6. Incubi, Paure E Desideri (pt. 1)

21 1 0
                                    

April 

Dopo l'abbraccio rassicurante del mio amico Ed, entrai nella mia cella e cercai di mostrarmi il più serena possibile, stampando un bel sorriso finto sulle mie labbra.

Nonostante le belle parole che aveva speso per me, non riuscivo a mettermi l'anima in pace e la cosa peggiore di tutte era quella di dover convivere con il rimorso di aver ucciso quei ragazzi in un momento di rabbia.

In compenso avevo finalmente scoperto chi, o meglio, cosa ero realmente e adesso non mi restava che imparare a trovare un modo per tenere sotto controllo il mio lato selvaggio, nascondendolo al resto del mondo.

Entrai, chiudendo piano la porta alle mie spalle e quando avanzai all'interno della cella, notai che Alec stava riposando.

Mi sedetti sul bordo del suo letto e restai in silenzio, fissandolo dormire

È così dolce, quando dorme. Non assomiglia minimamente allo stronzo sbruffone che dimostra di essere di solito! mi sfuggì un sorriso

Alec

Stavo aspettando che April tornasse in cella per chiederle scusa riguardo quello che le avevo detto prima del combattimento contro Jerome, per come l'avevo trattata e magari cercare di spiegarle il motivo per cui mi comportavo da stronzo (provavo a tenerla lontana da me, per paura che i sentimenti entrassero in gioco e rovinassero tutto).

Nell'attesa, decisi di distendermi sul mio letto e chiusi gli occhi…

Non era la prima missione che dovevo compiere da parte di Manticore, eppure dal momento in cui avevo messo piede in casa Berrisford qualcosa era cambiato e non riuscivo a crederci nemmeno io. 

Dovevo uccidere quell'uomo e far credere che fosse opera di qualche attentato terroristico, ma non avevo fatto i conti con sua figlia Rachel che mi aveva messo gli occhi addosso dal primo momento in cui mi ero presentato come Simon, il suo insegnante di pianoforte.

All'inizio avevo sfruttato questa sua cotta a mio favore, cercando di avvicinarmi il più possibile a suo padre per scoprire cosa sapeva su Manticore e di cosa veniva creato all'interno dei suoi laboratori, fino a quella fatidica sera durante la cena, in cui Rachel mi aveva preso sotto braccio ed eravamo sgattaiolati via dalla finestra per andare in piscina.

Ero nervoso, sapevo che di sopra si stava discutendo di genetica eppure stare qui con lei in un certo senso, mi divertiva perché era una cosa nuova, fuori dai soliti schemi

Rachel mi fissava adorante << Tu sei un fenomeno! >>

<< Un fenomeno? >> chiesi

Si morse il labbro e rispose con un cenno del capo, distolsi un attimo lo sguardo poi tornai a guardarla, facendo spallucce

Continuò a fissarmi negli occhi << In genere i ragazzi, preferiscono stare con una ragazza piuttosto che in una stanza piena di fumo a parlare di genetica. >>

Inarcai un sopracciglio << Ah beh, io non sono quel tipo di ragazzo! >>

<< Lo so! >>

Vite Parallele Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora