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Porta girevole.

Mi lamento sempre per tutto, e spesso non ho ragione, ma questa volta non riesco a non farmi notare dalle persone. La mia valigia si è incastrata nella porta girevole, bloccando l'ingresso agli altri clienti dell'albergo. Nessuno che viene ad aiutarmi, e puntualmente, mentre cerco di togliere il bagaglio a mano dalla porta, perdo l'equilibrio e cado all'indietro. Che gran bell'inizio. La mia nuova vita a Londra iniziata con una figura di merda. La mia autoironia mi porta a ridere da sola mentre mi rialzo e torno all'attacco. Jessica vs porta scorrevole, attualmente perdo 0-1, sono anche svantaggiata visto che gioco fuori casa.

"Signorina, ha bisogno di una mano?", che domanda sciocca!
"Sì, per favore", rispondo senza girarmi.
Una ragazza, la receptionist, chiama il facchino che corre in mio aiuto, finalmente.
Grazie al cielo riesce a sbloccare tutto, la porta torna a girare e la valigia è libera! Ovviamente sento tutti gli occhi delle persone presenti addosso, alcune le vedo e ridono, altre guardano altrove appena incrociano il mio sguardo. Mi sono fatta riconoscere anche qui, che bellezza!

Faccio il check-in e, sempre con l'aiuto del facchino, raggiungo la mia stanza al secondo piano: camera 28.
Spaziosa, luminosa, un bel bagno con doccia e anche un piccolo balcone.
Sarà la mia casa per un po', finché non trovo una sistemazione degna di essere chiamata tale.

Mi butto sul letto per rilassarmi, ma sento il telefono vibrare in tasca.
"Pronto?", rispondo distratta.
"Allora? Sei arrivata?", chiede mia madre senza salutarmi.
"Ciao, mamma. Sì, sono arrivata e ovviamente ho già fatto una figuraccia", dico mettendomi una mano sul viso per coprirmi dalla vergogna, come se qualcuno potesse ancora vedermi.
"Ti fai sempre riconoscere! Com'è il tempo?", cambia argomento.
"Come sempre, uguale a quando siamo venuti qualche anno fa in vacanza. Per ora sta piovendo", sospiro rassegnata al fatto che probabilmente mi mancherà il sole.

Continuo la conversazione con mia madre ancora per un po', poi la saluto per andare a fare una doccia e una passeggiata.
L'albergo è vicino a Hyde Park, ricordo quando sono venuta qui per la prima volta, eravamo tutti della mia famiglia, non mancava nessuno.
Mi metto le cuffie e faccio partire la riproduzione casuale di Fine Line, ormai è il mio punto fisso.
Mentre cammino spensierata ricevo una notifica: "niallhoran ha appena pubblicato una storia".

Sblocco subito il telefono per andarla a vedere, ha pubblicato una foto delle sue gambe incrociate, seduto su una poltrona blu che riprende un ingresso di qualcosa, e la didascalia dice: "revolving doors are misunderstood killers". E aveva ragione!
Quella porta girevole mi ha traumatizzato.

Che coincidenza che anche Niall abbia il mio stesso pensiero. Rido tra me e me e continuo il mio cammino, mi siedo su una panchina proprio mentre parte "Falling".

"And I get the feeling that you'll never need me again"

Come sempre questa frase mi lascia un vuoto dentro, non riesco mai a trattenere le lacrime. Oltre al fatto che riesco a percepire il dolore in quelle parole, e quella voce che mi spezza quando canta quel pezzo.

Anche questa volta attiro l'attenzione dei passanti che, credendomi sicuramente pazza, mi vedono singhiozzare come un neonato. Mi asciugo le lacrime e torno in albergo a passo svelto, per evitare che le persone mi guardino ancora.
Riesco a superare la porta maledetta con tanto di terrore nei miei occhi, sperando con tutto il cuore di non rimanere di nuovo incastrata. Saluto la receptionist che, vedendo i miei occhi rossi dal pianto, cerca di offrirmi un bicchiere d'acqua. Che persona gentile, mi ispira simpatia. Accetto volentieri, e lei approfittandosi di essere libera per un po' dalla clientela, inizia a parlare con me.

Black and White || Niall Horan.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora