Il dolore

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Zulema's pov
Il fumo mi entra nelle narici, e tossisco. L'aria è gelata e io devo stringermi le braccia al petto per scaldarmi. La luna è alta nel cielo, e fa da sfondo alla città in cui ci troviamo. Sono uscita dal camper, non riuscivo a dormire per i troppi pensieri nella mia testa, e ora mi trovo a pensare più di prima. Sono passate due settimane dall'incidente del club, e sono due settimane che il rapporto con Fatima è... cambiato. Siamo più unite, è come se da quel momento io avessi un pezzo di lei e lei un pezzo di me. L'ha cambiata profondamente quell'evento, anche se è sempre allegra e non lo da a vedere, si nota benissimo un'ombra sul suo viso e in certi momenti la vedo fissare il vuoto con occhi spenti. D'improvviso l'immagine di quella sera riemerge, e rabbrividisco. Quell'uomo era appiccicato a mia figlia, e le teneva una mano sotto la gonna. Ringrazio il cielo che sono arrivata subito, sennò non avrei immaginato di cosa fosse stato capace andando avanti. Scuoto la testa al solo pensiero, e uno scricchiolio nelle foglie mi fa girare. Fatima è scesa dal camper e si sta accendendo una sigaretta, raggiungendomi.
:"sai che non mi piace che fumi." Le dico, ma lei non mi guarda, né si gira, tiene lo sguardo fisso davanti a sé.
:"lo so, ma non mi interessa." Rimango in silenzio. Non so perché mi risponde così, o perché è sempre scorbutica, e solo ora mi rendo conto che ha 16 anni, e i frutti dell'adolescenza danno questo. Sospiro e non dico niente, lasciandola stare. Anche se siamo più unite di prima, so che ce l'ha ancora con me, che quelle parole che mi disse durante il litigio mi ronzano come mosche ancora in testa. "Si è stancata di te, porta ancora rancore, e fa bene, meriti di stare sola." Quella vocina non se ne va, e quando ho un pensiero negativo, riemerge, infliggendomi ancora di più la colpa. Il suo tocco mi riporta alla realtà, e la sua mano è calda, mentre la mia gelida, e mi riscalda.
:"se non ci fossi stata tu quella notte... non so che sarebbe successo." Mi dice, e suoi occhi sono stanchi, incorniciati da occhiaie scure.
:"io.. sono debole, non come te, che non ti fai problemi a uccidere o fare a botte con qualcuno. Sono una stupida, dovevo difendermi, non potrò sempre contare su di te." La sua voce è carica di tristezza e il suo viso è solcato da profonde lacrime. Mi avvicino e le asciugo le lacrime.
:"nessuno può difendersi da solo."

Fatima's pov
Le sue parole mi riecheggiano in mente per tutto il giorno. In quel momento non ero in grado di difendermi da sola, e avevo più che mai bisogno di lei, ma nonostante questo, ho la sensazione che non sarò mai alla sua altezza, che per essere sua figlia, non sono forte come lei.  Cerco di non fare questi pensieri, e guardo fuori dal finestrino. Siamo in una città di mare, e ci stiamo avvicinando sempre più alla meta, per poi raggiungere finalmente gli Stati Uniti. Non vedo l'ora, stare qui mi mette agitazione,  dobbiamo sempre stare attente a ogni sospetto e movimento, ed è stressante.
:"che ne dici se andiamo al mare?" La sua voce spezza i miei pensieri, e vedo che ci siamo fermate di fronte a una spiaggia.
:"oh... certo!" Le dico entusiasta. Mi piace il mare, ma solo d'inverno, odio l'estate, il caldo e l'afa. Scendo e corro sulla sabbia, mentre il vento mi scompiglia i capelli. Sento mia madre ridere, e rido anche io. Mi raggiunge, ha gli occhi chiusi e fa dei respiri profondi. La osservo, e d'improvviso ho voglia di abbracciarla e fermare il tempo, rimanendo così per sempre. Ha ancora gli occhi chiusi quando la circondo con le braccia appoggiandomi a lei, e sussulta, ma dopo capisce che sono io e mi stringe a sé. Inalo il suo familiare profumo e finalmente mi sento a casa.

Zulema's pov
Il rimbombo di un tuono in lontananza arriva a noi, e il cielo si annuvola. Siamo sul camper dirette fuori città, e cerco uno spiazzo in cui fermarci. D'un tratto la pioggia scende così velocemente che fatico a vedere la strada, e il freddo si insinua nel camper. Rabbrividisco e penso che dovrei comprarmi vestiti più pesanti.
:"hai freddo?" Mi chiede Fatima accendendo il riscaldamento. È bellissimo quando qualcuno si preoccupa per te, e nella mia vita non ho mai avuto questa sensazione. Mi guarda e sorride, e io penso a quanto sia fortunata ad averla nella mia vita.
Ci siamo fermate affianco a un fitto bosco ai margini della città, e la pioggia si è fermata. Da quando siamo arrivate, ho una strana sensazione, non so bene cos'è e come è arrivata, ma sento che c'è qualcosa che non va. Forse il camper mi soffoca, e decido di uscire.
:"aspetta, vengo con te." Mi dice Fatima infilandosi una giacca a vento, e per qualche strano motivo, preferirei che rimanesse dentro, al sicuro. "Che ti prende? Non essere stupida." Penso scrollando le spalle. Decido di andare a caccia, e ci muniamo di fucile. Mentre ci incamminiamo verso il bosco, sento uno sguardo addosso, e mi innervosisco. Mi guardo intorno e siamo sole, ma distinto mi metto di fronte a mia figlia, facendole da scudo. Il silenzio ci avvolge, quando lo scricchiolio di foglie calpestate mi fa sussultare, e mi giro verso quella direzione. Un'ombra furtiva sfugge dietro un albero, ma so che c'è qualcuno. All'improvviso in lontananza vedo un paio di uomini armati dietro dei cespugli che ci puntano dei fucili. Sento il panico crescere e mi giro verso Fatima, anche lei si è accorta di ciò che sta succedendo.
:"vai via di qui, ora!" Le ordino, ma lei ha uno sguardo luccicoso negli occhi, e non l'ho mai vista così prima. Afferra il suo fucile da caccia e prende la mira, sparando a uno degli uomini di Lopez. Rimango senza parole, ma lei mi afferra la mano e mi strattona, incominciando a correre. Corriamo a perdifiato quando il suono di uno sparo mi fa fermare. Abbasso gli occhi e vedo dove mi hanno colpito, ma con orrore scopro che non hanno colpito me, ma mia figlia.

Fatima's pov
Non capisco cosa stia succedendo, so solo che il proiettile mi è arrivato dritto alla gamba destra, facendomi cedere. Crollo a terra, e sento il mondo girare vorticosamente. Osservo il fitto groviglio di alberi sopra di me, e il cielo grigio sullo sfondo carico di pioggia. Sento che sto perdendo molto sangue, e non riesco a muovermi, vedo solo il vento che scompiglia i rami degli alberi, e una leggera pioggia cade sulle foglie per poi scivolare giù. Vedo mia madre che si precipita da me, e si inginocchia, prendendomi il viso tra le mani. Nei suoi occhi leggo vera e propria paura, e sento che nei miei stanno scendendo lacrime amare.
:"Fatima, ascoltami, per favore. Ricordi quando mi hai detto che eri debole, che non riuscivi a essere forte come me? Non è vero, perché io so che hai una forza dentro di te incredibile, che sei una roccia, che riusciresti a spostare un macigno, che hai lottato sin da quando ti ho messa al mondo e non potrei essere più fiera di ciò che sei" la sua voce è poco più che un sussurro e calde lacrime scivolano sulle sue guance, cadendomi sul viso. Cerco di tenere gli occhi aperti, ma una spossatezza pesante si fa strada dentro di me, e vorrei solo chiudere gli occhi, dimenticando tutto.
:"per favore, non mi lasciare, non potrei vivere senza di te, morirei dal dolore." Le sue parole mi fanno riaprire gli occhi, anche se con fatica, e mi danno un'energia mai sentita prima. Non posso andarmene ora, non posso darle questo altro dolore, tutta la sua vita è stata un susseguirsi di sofferenze, non posso farle questo. Io sono l'unica persona che le rimane, come anche lei per me. Lotto, solo perché se sopravvivo c'è lei, non starò sola, ma siamo in due. "Resisti, fallo per lei, non darle questa sofferenza atroce, se anche tu dovessi lasciarla, rimarebbe completamente sola, e stavolta non si riprenderebbe più" Questi pensieri mi danno forza, e cerco di parlare.
:"mamma... aiutami ad alzarmi." Sussurro, e appena sente la mia voce alza di scatto la testa, posata sul mio grembo. Rimane stupita di sentirmi, ma la sua faccia si contrae dall'emozione appena pronuncio queste parole e mi tira su, circondandomi le spalle con le braccia. Fortunatamente siamo vicine al camper, e saliamo di corsa. Gli uomini sono spariti, ma potrebbero essere ovunque. Mia madre mi fa sdraiare sul divano, e mi leva i jeans, osservando la ferita. Ho perso molto sangue, e mi gira la testa. Vorrei chiudere gli occhi,ma non posso addormentarmi, perché rischio di non svegliarmi più.

Zulema's pov
Vederla sdraiata a terra, piena di sangue e ferita, è uno spettacolo che una madre non dovrebbe mai vedere. Se non dovesse farcela, non so cosa farei. Ormai siamo un tutt'uno, abbiamo un legame forte e indistruttibile, e non può lasciarmi, non può mollare adesso, perché lei sa che sarebbe un dolore troppo grande per me da sopportare. Ho superato tanti ostacoli nella mia vita, tante cose orribili,inimmaginabili, ma la sua perdita non riuscirei a sopportarla, non più, non per la seconda volta. Non riesco a immaginare la mia vita senza di lei. Osservo la sua ferita, è grande e profonda, e sta perdendo molto sangue. Mi precipito a prendere il kit d'emergenza, quello che ho sempre con me, e mi siedo sul divano, mettendomi all'opera. Vedo che è stanca, e vorrebbe chiudere gli occhi, ma non lo fa, perché sa che può esserle fatale.
:"resisti, ora ci penso io a te." Le dico mentre le tampono la ferita. Devo levarle il proiettile, e cerco di farmi coraggio. "Sangue freddo, non lasciarti prendere dal panico." Con una pinzetta lo afferro e un urlo esce dalla sua bocca.
:"ho fatto, ora va tutto bene, è finita." Il suo viso è contratto dal dolore ed è bagnata dal sudore, ed è un vero e proprio strazio vederla così. "Uccideró uno per uno quei figli di puttana, non sanno con chi hanno a che fare." Penso e la rabbia prende il sopravvento. Metto il disinfettante nella ferita e le tengo la mano quando le sue unghie si conficcano nella mia, per il dolore atroce. La fascio mettendole la garza intorno alla gamba e alla fine mi lavo le mani, completando l'operazione. Il pericolo è scampato, ma la paura e lo shock sono ancora presenti, e mi sdraio dietro di lei, sul divanetto stretto, la sua testa appoggiata al mio petto e le mie braccia che la stringono stretta. Sento che è fredda dato che è rimasta in mutande, e prendo una coperta che ci avvolge entrambe.
:"Come stai?" Parlo a voce bassa vicino al suo orecchio, sentendo il profumo dei suoi capelli.
:"adesso con te, meglio." Sussurra e finalmente scivola nel sonno, e io resto attaccata a lei, senza staccarmi più.

La mia dolce metà Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora