The Prince and the Servant - Parte V

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Two  sides of the same coin. 

 

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The Prince and the Servant - Parte V.

Quella mattina, Louis era particolarmente silenzioso ed Harry ne era parecchio spaventato.

Sin da quando aveva riaperto gli occhi, con la febbre finalmente un po' più bassa rispetto a quella notte, il principe aveva a malapena aperto bocca.

Da una parte, Harry era felice di non essere costretto a sentire tutte quelle frasi taglienti che gli stava rivolgendo da due giorni a quella parte. Ma, dall'altra, sapeva che quel mutismo rappresentava paura.

Forse, il principe si era arreso totalmente all'idea di dover temere la sua vera natura.

Forse, ora che era leggermente più lucido, credeva che una parola di troppo avrebbe scatenato in lui una reazione mortale.

Ed Harry non riusciva nemmeno a biasimarlo.

Come poteva Louis non avere paura di lui, visto che era cresciuto con l'idea che gli stregoni fossero nati diversi? Che fossero destinati a diventare malvagi?

Lui stesso, la prima volta che aveva scoperto i suoi poteri, ne era rimasto così spaventato che aveva pianto sotto le coperte per due giorni interi perché non voglio essere cattivo, Gemma!

All'epoca aveva poco più di sette anni, vero, ma tutti i suoi paesani affermavano quanto fossero malvagi gli stregoni e lui aveva finito per crederci.

Ci era voluto tutto l'amore che sua sorella provava per lui, per fargli capire che nessuno nasceva malvagio, ma lo si diventa tramite le proprie scelte.

Harry aveva, come tutti, la scelta di poter essere buono.

E lui si impegnava con tutto sé stesso per poter essere definito tale, nonostante tutto il mondo gli gridasse continuamente il contrario.

Comunque, tentò di non pensare a tutte le paure che assillavano la sua testa e, con molta calma, si sedette al margine del piccolo letto in cui era semi-seduto il principe.

"Vi cambio le fasce, sire" disse gentilmente Harry, allungando le mani verso la sua coscia.

Louis non rispose, non fece nemmeno un cenno, continuò a rimanere in silenzio e, di tanto in tanto, spostava lo sguardo verso di lui.

Ma Harry notava bene come, dopo pochi secondi, ritornava a guardare nervosamente le dita delle sue mani.

Ancora, ignorò quello strano comportamento e il dolore che ne seguiva, e riprese a fare il suo mestiere in completo silenzio.

Harry spalmò un po' di quella poltiglia verdastra, che aveva creato con l'agrifoglio e un po' di timo, sulla ferita profonda del principe che, di conseguenza, digrignò i denti per il bruciore.

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