9. Il Triangolo

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April

Ero corsa nel mio appartamento, chiudendo la porta alle mie spalle e mi adagiai contro mentre portavo le mani tra i capelli tirandoli.

Dovevo sfogare la rabbia che provavo nei miei confronti e in quelli di Alec, ero stata una stupida a credere che in questo mese passato uno lontano dall'altra, lui mi avesse pensata almeno quanto io avevo pensato a lui.

Invece la prima cosa che aveva fatto appena era evaso da quel maledetto manicomio era stata una sola, divertirsi con altre donne e alla fine quella sbagliata ero io.

Non immaginavo che Jackson fosse suo amico come del resto, nemmeno lui sapeva che io ero stata...cosa? La sua ragazza? Non sapevo nemmeno più cosa fossi stata io, per Alec.

E lui, cosa aveva avuto il coraggio di insinuare? Che mi fossi divertita con il primo che mi era capitato davanti, mettendomi al suo stesso pari e si era anche sentito offeso perché tra i tanti, avevo scelto Jackson

Sei veramente fottuta, mia cara! la mia vocina interiore non mi aiutava affatto

Presi a tirare i capelli, fino a farmi dolere la nuca quasi come a volermi punire da sola per tutti gli errori che avevo commesso da quando avevo messo piede in questa dannata città.

Mi staccai dalla porta e camminai lungo la stanza, continuando a torturare i miei capelli e dal corridoio arrivavano ancora le voci dei due amici che stavano litigando a causa mia

Ed si schiarì la voce << Ragazzi, il problema è la sua testa! È confusa a causa delle emozioni che entrambi le provocate, quindi cercate di non starle addosso. >>

Jackson fissò il suo amico << Alec, lei mi piace! >>

Alec fece lo stesso << Allora, è un bel disastro. Anche a me, piace, Jackson! >>

Mi bloccai all'istante, le parole che udì uscire da entrambe le labbra dei due ragazzi, mi gelarono sul colpo e smisi di torturare la mia chioma.

Le braccia mi caddero molli lungo i fianchi e dovetti appoggiare la schiena contro il muro per evitare di crollare a terra come gelatina, mi lasciai scorrere lungo la parete fino a trovarmi seduta sul pavimento freddo.

Le braccia mi caddero molli lungo i fianchi e dovetti appoggiare la schiena contro il muro per evitare di crollare a terra come gelatina, mi lasciai scorrere lungo la parete fino a trovarmi seduta sul pavimento freddo

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Mi stavo torturando perchè credevo di aver provato certe sensazioni senza trovare riscontro dall'altra parte, invece adesso sapevo con sicurezza che Jackson e Alec si trovavano più o meno nella mia stessa situazione.

C'era una piccola differenza, però.

Tra amici, prima o poi si sarebbe arrivati ad un compromesso.

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