21- Margherita con le spine.

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NATHAN

«Fermo, Dwayne, fermo!»

Quando sentii l'urlo di Ruth con una voce spezzata e gracchiante mi alzai d'istinto dalla sedia e diressi lo sguardo su di lei. Era immobile con lo sguardo fisso sul televisore, gli occhi rossi a causa delle lacrime che tentava di trattenere. Il suo umore era cambiato in un nanosecondo. Restammo tutti pietrificati a tale vista fino a quando non mi incuriosii sulla causa del suo atteggiamento. In televisione stavano parlando di un uomo, ma non riuscivo a capire cosa l'avesse sconvolta, così chiesi a Dwayne di alzare il volume. Gli altri seguirono il mio esempio e chi era lontano, si avvicinò per ascoltare la notizia che aveva interessato tanto Ruth.

Guardai la foto segnaletica di un uomo sulla quarantina, occhi azzurri e capelli scuri come la barba che portava. Incrociai le braccia al petto e ascoltai quello che aveva da dire la giornalista: «Alan Richmond, condannato per l'omicidio della moglie Hanna Richmond, lasciando così la figlia Alison di appena cinque anni in custodia della nonna materna, è stato rilasciato ieri mattina per buona condotta dopo una detenzione di sedici anni.»

Aggrottai le sopracciglia. La notizia mi sembrava familiare, simile a qualcosa che avevo già sentito prima.

Qualcosa alle nostre spalle cadde producendo un suono forte che ci fece girare tutti verso esso.

Guardai il contenitore per terra e le patatine sparse sul pavimento, poi alzai gli occhi sulla bionda che teneva le mani sulla bocca e gli occhi spalancati sommersi dalle lacrime, che ora le rigavano il volto come cascate. Tremava come una foglia e sembrava sul punto di svenire, pallida in viso.

Alternai lo sguardo da lei al televisore e iniziai a far girare gli ingranaggi della testa. Rividi tutte le scene in cui mi aveva raccontato frammenti del suo passato e mi soffermai sulle parole che aveva dedicato sulla sua famiglia, a quelle poche. Aveva detto di aver avuto un'infanzia difficile e triste, quando mi aveva parlato di sua madre aveva detto che era stata assassinata davanti ai suoi occhi, all'età di cinque anni. Da quel giorno era stata la nonna a prendersene cura. Possibile, data la reazione, che quella Alison non fosse altro che...

«Ruth» sibilai a denti stretti.

Le braccia mi caddero lungo i fianchi e rimasi fermo sul posto, incapace di muovermi.

Continuai a fissarla sconvolto: faticavo ad accettare che potesse essere vero.

Rimasi in silenzio e aspettai.

Aspettai che mi prendesse da parte per spiegarmi, per darmi una giustificazione alle sue bugie.

Aspettai che finalmente si confessasse con me, dimostrandomi che seppure prima non si fosse sentita di farlo, ora che tutto era venuto a galla, avrebbe scelto di trovare una soluzione assieme.

Aspettai che mi dicesse che non mi aveva preso in giro per tutto quel tempo, come cominciavo a supporre.

Aspettai che mettesse a tacere tutti i dubbi che stavano assalendo la mia mente.

Aspettai che calmasse la rabbia che stava crescendo minacciosa nel petto.

Aspettai speranzoso che mi convincesse che era sincera e che non mi ero sbagliato su di lei.

Aspettai che mettesse tutto a posto, che si preoccupasse di me e di noi.

Aspettai che mi dicesse qualcosa per farmi accettare che la donna con cui avevo dormito nelle ultime settimane mi aveva mentito.

Aspettai che mi desse la possibilità di capirla per tornare a guardarla nello stesso modo di prima.

Aspettai con la speranza nel cuore.

Mostrami il mondo (#1 Nightmares Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora