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Passarono giorni, le sedute dalla psicologa andavano abbastanza bene, non aveva smesso di vedere la nonna, semplicemente erano diminuite le volte in cui appariva. Il dottore non gli somministrava alcun tipo di medicinale e le infermiere erano sempre gentili. Continuava a recarsi alla cucina di notte quando la cena non era stata di suo gradimento e quando arrivava l'orario giusto saliva in terrazza a vedere il tramonto o le stelle. Sempre con Kaminari al suo fianco.

Si erano baciati sotto le luminose stelle e immersi tra i colori del tramonto. Sembrava quasi volessero rallentare il tempo fino a fermarlo del tutto, ma ovviamente erano solo sensazioni perché il tempo scorreva senza curarsi di nessuno.

Un giorno il medico entrò nella stanza numero 1807 di Kirishima per fargli una visita e lo trovò sorridente affacciato alla finestra. Si affiancò a lui e guardò in basso. Il prato verde si espandeva fino ai primi alberi e i fiori ogni tanto apparivano tra i fili d'erba.

"sei felice?" chiese il medico al ragazzo affacciato oltre il davanzale.

"sì"

"a cosa è dovuta questa felicità?"

"a lui" disse il ragazzo indicando una chioma bionda che stagliava sul prato verde. Kaminari era seduto a gambe incrociate sull'erba e guardava in direzione del rosso. Da quella distanza Kirishima non avrebbe potuto dire se gli occhi fossero luminosi, ma era certo che quelle iridi color ambra stessero brillando.

Il medico si affacciò un altro po' e poi camminò verso il centro della stanza. Richiamò il rosso e lo guardò dritto negli occhi. Aveva uno sguardo serio e penetrante, quasi in contrasto con la figura serena che era sempre stato il medico.

"Kirishima, rispondimi seriamente..." posò le mani sulle spalle del ragazzo e non gli diede la possibilità di distrarsi in alcun modo "...con chi passi tutto il tuo tempo da quando sei qui?"

Il rosso sembrò confuso, quella domanda era stata posta in maniera fin troppo seria. Non credeva ci fosse del male a fare amicizia con un altro paziente, anzi secondo lui ne beneficiavano entrambi.

"Kaminari Denki"

Il medico sospirò e abbassò lo sguardo lasciando scivolare le mani dalle spalle del ragazzo.

"vieni con me" disse facendo segno a Kirishima di seguirlo fuori della stanza. Arrivarono al banco delle infermiere e indicò ciò che tempo prima Kaminari aveva fissato con sguardo perso e malinconico. La grande lista di nomi. I nomi di quei pazienti che non se n'erano andati da quel posto.

"sai cos'è?"

"sì, sono i pazienti che non ce l'hanno fatta"

"non esattamente. Questo ospedale un tempo era un manicomio e quelle..." indicò quel triste quadro "...sono le vittime della crudeltà che veniva accettata a quei tempi e che veniva inferta in questo posto"

Questo il rosso non lo poteva sapere, non gli era stato spiegato così dettagliatamente. Poi ad un certo punto gli tornò in mente una domanda posta proprio lì settimane addietro.

"conosci qualcuno di quei nomi?"

Kaminari non gli aveva risposto, ma l'aveva guardato come se la risposta fosse stata affermativa. Ma non poteva essere, i manicomi erano stati chiusi nel 1978 e Denki era solo un ragazzo. Si avvicinò alla lista dei nomi e cominciò a scorrerli, non gli dicevano nulla. Nessun nome lì presente aveva suscitato in lui alcun interesse finché non si dovette fermare. Scritto a mano, con una calligrafia fluida ed elegante, su quell'enorme foglio ingiallito dal tempo c'era un nome che lui conosceva perfettamente.

Kaminari Denki

Non lesse la data segnata, la vista gli si offuscò e non gli permise di mettere a fuoco i numeri. Rimase con il dito ad indicare quel nome e con la mente completamente in tilt. Non poteva essere, lui lo conosceva, che fosse un suo parente da cui ha ripreso il nome? Si girò verso il medico, lo guardò con un sopracciglio alzato e poi superò di nuovo il bancone delle infermiere.

I'm your madnessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora