Paper 01- Reflection

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Nota dell'autrice: questa storia tratta tematiche particolarmente forti, come le malattie mentali, la terapia, la violenza su altri e su se stessi, l'autolesionismo, gli abusi e tutto ciò che vi è connesso. Spero di essere riuscita a trattare con delicatezza e con correttezza questi temi e queste dinamiche in modo da portarvi in questi contesti senza che il tutto vi risulti eccessivo. Per qualsiasi cosa, non esitate a contattarmi.
Buona lettura, e come vedrete, buon viaggio.
Ps per chi conosce la trilogia cinematografica di "Prima dell'alba", troverà familiare l'ispirazione dietro alcune scene sparse tra tutti i capitoli. Spero apprezzerete alcune sporadiche rivisitazioni.
Vostra, M.

A chi non si è mai sentito spericolato e a chi ci si sente per la prima volta e capisce di esserlo sempre stato.

PAPER 01- REFLECTION

Sconosciuto che passi! 

Tu non sai con che desiderio ti guardo,
devi essere colui che cercavo, 
o colei che cercavo (mi arriva come un sogno),
sicuramente ho vissuto con te 
in qualche luogo una vita di gioia, 
tutto ritorna, fluido, affettuoso, 
casto, maturo, 
mentre passiamo veloci uno vicino all'altro.
Sei cresciuto con me, 
con me sei stato ragazzo o giovanetta,
Ho mangiato e dormito con te, 
il tuo corpo non è più solo tuo 
né ha lasciato il mio corpo solo mio.
Mi dai il piacere dei tuoi occhi, 
del tuo viso, della tua carne, passando, 
in cambio prendi la mia barba, il mio petto, le mie mani.
Non devo parlarti, 
devo pensare a te quando siedo in disparte 
o mi sveglio di notte, tutto solo.
Devo aspettare, 
perché t'incontrerò di nuovo, non ho dubbi.
Devo vedere come non perderti più.

(W. Whitman)

Londra, 28 marzo 2019, ore 16

Era bellissimo. Il ricordo più caldo di tutti. I ricordi hanno una temperatura, una luce, un colore, ognuno diverso dall'altro. Quello era il più caldo di tutti. I piedi a calpestare le foglie senza dar retta a niente di diverso dal vento che creava il corpo spostandosi in avanti. Le scarpe che si infangavano sapendo che non sarebbero mai state pulite per davvero. Le guance in fiamme, il sudore tra i capelli, gli occhi sul pallone e ogni tanto sul verde del cielo. In quel boschetto sulla riva sinistra del torrente Wandle, a Wilderness Island, il cielo non ricordo di averlo mai visto, perché le foglie erano troppo fitte, a volte persino per il sole, le nuvole erano un fumo tra le cime più alte, qualcosa di denso, quasi appiccicoso. Era così quando sapevo che il vapore della nebbia mi avrebbe risospinto a casa, via dai miei giochi, o la pioggia mi avrebbe infreddolito troppo per resistere con solo una maglietta e un pantaloncino addosso. Eppure è sempre stato un ricordo così caldo da scottare.... i muscoli indolenziti per la discesa troppo ripida percorsa in pochissimo tempo, la mano ancora umida per essermi poggiato ad un albero col suo muschio non appena giungevo col fiatone a destinazione, l'odore salmastro del torrente che mi risaliva le narici pizzicandomi la gola. La risata liberatoria che mi coinvolgeva le costole tanto da farmi tremare, l'urlo acuto che lanciavo sempre contro quel cielo merlettato di verde scuro per spaventare gli uccelli e farli volare via tutti insieme e osservare lo stormo che si sollevava e si posava altrove, per lasciarmi solo. Il mio posto da solo nel mondo è il ricordo più caldo di tutti. Dove ritrovavo la pazienza e la speranza che perdevo. Dove riuscivo a non essere trovato indifeso coi miei sogni. Dove l'incoscienza di ragazzino non mi veniva mai fatta pesare. Dove il suono del mio mondo, quello del mio cuore e quello della natura insieme erano una melodia ogni giorno diversa, una storia nuova che raccontavo e poi riascoltavo. Era forse il posto più freddo e umido della città, ma lo ricordo caldo come una coperta che ti copre davanti al camino. Era un posto felice, e la felicità ha quella temperatura. Era un posto libero, e la libertà non ha contorni definiti. Era uno spazio che cambiava sfumatura ogni giorno perché inseguiva quella che aveva la mia emozione in quel momento. Era l'ultimo spazio in cui mi ero permesso di avere dei segreti, di perdonarmi, in cui avevo rinunciato a chi ero, in cui mai e poi mai sarei più dovuto tornare. Non lo avevo messo in conto. Non era una eventualità, non era un possibile pericolo. Ma io sono il rischio di me stesso e se continuo così manderò a puttane tutto. O lei o me. No, non me me. L'altro me. Il loro me. Il mio è a puttane già da tempo. Non so come spiegare che non sento più quel calore da tempo, ma solo freddo, e che non riesco più a ricordare quasi niente, nemmeno come mi ci sentissi in quel posto, cosa provassi a essere un ragazzino, forte abbastanza da ammettere i miei sbagli, da essere spavaldo davanti ai loro occhi, da non avere paura di disobbedire ancora dopo ogni rimprovero e punizione. Perché non è vero che solo quando si è grandi e responsabili ci si sa assumere il coraggio delle proprie azioni. Bisognerebbe non essere mai cresciuti per riuscirci, essere coraggiosi e strafottenti fino a quel punto, incoscienti e privi di rimorsi e rimpianti. Giovani, ribelli e senza paura perché la paura la seminavo uscendo da quel bosco, correndo verso il torrente seguendo una palla e con una chitarra sulle spalle. Ora non ho il coraggio di scappare. Ora lei è seduta sulle mie ginocchia e si aggrappa per andare ovunque io vada. O lei o me. Lei sarà per sempre con me. Ma penso alla mia paura o a lei? Non sono poi la stessa persona?

Reckless - Larry AU FFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora