9) On the road again

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Fui svegliato da Clara, una delle cameriere di famiglia. Bussò alla porta della mia camera per avvertirmi che la colazione sarebbe stata servita di lì a poco. Nonostante mi fosse mancato molto il mio letto comodo durante i miei anni di viaggi e spostamenti continui, non avevo voglia di attardarmi sotto le coperte quella mattina. Essere di nuovo a casa mi faceva sentire strano. Non riuscivo a identificare ciò che provavo, ma non mi piaceva del tutto e l'idea di ripartire mi dava un certo sollievo. Mi alzai, andai a lavarmi il viso e indossai dei vestiti puliti, poi uscii per andare in sala da pranzo.

Incontrai gli altri nel corridoio. Li salutai con un cenno ed entrammo insieme. Mamma era già seduta a tavola con Aurora, mentre Arthur e Aaron stavano prendendo posto. Astrid non c'era e nemmeno papà. Immaginai che cenare con me fosse stato già fin troppo per loro.

- Buongiorno a tutti! – li salutai ostentando un entusiasmo che in quel momento non mi apparteneva.

- Buongiorno, tesoro – rispose amorevolmente mia madre.

Arthur mi rivolse un cenno poco entusiasta e Aaron agitò la mano, ancora insonnolito.

- Buongiorno a te – rispose Aurora, ma poi la sua attenzione fu catturata da Shairin. Sembrava che avessero legato molto la sera prima. La mia sorellina diventava una chiacchierona adorabile quando prendeva in simpatia qualcuno e alla drow la sua espansività non sembrava dispiacere, anzi sembrava più sciolta di quanto non fosse mai stata con noi.

Dopo essermi seduto al mio posto, notai che la tavola non era stata apparecchiata per mio padre, mentre per mia sorella c'era tutto l'occorrente per il pasto. Probabilmente era solo lei a non avere voglia di salutarmi prima della partenza.

- Papà aveva delle incombenze questa mattina? – chiesi a mia madre incuriosito.

- Sì. È dovuto partire presto per delle commissioni – rispose lei – Mi ha detto di salutarti – poi mi lanciò uno sguardo eloquente. Sapevamo entrambi quanto fosse orgoglioso e testardo mio padre.

Decisi che a quel punto era meglio approfittare della colazione, visto che raramente ne avrei rivista una tanto ricca dal giorno dopo in poi. Lasciai che i camerieri mi servissero ogni prelibatezza, dolce o salata che fosse, e assaggiai tutti i diversi succhi di frutta che c'erano in tavola.

Astrid arrivò a metà del pasto, ci squadrò tutti con uno sguardo glaciale e si diresse a grandi passi verso la sua sedia.

- Buongiorno sorellina! – esclamai sfoderando un ampio sorriso.

Lei mi trafisse con un'occhiata truce e, senza degnarmi di una risposta, si sedette e si fece servire la colazione.

Calò un silenzio piuttosto imbarazzato, ma io lo ruppi quasi subito.

- Mamma, credi che potrei lasciare qui il mio cavallo e portare Azrael in viaggio con me? Per papà sarebbe un problema? – le chiesi imitando lo sguardo da cucciolo indifeso che usavo da piccolo per convincerla a perdonare le mie marachelle.

- Credi davvero che tuo padre riesca a ricordarsi tutti i cavalli che abbiamo? – rispose strizzandomi l'occhio.

- Beh, io ti ho avvertito, così sarai preparata in caso facesse storie – replicai con un sorriso sghembo.

- Nemmeno io credo che sarebbe un problema. Lascerai qui il tuo e i conti torneranno sempre – aggiunse Aaron.

Arthur approvò il suo ragionamento con un cenno.

La conversazione si spostò su altro e si riaccese vivida dopo che l'ingresso di Astrid l'aveva smorzata.

Ad un certo punto, Evan si voltò verso di me. – Per caso avete dei messaggeri qui al castello? – mi chiese – A chi vi affidate per consegnare i messaggi? –

Il diario del WarlockDove le storie prendono vita. Scoprilo ora