece un altro sorriso e il corvino ricambiò timidamente. Dopotutto non riusciva a rimandare arrabbiato con lui, per quanto ci provasse e nonostante stesse soffrendo infinitamente.
Il figlio di Apollo uscì dalla stanza e andò in cucina a preparare un intruglio di erbe che riportò un attimo dopo al figlio di Ade, che lo bevve senza lamentarsi, ma non evitando di fare smorfie.
Il biondino non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere.
Il corvino lo guardò leggermente storto. - Faceva veramente schifo.
- La prossima volta starai più attendo a non ubriacarti. - Disse continuando a ridere e recuperando il bicchiere.
Se ne stava già per andare quando Nico gli parlò d'impeto.
- Will, ieri mi hanno attaccato e mi sono fatto questo. - Disse alzando la maglia.
Era la prima volta che lo faceva senza imbarazzo: era evidente provasse tanto dolore.
Appena Will la vide si spaventò: la ferita era abbastanza profonda e anche molto infetta.
- Togliti la maglietta.
Il ragazzo obbedì senza fare le solite storie e Will si rese conto di quanto stesse soffrendo.
Il figlio di Apollo prese del disinfettante e delle garze poi, dopo averlo fatto stendere sul lettino, iniziò a medicarlo.
- Brucerà molto. - Mentre lavorava, cercò di distrarlo. - Come te lo sei procurato?
- Diciamo che non ero nel pieno delle mie facoltà mentali. - Rispose a denti stretti, cercando di non urlare.
- Okay, puoi sederti. Ti faccio qualche incantesimo.
Il figlio di Ade obbedì e Will passò la mano sulla sua ferita come aveva già fatto un milione di volte in passato.
- Fatto. - Il suo occhio cadde su una macchia rossa sul braccio del ragazzo.
- Grazie. - Il figlio di Ade deglutì imbarazzato. - Davvero.
Stava per alzarsi quando lo bloccò. - Che hai lì?
- Niente. - Nico nascose immediatamente il punto con l'altra mano, ma si tradì facendo una smorfia di dolore.
- Ti fa male.
- Davvero, non è niente. - Il viso del ragazzo era bordeaux e il figlio di Apollo aveva l'impressione che gli stesse per svenire tra le braccia, ma non desistì.
- Siediti.
Il corvino si arrese e tolse la mano.
Will notò immediatamente che il tatuaggio stava facendo infezione. - L'hai fatto in un posto scadente?
- È l'unica cosa che sai dire? - Disse in tono sommesso il ragazzo, tenendo i denti stretti quando il figlio di Apollo passava sopra il disinfettante.
- Cosa ti tatui non è affar mio. Tanto meno se lo fai da ubriaco.
In realtà non riusciva a non trattenere l'entusiasmo: aveva la prova che Nico lo amasse ancora.
Sempre che non avesse incontrato un altro ragazzo con il nome che iniziava per W.
- Mettici questa crema e lascialo nella pellicola per una settimana. - Disse Will concludendo la medicazione. - E la prossima volta stai attento a dove vai a tatuarti.
- Te l'ho detto, ero ubriaco.
Stavolta Will non riuscì a non trattenersi. - Se posso chiedere, come mai?
- Ho parlato con Chirone.
Quelle parole sembravano dure come lame da come erano state dette dal ragazzo.
- E?
Da quando era così curioso?
- E mi ha fatto riflettere.
Will gli si sedette accanto annullando tutte le distanze che si era imposto nelle ultime due settimane. - A proposito di che?
- Di noi due.
Davvero non sapeva come comportarsi. - E?
- E ha ragione.
- Eddai, Nico. Perché devo cavarti le parole di bocca?
Il corvino sbuffò imbarazzato. - Mi manchi.
- Anche tu.
- Però non so se posso.
- Puoi che?
- Farmi perdonare.
Will ci pensò un po' su. - Un tatuaggio infetto credo possa bastare.
Nico scoppiò a ridere. - Come fai a dire che sia per te?
- Ci sono venti persone che iniziano con la W qui al campo e io sono l'unico ragazzo.
Entrambi scoppiarono a ridere. - Will, mi dispiace tanto.
Il ragazzo gli fece il sorriso più sincero che conoscesse. - Anche a me dispiace di aver perso del tempo prezioso, ma ti perdono. - Disse poi dandogli un bacio sulla guancia. - Anche se ora voglio sapere perché mi hai piantato in asso.
Nico fece un sospiro e iniziò a raccontare contro voglia. - Mentre stavo affogando ho avuto una visione. Ti ho visto morire a causa mia.
Will alzò gli occhi al cielo. - Non ne avevamo già parlato?
- Si, ma...
- Niente ma. - Disse il figlio di Apollo zittendolo con un bacio. - Questa è una mia scelta e voglio restare con te non nonostante i tuoi sogni da psicopatico.
- Molto spiritoso.
Era possibile che fosse così debole? Aveva annullato tutte le distanze in meno di dieci minuti, che era stato giusto il tempo che aveva impiagato il ragazzo per orientarlo in asso due settimane prima.
- Senti, Nico... - Disse sospirando.
- Si, giusto hai ragione. È tutto sbagliato. - Continuò interrompendolo il corvino che si avviò verso l'uscita.
Il biondino lo prese un braccio, quello senza tatuaggio, affinché riuscisse a fermarlo. - No. Quello no.
Nico gli si avvicinò facendogli un grande sorriso. - Ma?
- So che sono stato io a baciarti, ma ho bisogno di andarci piano stavolta.
Il figlio di Ade annuì timidamente. - Lo capisco.
Will gli si avvicinò, gli diede un leggero bacio sulla guancia poi si diresse verso la porta. - Scusami, ma ho un sacco di lavoro da fare.
E se ne andò, perdendo di vista il ragazzo accorgendosi però, poco prima di uscire, del sorriso da ebete sul suo viso.

Un po' di sole nella morte - SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora