Capitolo 1 - L'invito dei membri della Kronos

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Era il 26 luglio del 1900. 

Mia sorella, Rose, venne invitata a trascorrere un breve periodo sulla nave Kronos dai membri della Kronology & Company, una famosa compagnia di inventori. L'ultima volta che vidi Rose mi disse: "Ada, mi raccomando. Prenditi cura di papà e della nostra casa. Spero di rivederti in futuro, magari sulla Kronos". Passarono i giorni e mia sorella mi inviò delle lettere, nelle quali mi spiegava cosa stava facendo sulla nave con il suo capo, il famoso scienziato Thomas Edison, nonché colui che inventò la lampadina oltre che essere il proprietario e fondatore della nave più grande del mondo , la Kronos. 

Il 30 agosto del 1900

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Il 30 agosto del 1900.

Ricevetti l'ultima lettera di Rose in cui mi chiese di raggiungerla sulla nave per trascorrere qualche giorno insieme; allora mi avvicinai a mio padre e con parole dolci: "Papà, Rose mi ha invitato sulla nave colomba lavora e ho deciso di partire. Mi raccomando promettimi che qualunque cosa succeda, chiami i vicini. Ok?" presi tra le mani il capo di mio padre e gli baciai la fronte. Lui mi disse in tono sarcastico: "Non preoccuparti figlia mia. La signora Nietzslaf mi farà compagnia mentre sarai via." Una volta salutato mio padre, presi la valigia e mi diressi verso la carrozza e, chiuso lo sportello, il cocchiere diede uno schioppo con il frustino ai cavalli. Man mano che ci allontanammo, guardai per l'ultima volta la casa dove avevo trascorso la mia infanzia. Mentre la carrozza attraversava le stradine della città, terminai di leggere le lettere di mia sorella e presi dalla valigia un piccolo album pieno zeppo di fotografie: in alcune c'era solo la piccola Rose, altre, invece, erano ritratti di famiglia. Arrivata a destinazione, scesi dalla carrozza e aspettai sotto la luce soffusa di un lampione. A un certo punto, venne verso di me un giovane con un cartello tra le mani su cui c'era scritto il mio nome e quello della nave Kronos. "Buongiorno signorina. Suppongo che siate la signorina Ada Doson." Io risposi: "Sì, sono io e tu devi essere Jeremy, il mio accompagnatore"; dopo essersi presentato il fanciullo prese la mia valigia e la portò nella mia cabina. Vista l'impossibilità dell'attracco nel porto di Boston, io e Jeremy fummo obbligati a prendere un traghetto per poter raggiungere la nave.

 Vista l'impossibilità dell'attracco nel porto di Boston, io e Jeremy fummo obbligati a prendere un traghetto per poter raggiungere la nave

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Il 1 di agosto del 1900.

Raggiunsi con il traghetto la grande nave: era così grande che non si vedeva la fine, anzi, la nebbia nascondeva la poppa. Il giovane prese la valigia e una volta legato il funi del traghetto, poi mi aiutò a salire sulla nave e salutò con il berretto. "Verrò a riprenderla presto, non si preoccupi" squarciagola: "Grazie per il passaggio, Jeremy!" Presi la mia valigia e iniziai a cercare l'ingresso, sperando di vedere mia sorella Rose, ma non vidi nessuno, neanche un marinaio.

 "Verrò a riprenderla presto, non si preoccupi" squarciagola: "Grazie per il passaggio, Jeremy!" Presi la mia valigia e iniziai a cercare l'ingresso, sperando di vedere mia sorella Rose, ma non vidi nessuno, neanche un marinaio

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Il punto di attracco sembrava una vera e propria città portuale. Mentre passavo tra scatoloni accatastati e funi, alcuni topolini correvano in direzione della luce. Poco dopo, trovai davanti a me un immenso portone a forma di slot machine, ma ingigantita. Mi avvicinai lentamente all'ingresso, cercando di vedere se c'era qualcuno nelle vicinanze, ma senza risultato.

"I figli del destino"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora