Caldo come le fiamme

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Inverno

Un fiocco di neve si posa sulla mia pelle calda, all'istante diventa acqua.
Il mio respiro forma delle nuvole leggere.
La mia schiena è appoggiata al muro esterno di una casa. Cerco di percepire qualsiasi rumore, per una volta spero di essere sola.

La neve rende tutti i rumori più ovattati, è più difficile notare ed essere notati.
Sto cercando un modo per entrare in questa casa. Porte e finestre sono barricate, spero ci siano altri rifornimenti, ne ho estremamente bisogno.
Faccio un giro veloce intorno ad essa, non ci sono vie di ingresso.
Il mio sesto senso mi suggerisce di non lasciar perdere, potrebbero esserci davvero tanti oggetti utili all'interno. Sono costretta a forzare le assi di legno che sigillano la porta sul retro, spero di essere abbastanza silenziosa da non farmi notare.

Il rumore che ho fatto non ha attirato nessun ospite indesiderato, la casa dovrebbe essere libera.
Decido di esplorare con calma.

L'odore di muffa si fa strada nelle mie narici, i pochi mobili rimasti sono rovinati e polverosi, l'intonaco dei muri è intaccato da numerose macchie create dall'umidità e gli scaffali sono spogli. Chiunque abitasse qui ha già portato via quello che cerco.
Nonostante le svariate ricerche trovo solo poche lattine di cibo in scatola. Le infilo velocemente nel mio zaino. Ai miei occhi sono come oro colato: da quando Edoardo non è più con me è veramente raro trovare qualcosa di commestibile.

Flashback

Dopo ore ed ore di camminata decidiamo di accamparci. Nel piccolo paese dove ci troviamo non è difficile trovare un rifugio.

Non ci sono traccie né di infetti né di umani. Siamo soli.
Scegliamo un piccolo seminterrato per trascorrere la notte.
Appena entrati Edoardo si accinge a barricare l'ingresso con degli scaffali di metallo, meglio essere previdenti.
Poco dopo accendiamo un piccolo fuoco per non patire il freddo.
L'inverno in Svizzera è abbastanza rigido, poi io non sono proprio un'amante del freddo. Credo che nemmeno ad Edoardo piaccia: è da venti minuti buoni che si trova ad un palmo di naso dalle fiamme, dice che così si scalda meglio.
Il nostro rapporto non è migliorato molto. Oltre all'incontro con gli infetti in quel campo non ci siamo parlati molto, le uniche volte che mi rivolge la parola è per darmi ordini o per accertarsi che non sia infetta.
Sono parecchio stanca, decido di coricarmi e scelgo un posto abbastanza vicino al fuoco.
Mi stringo nel mio caldo cappotto per cercare di tenere il calore corporeo alla giusta temperatura. Appoggio la testa sul mio zaino.
Ogni minimo rumore mi fa sussultare.
Una goccia cade dal soffitto.
Gli spifferi gelati provenienti dalla finestrella penetrano nelle mie ossa.
È da un po' che Edoardo starnutisce e trema dal freddo. Nel silenzio che si è creato riesco a sentire il battito dei suoi denti.
Alzo lo sguardo per cercare di capire cosa c'è che non va in lui.
Noto subito che ha gli occhi lucidi, sembra sull'orlo di una crisi di pianto ma non sta singhiozzando.
Mi avvicino lentamente e mi siedo di fianco a lui.

"Tutto bene? Sta sera sembri parecchio strano, forse è il caso che tu vada a dormire" gli dico in tono scherzoso.
Appena noto che la sua risposta tarda ad arrivare divento immediatamente seria. Lo chiamo ma continua ad ignorare la mia presenza.
Appoggio due dita sulla sua guancia leggermente rossa per farmi guardare negli occhi.
Rimango scottata dal calore del suo viso e ritiro immediatamente la mia mano.
Edoardo si alza di scatto ma è costretto ad appoggiarsi sul muro che si trovava alle sue spalle per rimanere in piedi.
Mi allontano spaventata.

E se fosse stato infetto?

Inizio a respirare più rumorosamente, i ricordi della trasformazione in morto vivente di mia sorella riaffiorano nella mia mente. Non posso rivivere quella scena un'altra volta, sarebbe troppo per me.
Inizio a tremare.

Ragiona, ragiona, ragiona cazzo!

Sono completamente disarmata, il terrore mi impedisce di muovermi.
Chiudo gli occhi e inizio a fare respiri profondi per cercare di calmarmi.
Qualcosa mi sfiora la spalla destra. Un brivido di terrore attraversa rapido la mia spina dorsale. Perdo un battito.
Non ho il coraggio di aprire gli occhi.

È finita.

"Credo di essermi preso una bella febbre da cavallo" il vicione di Edoardo rimbomba sulle pareti rovinate dal tempo dello scantinato. "Non volevo spaventarti ragazzina, non sono mica infetto".

Rimango immobile sotto al leggero tocco del mio compagno. Qualche secondo dopo apro gli occhi e non appena i miei muscoli ricominciano a rispondere ai comandi del mio cervello sgancio una sonora cinquina in faccia a Edoardo.

"Mi hai traumatizzata brutto scemo! Non si scherza su queste cose"
lo rimprovero velocemente per poi accorrere in suo soccorso. È proprio conciato malaccio.
Si regge a malapena in piedi, i suoi occhi sono spenti e lucidi, il suo corpo è percorso da brividi di freddo e il suo viso arde come un falò di Ferragosto.
Lo aiuto a sdraiarsi e lo copro con il mio giaccone, ne ha più bisogno lui di me in questo momento.

Aspetto che si addormenti per esplorare un po' i cassoni che si trovano nello scantinato.
Tra i vari giocattoli, tricicli e oggetti per il giardinaggio riesco a raccattare una coperta e un impermeabile. Meglio di niente dai.
Stendo la coperta sul corpo dormiente di Edoardo e mi riprendo la mia giacca. Mi sdraio poco distante da lui e chiudo gli occhi.
Mi addormento in un sonno poco profondo, rimango comunque all'erta.

Un timido raggio di sole si posa sulle mie palpebre. Mi sveglio.
La prima cosa che faccio è controllare Edoardo. La sua temperatura non accenna di diminuire. Credo che questo misero scantinato sarà la nostra base per un po'.
Abbiamo entrambi bisogno di cibo e il mio compagno di antibiotici.
Decido di uscire: per la prima volta da sola, per la prima volta armata come si deve.
Chiudo fino al mento la cerniera della mia giacca e ci infilo sopra l'impermeabile che ho trovato la sera prima.
Impugno la pistola di Edoardo, la tengo salda con entrambe le mani. Il peso del metallo che sto reggendo mi fa sentire più al sicuro ma allo stesso tempo più vulnerabile: uno sparo può salvarmi la vita ma può anche attirare più nemici.
Rassicuro Edoardo. Tornerò presto.
Esco dal nostro covo sicuro facendo ben attenzione a chiudere bene la porta.
Ora tutto dipende da me, non si scherza più.

Fine flashback

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