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<< Mi ha lasciata, Kat >> devo rileggere il messaggio più volte, anche se è solo di quattro parole, per realizzare quello che c'è scritto.
Rispondi, Mya.
Cosa diavolo è successo?
Mya e Jack, la coppia perfetta, quella che se la conosci e chiudi gli occhi, la vedi già all'altare e con almeno una trentina di marmocchi intorno.
Niente.
Non risponde.
Dannazione, Mya.
Un clacson mi riporta alla realtà, l'autista inchioda ed io finisco con la faccia sul poggiatesta davanti a me.
<< Imbecille >> sento urlargi in direzione  di una moto che ci ha tagliato la strada. Non ci giurerei ma quella camicia, la fisicità: è lui? È il tizio dell'aereo?
Sbatto le palpebre e torno in me.
<< Sta bene, signorina? >>
<< Direi di si, grazie >> dico massaggiandomi il collo e la fronte.
<< Questi dannati motociclisti >> lo sento inveire << Sfrecciano da tutte le parti >>.
Deve essere quel giorno nero del calendario, quello che dovrebbe avere un divieto espressamente segnato : oggi stai a casa e non fare un cazzo!
Finalmente svoltiamo in Queen Street, la riconosco all'istante. Solo il mese scorso sono venuta qui con mia madre per arredare la casa e procedere con l'iscrizione all'università, ho rivisto dopo tanti anni anche Jenna, la sua migliore amica dai tempi del college e, giusto per avere un po' d'indipendenza, mi ha proposto un lavoro nella sua Galleria d'arte. Ma quella giornata era stata divertente, oggi, invece, un incubo totale.
<< Qui, grazie >> indico il palazzo all'autista che, evidentemente ancora turbato, frena talmente tanto lentamente da fermarsi alla palazzina dopo.
<< È sicura di stare bene? >> mi domanda ancora per la trilionesima volta e non vuole aiuti per tirare fuori la valigia.
<< Sto bene >> lo rassicuro << Veramente >>
Se sapesse quello che ho passato da quando ho messo piede fuori dal letto questa mattina, non si preoccuperebbe di certo per una piccola capocciata << Arrivederci >> mi dice sorridendo.
<< Arrivederci >>
Mi squilla il telefono. Sono ferma sul marciapiede davanti al palazzo, il mazzo di chiavi stretto in una mano mentre con l'altro frugo in questa dannata borsa che butterò appena entro dentro casa.
Ma dove cavolo sta ?
Nella tasca posteriore del jeans, ovviamente!
<< Mya >> dico al trentesimo squillo.
Silenzio.
Silenzio intervallato da singhiozzi.
E poi di nuovo silenzio.
<< Parlami, Mya >> è così frustrante essere distanti, mi sento in colpa per essere qui e non a Miami con lei << Ti prego >>.
<< Mi ha tradita, Kat >> dice dopo un tempo che sembra infinito.
<< Cosa? >>
<< Io... >> sospira << Ti richiamo io, Kat >>
<< No >> urlo al display << Aspetta >> continuo sottovoce, ma vedo solo la nostra foto che abbiamo scattato ieri illuminata e che ho salvato come screensaver: noi due con i cucchiaini in mano davanti alla nostra mega coppa di gelato preferita. Solo ieri, quando tutto era ancora perfetto: lei e Jack insieme e io senza questo mal di testa fotonico e la nausa che minaccia vomito a spruzzi.

Mr. SecretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora