1) Sette viandanti all'Orco Assassino

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Quel pomeriggio camminavo indisturbato lungo il sentiero verso Olkov. Il mio intento principale era trovare il modo di fare un po' di soldi, ma speravo anche che visitare una città nuova mi riservasse qualche sorpresa. Viaggiavo da solo da troppo tempo, la noia cominciava a farsi opprimente. Non ero così a corto di denaro in realtà, sono diventato bravo a razionare ciò che possiedo, ma volevo comprarmi uno scettro nuovo e purtroppo costava parecchio.

Il tramonto era vicino quando intravidi le porte della città in lontananza, stavo per affrettare il passo, ma poi sentii le grida. Una voce femminile, infantile. Voltai lo sguardo e vidi le fiamme. Un carro, una carovana probabilmente, era stata accerchiata dai briganti che le avevano dato fuoco, e c'era qualcuno intrappolato dentro. Osservai la scena da lontano per qualche istante mentre il brivido dell'inaspettato mi scendeva lungo la schiena. Chissà se la persona all'interno sarebbe riuscita a scappare... magari sarebbe rimasta ferita... magari le fiamme l'avrebbero sfigurata. Poi arrivarono loro. Dei viandanti accorsero in aiuto della carovana. Venivano da direzioni diverse e non sembravano conoscersi tra loro. Notai un guerriero nella sua scintillante armatura, che si scagliò contro i briganti con la sua lunga lancia. Accorse anche un'halfling con un liuto sulla schiena e una balestra tra le mani e una gnoma dai capelli biondi... scagliò un incantesimo, ma non riuscii a capire di che genere fosse. Una mezzelfa armata di arco sbucò dalla foresta armata del suo arco e un'altra accorse subito dopo... una ragazza... non riuscii a capirne la razza, anche lei trafisse un bandito con una freccia. Sentivo il brivido dell'euforia scuotermi dall'interno, dovevo partecipare anche io a quell'impresa, dovevo conoscerli, dovevo scoprirli. Impugnai saldamente la balestra mentre correvo verso di loro, proprio mentre una sesta figura ammantata scivolava agilmente verso le fiamme. Sogghignai, non potevo chiedere di meglio per scacciare l'apatia. Scagliai un dardo e poi un altro. Mi ritrovai accanto all'Halfling e alla mezz'elfa dai capelli rossi. Insieme non ci volle molto per far fuori quei briganti. L'euforia della battaglia mi fece esultare soddisfatto. Mentre combattevamo, la figura incappucciata aveva salvato la bambina intrappolata all'interno e poi era sparita così come era comparsa, lasciando quell'esserino illeso e terrorizzato alle nostre cure. Insieme, noi sei rimasti decidemmo di accompagnarla in città, magari qualcuno lì la conosceva e poteva aiutarla a tornare a casa. Non fu difficile trovare sua madre, che ci ricompensò con due monete d'oro ciascuno. Soddisfatti delle nostre gesta, decidemmo all'unanimità di andare a festeggiare alla taverna.

Se fossi stato solo, non avrei di certo scelto "L'orco assassino", ma a nessuno dei miei nuovi compagni sembrava importare che quella fosse poco più di una bettola, così decisi di adattarmi. Il guerriero andò subito al bancone, ordinò una birra e si sedette a bere, lo imitai subito, ordinai del vino rosso e mi sistemai accanto a lui. Vicino a me, la ragazza dai capelli castani prese posto con aria diffidente e la mezzelfa fece lo stesso poco più in là. L'Halfling si sistemò dall'altro lato e la gnoma ancora più lontano. Non c'era molta gente alla locanda. Due orchi erano alle prese con una gara di bevute e un umano stava stupendo due goblin raccontando della sua ultima avventura sotto le lenzuola con una bellissima donna. Notai anche la figura incappucciata che ci aveva aiutati con la carovana, se ne stava seduta da sola a un tavolo a sorseggiare un'ambigua brodaglia verde.

Il mio vino era abbastanza pessimo da non andare oltre metà bicchiere, così lo abbandonai per concentrarmi sul guerriero accanto a me. Era umano, biondo, bello. La sua armatura sembrava quella di un soldato e doveva coprire un fisico allenato e senza difetti... a parte quella macchia rossa che sbucava dal collo e saliva fin quasi all'orecchio... chissà se era una voglia o una cicatrice... chissà se era lì da sempre o se l'era procurata in battaglia. Quanto poteva avergli fatto male? Ricordava ancora quel dolore?

Scambiammo due parole, mi presentai come Aidan da Singirohe, lui notò la mia armatura pregiata e mi chiese se fossi stato una guardia del castello della mia città. Volevo fare una battuta divertente dicendo che quel castello era mio, ma lui non aveva riso. Disse all'oste, un orco, che ero abbastanza ricco per pagargli da bere. Apprezzai l'audacia e pagai per due. Gli chiesi del segno sul collo e i miei occhi si nutrirono della cupezza che cadde sul suo viso mentre accennava goffamente a un incidente di rasatura. Quella macchia rossa era il simbolo di un segreto oscuro, magari doloroso e io volevo scoprirlo. Non riuscivo a smettere di fissarla e, come ipnotizzato, allungai una mano per toccarla, così velocemente che lui non riuscì a fermarmi. Dovevo aver esagerato, perché mi fulminò con lo sguardo e andò via, a sedersi con i goblin e quell'umano che sicuramente stava colorando il suo racconto con roba inventata di sana pianta.

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