Involucro di marmo

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Nel dubbio se merito farmaci o fiori,
pianto un giardino sia dentro che fuori,
e accorcio il cammino puntando soltanto il vero.

Incontro e conosco Niccolò Agliardi - le parti di testo citate nel capitolo precedente sono tutte scritte da lui - circa una decina di anni dopo la comparsa del mio malessere.

Con Nico ci capiamo fin dall'inizio, nonostante il suo background sia l'opposto del mio, e anche se i nostri due mondi musicali sono del tutto diversi, andiamo subito d'accordo.

La prima volta ci vediamo a un evento di MTV: ci presentano e chiacchieriamo un po'. Da lì in poi, ci capita di scherzare assieme su Twitter finché lui mi propone di andare a berci qualcosa assieme.

《Perché no?》rispondo.

Durante una di queste cene, non so neanche io bene come, iniziamo a parlare del malessere che ormai mi porto dietro da tempo e a cui non sono mai riuscito a dare un nome.

Lui mi ascolta, poi mi guarda e mi dice due cose: la prima che ne soffre anche lui, la seconda che la "nostra" malattia si chiama sindrome dissociativa.

Cazzo, allora esiste, è il mio primo pensiero.

Quella sera Nico mi spiega un'altra cosa importante:《Non devi aver paura. È l'unica certezza che ho》.

Il giorno dopo mi manda da leggere un articolo in cui per la prima volta trovo esattamente descritto come mi sento. Si dice che è un meccaismo di difesa e che il termine dissociazione 《designa la distorsione, la limitazione o la perdita dei normai nessi associativi con conseguente incongruenza tra idea e idea, tra idee e risonanza emotiva, tra contenuto di pensiero e comportamento, dove è leggibile una separazione e nel contempo un allacciamento arbitrario tra i diversi elementi della vita psichica》.

È lei, mi dico. E immediatamente inizio anche a sentirmi meglio perché la cosa di cui avevo più paura è che sarei diventato matto, ma leggendo capisco che c'è un sacco di gente con il mio stesso problema che riesce a tenerlo a bada e a fare una vita normale.

Con Niccolò cominciamo a passare serate assieme, a cazzeggiare ma anche a confrontarci e sento che è una cosa che mi aiuta un sacco. Gli dico che mi sembra di essere vivo solo in tre situazioni: quando raggiungo l'orgasmo mentre scopo, quando rido come un pazzo o quando piango disperatamente. Lui mi dice:《Sì, certo. È perché in quei momenti sei esattamente te stesso, non devi mediare, fingere. Vai a fondo al tuo essere, abbatti tutte le barriere.》

A volte mi sento come se ci fosse un vetro tra me e le mie emozioni.

E mi tengo vicino i sentimenti altrui
perché vivo ad un metro dai miei.

Anche grazie a Nico, però, mi sembra di riuscire a convivere meglio con questa cosa, la dissociazione mi fa guardare dentro, perché è come trovarsi faccia a faccia con se stessi. Mi accorgo che è come se mi fossi svegliato con un nuovo io, sono diventato più profondo; a questo penso quando dico che la malattia mi ha fatto crescere tantissimo.

È come se avessi lasciato la pelle giù. Ma io chi sono? E quando Niccolò decide di scrivere una canzone sulla dissociazione (Soltanto il vero, di cui sto citando dei pezzi in questi capitoli) e mi manda il testo chiedendomi se voglio scrivere qualcosa, è come se già sapessi quello che voglio dire, e lo dico.

Non mi serve fare sport, andarmene in ferie,
il mio problema è nell'anima mica nelle arterie.
La mia arte è la conseguenza di quando sto giù
e la faccia che ho non mi si addice più. Il vero me è in un corridoio fatto di tristezza,
Emis Killa è solo l'uscita di sicurezza.
E tu fai lo scemo, dici《reagisci almeno》,
ci spero, ma siccome sei vuoto non mi capisci a pieno.
Tra sentimenti negati e giorni negativi
chiedo consigli agli amici. Nico dice:《scrivi》,
e così mi metto a scrivere,
con un foglio bianco e il mio male sopra per sopravvivere.
Star bene è così facile, che sembra difficile,
ma difficile so che è diverso da impossibile.
Contraddizione vivente con una mente instabile,
un involucro di marmo con su scritto "fragile".
Sta vita è un libro che fa schifo e scrivo io le pagine.

Ma manca il ritornello della canzone di Nico:

Scrivi di santa ragione,
scrivi che sto quasi bene,
scrivi che il vero rimane,
scrivi, il resto è fatto
per andare via.

Scrivi, dice. Scrivi che sto quasi bene. È vero, è così. Anche se è dovuto passare un po' di tempo, a un certo punto ho cominciato a farlo e si è aperto un capitolo compleatmente diverso della mia vita.

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