3.Arrivi indesiderati

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Scuola. Uguale noia, fame, sonno. Ma ovviamente è quello che una diciassettenne è costretta a fare. Io e il mio letto abbiamo un certo feeling, che ovviamente quella stronza gelosa della mia sveglia cerca di distruggere ogni fottuta mattina. La spengo tirandole un pugno dall'alto, con la finezza di un elefante, e come sempre inizio la mia routine quotidiana. Dopo essermi lavata scendo al piano di sotto pronta per uscire di casa, dato che non faccio mai colazione alle 6 del mattino. Mio padre usciva di casa alle 6 per andare a lavoro, e mi abbracciava sempre prima di andarsene. Poi un giorno non tornò più.

Mia mamma invece.. lei è una di quelle mamme che ti odiano a prescindere. Avete presente quelle madri che qualsiasi cosa succeda incolpano sempre e solo te, quelle madri che cercano sempre il pretesto per soffocarti di urli? Per non parlare della sua mania di controllo. Ha il bisogno incontrollabile di prendermi il telefono per guardare le mie conversazioni, le mie immagini, i miei contatti. Tutto. Privacy in casa mia non è una parola conosciuta. Ecco a voi Nicole Barteens, la tipica adolescente "felice e spensierata, con una famiglia perfetta". Lascio da parte i miei pensieri poco gioiosi e esco di casa velocemente beandomi quell'aria fredda che amo tanto, che in qualche stranissimo modo mi fa sentire protetta, a mio agio. E dopo dieci minuti di camminata arrivo finalmente al cancello della scuola, dove Katie mi aspetta già bella sveglia e sorridente, al contrario mio. "Ehi bella addormentata!" "Addormentata sicuramente, bella non proprio" rispondo seccata. "Eddai è Lunedì mattina, abbiamo tutta una settimana per divertirci!" "Appunto. Se per te studiare e svegliarsi ogni fottutissimo giorno alle sei del mattino è sinonimo di divertimento allora ti ammiro veramente. " "Giornata no?" "C'è mai stata una giornata sì? "

Katie scuote il capo e si allontana sconsolata. Ecco in questo sono veramente brava; far allontare le persone è sempre stata una delle mie migliori caratteristiche.

"Ragazzi, muovetevi che devo fare l'appello" Mr. Joey è il tipico uomo ancora vergine a 40 anni, seppur affascinante a modo suo, che vive con la mamma. Ma un pò lo invidio, non tutti hanno la fortuna di avere una madre che ogni mattina ti fa trovare la colazione pronta e quando torni, il pranzo fumante. "Abbington, Barteens, Crowley, Daniels     ....        Styles? C'è un nuovo alunno ragazzi? E quando volevate dirmelo?"

O cazzo. Styles. Quel ragazzo da cui sono scappata due sere fa, dopo aver tirato la bottiglia nella schifosa faccia di merda di Rebecca. È lui, quella specie di essere modellato dalle mani di non so quale Dio.. "Si sono io"

E ora anche la sua voce. Quella voce che ti rimane impressa dopo solo due parole, quella voce roca, profonda, rassicurante e attraente nello stesso momento.

"Oh buongiorno Styles. Si sieda pure"

Per fortuna accanto a me il posto era occupato da quell'idiota di George. Penso che quel ragazzo non abbia seriamente un cervello, il suo livello di stupidità è veramente stupefacente. "Può sedersi accanto alla signorina Madison, se per lei non è un problema" annuncia il professore. Oh perfetto, ci mancava solo che quei due si mettessero accanto. Non sono gelosa. Anche perché, andiamo, non ne avrei motivo. Mi preoccupa solo il fatto che possano parlare dell'accaduto di qualche sera fa, e ho paura che lui si ricordi di me. Anche se è abbastanza impossibile che si ricordi di me. Io sono solo una ragazza comunissima, come altre migliaia in questo mondo di merda. I miei capelli sono marroni molto scuri, gli occhi marroni molto chiari (il contrasto è sempre stata una mia caratteristica) con le sfumature verdi e sono perennemente abbronzata. Il che non è un bene, sembra che mi sia fatta una lampada. Sono alta, slanciata con le forme al punto giusto, e peso 40 chili.

No, cazzate. Sono di media statura, e non ho lo spazio enorme fra le cosce a cui tutte le giovani adolescenti aspirano. Sono una comune ragazza, non si ricorda di me, ne sono sicura. Ovviamente Rebecca Madison, da troia qual'è, inizia subito a fare risatine di compiacimento girandosi verso le sue dolci amichette-barboncine. È proprio vero che il cane è il miglior amico dell'uomo. Decido di tornare alla realtà e di provare ad ascoltare Mr. Joey mentre spiega letteratura. A dire la verità letteratura è una delle poche materie, se non l'unica, che posso sopportare, mi affascina come possa essere possibile che un qualsiasi uomo si possa svegliare da un giorno ad un altro e iniziare a mettere per iscritto tutto quello che gli gira per la testa, idee, punti di vista, convinzioni di qualsiasi tipo.

"Perché dovete sapere che il nostro Leopardi ebbe una vita a dir poco complicata e scombussolata"

Ehi, penso di essere figlia di Leopardi allora. 

Mentre ascolto quasi affascinata la storia e la vita del mio amico Leopardi, sento uno risolino dall'altra parte dell'aula. Un altro. E un'altro. Decido di girarmi: ovvio, Rebecca stava cercando di attaccare bottone col nuovo arrivato, mettendo sempre più in mostra le sue tettone enormi rifatte. E a lui sembrava sempre cascarci casualmente l'occhio.  Tipico. Il tipico ragazzo bello e affascinante ma estremamente stupido e che puoi facilmente abbindolare con una quarta di tette. Ovvio.

Finalmente il suono della campanella, che amo più di me stessa. Ormai sono tutti scappati dall'aula, professore compreso. Inizio a fare lo zaino per cambiare aula e raggiungere gli armadietti con più calma possibile.

Ma che cazzo?! Qualcosa mi aveva fottutamente colpita in testa! Mi giro e vedo in terra una penna, al cui tappo era incastrato un piccolo... pezzo di carta?

-Possiamo vederci all'ora di pranzo nel cortile? X.-

***

Ciao a tutte! 

Non mi interessa, io vado avanti con la storia, per me è uno sfogo, indipendentemente dalle visualizzazioni!

Scusate per l'orario, e buon anno a tutte, anche se un pò in ritardo! :)

Baci, Fede!

Silence. (Harry Styles)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora