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Mi guardo allo specchio poggiandomi addosso la stampella con il tubino nero che tengo sospesa tra le dita della mano destra, per poi passare a quella con il tailleur beije che stringo in quella sinistra. Non sono mai andata ad una serata come questa e mi danno per non essermi fatta consigliare da Jenna.
Ho un'unica soluzione.
<< SOS mamma >> dico stringendo il telefono tra l'orecchio e la spalla << Mi metto il tubino nero o il tailleur beije? >>
<< Il tubino >> mi dice senza esitazioni << Ti sta d'incanto >>
Lancio il tailleur sul divano e mi riguardo allo specchio << Coda o sciolti? >> chiedo inclinando il capo di lato
<< Piastra e leggeri boccoli >> afferma decisa << E tacco 12 rosso >> mi dice prima che lo chieda << Con la pochette rossa e il soprabito rosso >>
<< E il rossetto rosso.. >> le dico ridendo come se fosse scontato
<< Sarai bellissima, amore >> sento la voce un po' commossa << Mi spiace non essere li con te >>
<< Mi manchi, Mami >> le sussurro
<< Mi manchi anche tu >>
<< Ti mando un messaggino quando torno >> la rassicuro
<< Grazie, amore >> sembra felice << Divertiti questa sera! >>
<< Lo farò >>

Camminare su questi tacchi è davvero un'impresa. Come se non bastasse poi, non faccio altro che passarmi la lingua sui denti. Il rossetto rosso sa essere veramente un gran bastardo e ci manca solo che entro, mi spacco un tacco, stramazzo a terra e sorrido imbarazzata con i denti macchiati di rosso. Una scena davvero da brividi ma se non mi conoscessi abbastanza bene, non mi sentirei così agitata.
Non sono nuova a gaffe di questo tipo, come ai diciotto anni di Mya, quando per colpa di quella stronza di Judy O'Malley che si era tolta le scarpe, sono inciampata, afferrando la tovaglia del buffet in un disperato tentativo di salvarmi, fracassandomi invece a terra in un frastuono di piatti e bicchieri del catering e la pasta al pomodoro spiaccicata sotto al culo. E pensare che quella sera, Kevin lo stronzo, mi avrebbe poi pure baciata per la prima volta.
Scaccio il pensiero con la mano, come si fa con una mosca fastidiosa e mi concentro sul marciapiede sotto i miei tacchi, schivando tutto ciò che mina il mio già precario equilibrio, con le caviglie traballanti come un funambolo sulla corda e, un piede dopo l'altro, mi ritrovo davanti all'ingresso della Moon'ro Gallery of Art.
Raddrizzo la schiena, consapevole di poter contare almeno su una chioma boccoluta assolutamente perfetta. Ben due ore piene di impacchi al miele e olio di oliva per tentare di domare il crespo e rinforzare le fragili punte. Ma i miei sforzi sono stati ripagati, eccome se lo sono stati, sono meglio di quando esco dal parrucchiere.
Ci siamo.
Un lungo respiro e butto via l'aria rumorosamente prima di mettermi in fila.
Un buttafuori richiede gli inviti all'entrata, controlla poi su una lista e fa passare gli invitati oltre una corda rossa. Niente di strano ovviamente, se non fosse che non ho un invito cartaceo da esibire. Neanche a farlo apposta, ecco che una coppia viene rispedita al mittente perché sprovvista di invito ed io comincio ad agitarmi. Non sono mai stata una grande affabulatrice, il potere della parola, proprio non mi appartiene. Non saprei come conquistarmi un'entrata garantita facendo leva solo sulla mia capacità di convincimento. Così, ferma sui tacchi, posso solo sperare di essere quantomeno in quella fottuta lista.
Le persone intorno a me hanno uno charme incredibile. Li sento conversare su cose che non ho neanche mai sentito nominare e mi ritrovo ad annuire quando un tizio mi guarda, dopo aver discusso a lungo con una signora tutta agghindata di perle e lustrini, in merito all'importanza delle opere degli scultori emergenti poiché saranno il nostro futuro.
<< Beh, ma certo >> dico intromettendomi nella loro discussione, come se fossi esperta in materia.
<< E chi è il suo artista emergente preferito? >> mi chiede il tizio, inclinando poi il capo in attesa di una risposta che fatica ad uscirmi dalla bocca.
Ripenso a quello che ho studiato, ai grandi nomi, ma se devo riprorporli al presente, i miei neuroni fanno fatica a scontrarsi tra loro << Insomma avrà un artista preferito >> mi incalza e sembra spazientito mentre si aggiusta la sciarpa di seta intorno al cappotto.
In un attimo ho come l'impressione che tutti mi stiano ascoltando, incrocio alcuni sguardi interdetti, altri curiosi. Sono così agitata che, come faccio sempre per scaricare la tensione, vorrei triturarmi il labbro inferiore tra i denti ma ho anche il bastardissimo rossetto rosso!
E pensare che dovrei iniziare a lavorare qui e non so niente delle opere presenti e tanto meno degli autori. Poi, d'un tratto, il neurone che girovagava senza uno scopo ben preciso nella mia testa, si scontra con l'altro che mi è rimasto e mi esce un nome frettoloso dalla bocca << Mr. Secret >> dico stendendo poi le labbra in un sorriso.
Il tizio mi guarda e non riesco a decifrare il suo sguardo, poi sorride << Adoro >> dice facendomi tornare il respiro.
Il buttafuori mi indica, è il mio turno.
<< Kathrine Devin >> sussurro impercettibilmente, guardandomi ai lati, costringendo l'enorme tizio a chinarsi verso di me.
<< Devin >> alzo il tono imbarazzata che diventa un misto tra l'impanicato e il ringhio di una strana bestia eccessivamente squillante.
Mi schiarisco la gola << Kathrine Devin >> ripeto, passandomi poi la mano tra i capelli magistralmente ordinati, cercando stupidamente di mettere in ordine i miei pensieri confusi e dannatamente insicuri. Mi guarda.
Non controlla neanche la lista << Non doveva fare la fila, Mrs Devin >> mi dice sorprendendomi, facendomi passare oltre la corda rossa.
Mi volto vittoriosa verso le persone dietro, sentendomi poi una stupida per averlo fatto. Ma non importa, sono così grata a Jenna per aver pensato a me, grata a questo Mr. Secret per avermi salvata da una gaffe che avrebbe potuto minare la mia vita lavorativa all'interno della galleria che, senza neanche accorgermene, avanzo un passo deciso tra le luci soffuse della reception.

Mr. SecretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora