Capitolo 18

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Aprì gli occhi di scatto guardando in basso verso la pancia ancora gonfia. 
Ian aveva ragione, dovevo riempire lo stomaco ieri sera.

Odio gli incubi.

Mi alzo dal letto ancora in stato di dormiveglia. Misi le pantofole calde ai piedi e mi allungai fino ai piedi del letto per prendere la vestaglia e coprirmi dal freddo della mattina che invade la stanza.
Sospiro passandomi le mani sul viso, mi alzo dal letto e mi giro per vedere se Ian sta ancora dormendo, ma con stupore non lo trovo sul letto. Dov'è andato a quest'ora del mattino? 

Trascino i piedi fino al bagno, magari è qua dentro. Busso ma nessuno risponde, con riluttanza abbasso la maniglia trovando il bagno vuoto. Con pochi passi arrivo al lavandino, mi sciacquo il viso con acqua fredda cercando di svegliarmi da quello stato di sonnolenza. Lavo i denti e lego i capelli in uno chignon veloce. 
Guardando lo specchio noto che i segni d'insogna si notano come la stanchezza. Il mio sguardo è triste e quando mi avvicino allo specchio per vedere meglio, ho le lacrime sul punto di scendere ma non scendono. Sto davvero così male? Impossibile.

Con uno scatto veloce indietreggio per essere lontana da quello specchio così bugiardo ma così reale. 

La testa inizia a girarmi per il movimento veloce che feci. Poggiai le mani sul lavandino aspettando che le vertigini cessino. Prendo un respiro profondo chiudendo gli occhi che aprì qualche secondo dopo. A piccoli e lenti passi arrivai al lettino. Mi ci sedei sopra osservando il letto di Ian, sembra come se non ci avesse dormito. Guardai meglio notando il suo costoso telefono sotto il cuscino.

Con esitazione lo presi e sbloccai lo schermo. 

E se mi stesse tradendo? No, impossibile. Ian non lo farebbe mai. Mi ama, e poi siamo sposati. 
E se fossi io convinta di una cosa sbagliata? La convinzione fotte, vero? 

Non mi sono accorta delle lacrime che mi offuscano la vista. Sbattei più volte le palpebre per dare una visuale più lucida.

Con il dito tremante cliccai l'icona dei messaggi.

"Emily? Che diavolo?" alzai gli occhi per incontrare quelli azzurri di Aaron.

"Io- devo saperlo Aaron, devo scoprirlo" singhiozzai riportando lo sguardo al telefono che avevo in mano.

La prima cosa che noto è il nome Chloe a cui è stato mandato l'ultimo messaggio al'una del mattino circa. 
Clicco sul nome andando all'inizio della conversazione.

"Mi manchi, quando vieni a farmi visita? C xx" 

"Impaziente? Ci siamo visti appena ieri, ti ricordo che ho una moglie ed è in ospedale perchè è incinta dei miei figli. I xx"

Mi fa male il cuore solo a leggere. Vado avanti con i messaggi trovandone uno davvero disgustoso.

"Il mio triangolo d'oro aspetta il tuo latte. Quando vieni? C xx" 

Mio Dio.

"Subito. I xx"

Quindi è vero, mi sta tradendo.

"Emily, tutto bene?" Non mi accorsi di aver allenato la stretta del telefono fino a farmelo scivolare dalle mani. Non mi accorsi nemmeno di star piangendo come una dannata.

"Lui-lui.. Aaron, lui-" non riuscivo nemmeno a dirlo, non ci riuscivo nemmeno a crederci. Ero così convinta di essere l'unica. Di esserci solo io per lui.

Vedo Ian piegarsi per prendere il telefono. Guarda lo schermo per qualche minuto facendomi capire che sta leggendo l'orrore che ho letto io. 

"Perchè? Perchè l'ha fatto?" Piango sulla felpa del mio amico scuotendo la testa.

"Mi dispiace così tanto Emily" mi stinse a se accarezzandomi la schiena cercando di calmarmi. Ma io ero tutto purchè calma, e so che questo non fa bene ai miei piccoli. I bambini, non ha pensato nemmeno a loro.

"Emily devi calmarti, il dottore ha detto che non devi agitarti, fa male ai bambini" non lo ascoltai neanche perchè una fitta mi invase il ventre.

Urlai per il dolore provocato dalla fitta. 

"Emily? Dottore!" urlò Aaron cercando aiuto.

Il dottore e le infermiere corsero nella stanza uno dietro l'altra mentre io gridavo per il dolore.

"Mi aiuti a stenderla in quel lettino" il dottore indicò il lettino dove Ian dormiva, o perlomeno diceva di dormire, guardando Aaron che con fatica riuscì a farmi stendere.

Mi fa male tutto. 

"Credo che i bambini abbiano fretta di uscire" spiegò il dottore. Cosa?

"No, non sono pronta. Vi prego" piansi trattenendo le urla. Il dolore era troppo forte che io stessa mi stupisco di come stia riuscendo a trattenere.

"Doviamo portarla in sala parto" senza lasciarmi il tempo di capire le cose vengo trascinata per il corridoio deserto se non per qualche infermiera e dottore.
Non tolgo la mano da quella di Aaron per tutto il tragitto. Mi spingono verso una stanza beige, con l'aiuto delle infermiere mi spoglio mettendo solo il camice da ospedale, successivamente vengo spostata in un lettino e nel movimento, sento un liquido caldo scendermi per la gamba destra.

"Si sono rotte le acque" In poco tempo vengo collegata a vari macchinari. L'uomo vestito di bianco si sedette alla fine del letto mi allargò le gambe poggiandole sul poggia-gambe. Mi alza leggermente il camice e le lenzuola che l'infermiera mi mise dalla pancia in giù, controllando la situazione mentre io urlo ancora una volta per l'arrivo improvviso di una contrazione.

"Siamo a quattro, doviamo arrivare a dieci e sei pronta" papà, ti prego aiutami, non posso farcela. Tu sei l'unico che mi è rimasto, dammi la forza per i miei bambini, ti prego papà.

"Vado a chiamare Ian, Julie, tua mamma e tua sorella, torno presto" mi lascia la mano per andare ma subito la riprendo facendolo girare.

"Non dirgli niente, ti prego" lo vedo annuire e poi esce dalla stanza.

Le infermiere continuano a camminare da una parte all'altra ma non mi importa, finalmente stanno per nascere i miei piccoli.

Perchè non mi vogliono dare l'epidurale? Sto morendo dal dolore porca merda.

"Ci siamo quasi Emily. Dov'è tuo marito?" ritorna il dottore a visitarmi mezz'oretta dopo.

"Sono qui" lo vedo entrare e l'unica cosa che voglio fare e dargli un pugno in faccia. Sento un'altra contrazione in arrivo e questa volta urlo stringendo la mano di Ian.

"Quando senti arrivare una contrazione spingi, ok?" annuisco velocemente. 

Eccola, sta arrivando. Urlo spingendo con tutte le forze che ho mentre un'infermiera mi pulisce il sudore che ho sulla fronte. 
Sono solo all'inizio ma sono tremendamente stanca.

"Così non va bene, i bambini non usciranno mai. Serve un parto cesario d'urgenza" grida il dottore alle infermiere togliendosi la mascherina.

"Dobbiamo trasferirla d'urganza. Forza" urla portando spingendo la barella. Socchiudo gli occhi sfinita.

"Forza, Emily. Non chiudere gli occhi!" ho la sensazione che mi sta sgridando. Le porte vengono aperte, vedo di sfuggita Julie che abbraccia mamma e Margareth e vedo Aaron con le lacrime agli occhi pregandomi di resistere.

Cerco di rimanere svegliai ma sono troppo stanca, sbatto le palpebre cercando di rimanere sveglia quando arriviamo in una sala blu. Vedo il dottore muovere le palpebre dicendo qualcosa ma non riesco a sentire, voglio solo dormire. Vedo un'infermiera avvicinami e mettermi la mascherina.

Da lì al buio.

Spazio Autrice:

Felice anno nuovo a tutte! Spero che quest'anno sia il migliore di quello passato, e spero anche che lo passiate con le persone a voi più care.

Riferitemi cosa ne pensate del capitolo e della storia in generale. Se avete qualche consiglio da darmi fate pure non mi offendo.

Come sempre ringrazio chi segue, vota e commenta la mia storia ♥♥

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