Raggiunsi poco tempo dopo una camera e mi ci barricai all'interno. In quell'istante, riconobbi la sala operatoria dove era morta mia sorella: "Oh,no. Questa stanza...non può essere vero. La sala chirurgica". Davanti a me, comparvero tre figure: due dorate e una bluastra. lo spirito bluastro e lo spirito dorato stavano davanti a me, mentre il secondo spirito dorato stava dietro il vetro. "Questa scena ... e il mio trauma. Ma come diavolo ... non ci credo. Quindi gli spiriti non sono le persone morte, ma ... sono i di ciò che erano gli abitanti della nave". Caddi in ginocchio e dissi allo spirito di Rose: "Sorellina, ti giuro che quando questa storia sarà finita, ti riporterò a Boston e ti seppelliremo vicino alla tomba di nostra madre" .Poco tempo dopo mi rialzai da terra e ricominciai a camminare piano piano , finché non vidi alla fine del corridoio una vecchia conoscenza: il professor Einstein. "Siete voi, professor Einstein? Ho bisogno del vostro aiuto. Sono stata colpita prima alla testa e sto perdendo un pò di sangue. La prego, mi aiuti" domandai all'uomo, ma poco dopo caddi a terra, svenendogli tra le braccia. Qualche ora dopo, mi ritrovai in una specie di infermeria, con una fasciatura sul capo. Accanto a me, seduto su una poltrona, il giovane Edison, mentre Einstein stava cercando di mettermi un cuscino dietro la schiena. "Come ha fatto ad arrivare fin qui? Come ha fatto a non venire sbranata da quelle belve?" mi chiese Edison, curioso di sapere tutto ciò che mi era successo fino a quel momento. Io risposi con fatica a quelle domande: "Io...sono venuta qui...perchè Rose mi aveva invitata, quando sono scena dal piccolo battello, mi sono ritrovata l'Inferno addosso...agh...mi fa male la testa" "Non preoccuparti" mi rispose Einstein, e mi mise sul capo uno strano unguento. Poco dopo, il dolore svanì e con sorpresa dissi: "Ma come avete fatto? Che roba è quella?" Einstein osservò per un istante Edison, e infine, con un cenno del capo, mi rispose: "Semplicemente unguento profumato. Sembra che il mio unguento faccia effetto. Non sapevo che guarisse le persone". Continuai a raccontare la mia storia, tra le risa di Edison e le condoglianze di Einstein. Alla fine parlai di Adrew: "Quel farabutto di Adrew...stava parlando di un piano, ma aveva a che fare con una piccola scatola metallica. Credo voglia fare qualcosa di terribile, ma non so cosa". "Noi due crediamo di saperlo" mi rispose Edison, mentre accendeva con il fiammifero la sua pipa. "Credo voglia riattivare l'esperimento Omega" "Stai scherzando? E pura follia! Quell'uomo non sa neanche con che arma stia giocando! Rischiamo di essere polverizzati" rispose in tono scosso Einstein. "Signorina, ora le spiegherò con attenzione quello che sta per fare Adrew. Vuole allargare il portale e quel che peggio, crediamo che possa usare quelle creature per conquistare il mondo" mi spiegò Edison con sguardo serio. Ascoltai con attenzione ciò che Edison e Einstein stavano parlando. Poco dopo, Edison mi aiutò ad alzarmi e io cercai di mettermi addosso il mio cappottino. "Allora...Ada, io ti aiuterò. Conosco molto bene questa nave; lo progettata io, mentre Einstein è un genio nel campo della tecnologia. Se vuoi prendere a calci quel folle, ti aiutiamo volentieri. Era da anni che sognavo di farlo" mi rispose Edison, mentre prendeva dalla tasca una stranissima sferetta. Einstein tirò fuori dalla tasca uno stranissimo bastoncino. "State indietro, vi apro tutte le porte, ma vi consiglio di mettervi dietro un angolo" disse Einstein, mentre puntava quel bastoncino verso la porta. Come tocco il marchingegno, subito tutte le porte del settore saltarono letteralmente in aria. Rimasi a bocca aperta per qualche momento, poi seguì i due uomini. "Andiamo a fermare Adrew e ricuciamo la crepa temporale" dissi ai miei compagni, fiera di partecipare a questa impresa. Peccato, nessuno avrebbe saputo di questa avventura. Quando passammo per i vari corridoi, chiesi ai due alcune cose: "Che cos'è di preciso questa crepa? Come si fa a bloccare il suo flusso?" Einstein mi rispose: "Semplicissimo. La crepa, è come lo strappo di un vestito, solo che è una ferita nel Tempo. Più la ferita si allarga, più Anomalie usciranno, ma se lo richiudiamo in tempo, quelle creature ritorneranno nello strappo e finirà anche questa storia". Giungemmo d'innanzi a una grande porta, ed Edison tirò fuori la sua "chiave universale", aprendo il grande portone di colpo. Entrammo all'interno di un gigantesco salone: vedemmo Adrew mentre cercava di accedere sul pontile per arrivare alla Torre 666; ossia, l'unica torre in grado di avere abbastanza energia per aprire o chiudere lo squarcio del tempo. "Credete davvero di fermarmi, eh? Illusi! Ahahahahaha, vincerò io e allora voi perirete tutti! Ahahahahaha!!" urlò Adrew, ed Einstein rispose: "Maledetto. Arrenditi, siamo tre contro uno, non puoi vincere!" "Ti sbagli. Ho la chiave che può portarmi alla vittoria: la tua stupida "chiave di Sion", te la ricordi,eh?" disse in tono beffardo Adrew. "Ora, se non vi dispiace, vorrei conquistare il mondo. Spero vi piaccia la compagna, perchè presto arriveranno i miei servi" rispose Adrew. Infatti, dai muri uscirono le Anomalie, come dei fantasmi. Riuscì a inseguire quel farabutto, mentre Edison mi urlava: "Ada, vai. Salva il mondo e pesta da parte mia Adrew". Salì la lunghissima scalinata metallica, mentre Edison e Einstein cercavano di tenere a bada quelle creature.
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"I figli del destino"
AdventureLa storia è ambientata nei primissimi anni del XX secolo, presso l'area geografica dell'oceano Atlantico e la città di Boston. La protagonista, Ada Doson, dovrà investigare sugli strani avvenimenti presso la nave Kronos e capire che fine ha fatto su...