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La seduta si rivelò tranquilla. Kirishima era entrato nel piccolo studio della psicologa e si era seduto sul divanetto senza proferir parola. Non amava l'idea di dover parlare delle proprie sensazioni con una sconosciuta, avrebbe di gran lunga preferito rimanere sul bordo del lago con quel ragazzo dagli occhi luminosi.

Era arrivato leggermente in anticipo rispetto alla psicologa e si era seduto guardandosi intorno con fare sospetto. Lo studio si presentava ben arredato, accogliente, riusciva quasi a trasmettere aria di casa. C'erano delle cornici sugli scaffali, dei vasi con fiori freschi e ben curati, la finestra grande, che si affacciava sul giardino privato dell'ospedale, era incorniciata da una tenda chiara, che virava sul color paglierino, e sul tavolino di legno, di fronte al divanetto su cui si era seduto, c'era una scatola con dei cioccolatini disposti in righe perfette, ne mancava qualcuno e lui sospettò se li mangiasse la psicologa durante le pause tra una seduta e l'altra.

La donna entrò dopo qualche minuto, si scusò con Kirishima passandogli una mano sulla spalla mentre si dirigeva verso la poltrona che si trovava dall'altro lato del tavolino. Il ragazzo la studiò dalla testa ai piedi, era magra, con i capelli castani legati in una coda alta, con qualche ciocca sfuggita che ricadeva sulle spalle con piccole onde e occhi con iridi talmente scure che sembravano due schegge di carbone. Gli sorrise piegandosi in avanti e osservandolo.

"bene Kirishima, come ti trovi qui?" la voce della donna era leggera, dolce. Poteva ricordare quella di una maestra d'asilo. Sulle labbra risaltava un lieve strato lucido quando parlava, dovuto probabilmente al burro di cacao messo prima della seduta. Il rosso storse la bocca, non sapeva se dirle la verità o tentare il tutto e per tutto provando a costruire una qualche bugia. Ci pensò qualche istante e nel frattempo la donna non distolse lo sguardo da lui. Era consapevole che lei probabilmente si sarebbe resa conto subito del suo mentire, ma ci teneva a mantenere per sé un briciolo di privaci.

"va tutto alla grande, mi trovo bene" disse tutto d'un fiato. Cercò di sorridere, anche se era consapevole che fosse uno dei sorrisi più falsi che avesse mai fatto. Lui voleva tenere per sé l'avventura notturna passata con Denki e anche la passeggiata al lago, non voleva che poi quella psicologa avesse la possibilità di parlare di lui con Denki.

"mmh..." la donna si portò una mano al mento e lo guardò con fare interrogativo "...c'è un motivo in particolare per il quale senti il bisogno di mentirmi?" chiese, non sembrava arrabbiata o alterata dal comportamento del rosso. Aveva posto quella domanda come se fosse semplice curiosità.

Kirishima sbuffò roteando gli occhi. Aveva fallito e a quel punto avrebbe dovuto non solo dire la verità, ma anche spiegare il motivo per il quale non era stato sincero sin da subito.

"mi scusi, è che non mi piace parlare con gli sconosciuti" si morse il labbro e distolse lo sguardo da quello penetrante della psicologa. Aveva la sensazione che lei potesse leggergli la mente, ma era consapevole che in realtà lei leggeva i suoi gesti e interpretava le sue parole.

"non vedermi come una sconosciuta, ma come un'amica. Io ti ascolterò senza giudicare"

Intrecciò le mani e strinse la mandibola, voleva davvero stare meglio, sapeva che non era del tutto normale poter vedere la nonna defunta, ma allo stesso tempo aveva il terrore di non poterla più vedere una volta parlato con la psicologa. Sospirò e sentì il nodo alla gola formarsi, era in procinto di versare le prime lacrime, ma si trattenne stringendo le mani e facendo diventare bianche le nocche.

"e se io volessi continuare a vederla?" chiese quasi in un sussurro. La psicologa alzò un sopracciglio e sorrise dolcemente, quella frase, seppur semplice e quasi priva di significato, l'aveva colpita e con quelle poche parole aveva già compreso quale fosse il problema principale che affliggeva il ragazzo. Lui non era sicuro di voler guarire.

I'm your madnessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora