Il conte alzò gli occhi dal suo macabro lavoro e li posò su di noi. Non sembrò particolarmente sorpreso, né minacciato dalla nostra presenza. Voltò la testa contro il comandante: – Proteggimi. Io devo finire il lavoro -. Lui si scagliò furioso contro di noi senza battere ciglio. Era abbastanza forte e addestrato da tenerci a bada tutti quanti. L'aria si riempì del cozzare di armi che si scontravano, di sibili di frecce e del crepitio dei miei raggi deflagranti.
– Fermi, stolti! - gridò all'improvviso il conte – State per assistere a qualcosa di inimmaginabile –
Il corpo sul tavolo cominciò a muoversi convulsamente e il suo corpo intraprese una sorta di mutazione. La pelle si riempì di piume scure, le ossa sembrarono rimpicciolirsi e le fattezze del viso si stravolsero completamente. Ora al posto di una persona c'era un grosso corvo nero.
Il conte cominciò a recitare una litania lenta e cadenzata. Avrei voluto fermarlo, ma il capitano si frapponeva tra noi e il suo padrone. La terra cominciò a tremare a tal punto che rimanere in piedi diventò dannatamente difficile. Brianne cadde a terra proprio nell'istante in cui il soffitto iniziò a crollare. Un grosso frammento colpì Evan in pieno. Capii che le cose si stavano mettendo male. Dovevamo chiudere la faccenda e andarcene o saremmo rimasti sepolti lì sotto. Persino il conte sembrava terrorizzato. Probabilmente non conosceva nemmeno lui tutti gli effetti del rituale che stava compiendo. "Stupido, idiota invasato".
Il corvo si sollevò a mezz'aria e, con sorpresa di tutti, parlò.
- Stolto umano! sono mesi che mi disturbi con la tua inutile e aberrante carneficina! –
Un lampo di luce partì dal becco del corvo e colpì in pieno il conte che, com'era successo alla sua vittima, cominciò a mutare nella forma di un corvo. Soltanto che la sua metamorfosi rimase incompleta. Gli spuntarono due enormi ali nere, mani e piedi murarono in zampe artigliate, dal viso spuntò un lungo becco ricurvo e i suoi occhi divennero neri, bui e vuoti come l'inferno.
Il capitano lanciò un grido e ci fu di nuovo addosso, il combattimento si riaccese, ma non riuscii a spalleggiare i miei compagni perché fui colpito da un frammento di pietra piovuto dal soffitto. Kit riuscì ad abbattere il nemico con un rapido colpo di falcetto, ma le scosse di terremoto si fecero ancora più violente. Mentre combattevamo, il conte e il corvo erano fuggiti da un passaggio in fondo alla stanza. Seguirli sembrava la scelta più saggia, visto che di lì a poco non ci sarebbe più stato un castello da cui fuggire, ma un oggetto nella stanza aveva attirato la mia attenzione. Su un tavolo, ingombro di barattoli pieni di spezie di vario tipo, c'era un vassoio d'argento. Corrispondeva alla descrizione del vecchio Anakram. Non capivo per quale motivo si trovasse lì, ma non avevo il tempo di stare a pensarci. Infilai il vassoio e tutto ciò che c'era sopra nel mio zaino mentre i miei compagni liberavano quei poveretti chiusi in cella. Mi stavo già dirigendo verso l'uscita insieme a Ellywin, ma quando mi guardai indietro per vedere se anche gli altri ci stessero seguendo, vidi il vecchio zoppo che mi faceva cenno di avvicinarmi. Non so perché lo accontentai. Quello non era decisamente il momento di fermarsi a chiacchierare. Immaginai mi avesse visto in chiesa quella mattina e che mi avesse riconosciuto, ma quando mi avvicinai non disse nulla a riguardo.
- Dall'ultima volta che ti ho visto nella foresta sei migliorato parecchio. Ci rivedremo presto -
Avevo appena afferrato il significato delle sue parole, che il vecchio scomparve nel nulla davanti ai miei occhi. Sbiancai. Era lui, era tornato. Una scossa più forte del terreno mi fece tornare presente a me stresso e corsi via insieme agli altri. Ci ritrovammo in un cunicolo buio, sentii Kit aggrapparsi a me per farsi guidare attraverso l'oscurità dai miei occhi che riuscivano a vedere, mentre alle nostre spalle, un fragoroso rombo annunciava il crollo del corpo centrale del castello. Riuscivamo già a vedere la luce in fondo al corridoio quando udimmo delle grida in lontananza. Una volta fuori, scoprimmo che il cielo era stato oscurato da un enorme nugolo di corvi che volava e vorticava in tutte le direzioni. Vedemmo i cittadini superstiti di Horvo prendere il largo con delle barche sul grande lago, diretti verso chissà quale salvezza potessero trovare sull'altra sponda.
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Il diario del Warlock
FantasyUna campagna di dungeons&dragons raccontata attraverso gli occhi del personaggio da me interpretato: Aidan Rhandnic, un mezzelfo Warlock decisamente particolare