Come tutto ebbe inizio

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3:35
Un'esplosione.
L'unica cosa che sento è un fischio.
Poi le sirene.
La prima cosa che faccio è accertarmi che Elisa stia bene.
Corriamo in camera dei nostri genitori, è vuota.
Una goccia di sudore percorre la mia fronte. Mantengo la calma per non mostrarmi debole agli occhi di mia sorella. "Saranno andati a controllare cosa succede" la rassicuro, non voglio che si preoccupi troppo.
Accendo la televisione, perdo un battito.
"Edizione speciale del tg5: clinica nella zona di Milano dove si stava sviluppando un vaccino per l'Ophiocordyceps unilateralis esplode. Si indaga sulle cause, stiamo verificando un possibile rilascio di spore contagiose, suggeriamo alla popolaz..."
Salta la corrente. Silenzio.
Non voglio perdere la testa, decido sul momento di in strada a tirar su il contatore.
Mia sorella è terrorizzata, non è il momento di lasciarla sola, cambio di piani: nessuno esce finché mamma e papà tornano a casa.

3:57
Qualcuno sfonda la porta di casa, intanto ho rimediato a un coltellaccio e ad un arco con qualche freccia, sono soddisfatta di aver trovato un utilizzo al souvenir comprato in Africa.
Mio padre entra in salotto affannosamente: "dobbiamo andarcene, non ci sono scelte" ci dice velocemente.
La mamma ci aspetta in macchina, il motore è già acceso.

Durante il tragitto sento solo il rumore dell'antifurto di qualche auto e i singhiozzi che provengono da mia sorella. Le faccio segno di appoggiare la testa sulle mia gambe per cercare di tranquillizzarla. Dopo qualche minuto si addormenta cullata dalle carezze sui suoi capelli castani che le faccio.
Stiamo andando a nord, tra le montagne abbiamo meno possibilità di incontrare infetti. Ho paura, ovvio che sono spaventata ma voglio essere forte, non voglio arrendermi.
Mi perdo nei miei pensieri.
"E adesso?" mi continuo a chiedere. In un certo senso sono curiosa di sapere come ci toccherà vivere, o meglio sopravvivere, in questo mondo.

Rimaniamo bloccati nel traffico, c'era da aspettarselo. Probabilmente ci rimanderanno tutti indietro, chi vorrebbe tutti questi sfollati che tra l'altro potrebbero essere portatori una malattia misteriosa?
Sento delle esplosioni.
Mia sorella si sveglia di soprassalto, mio padre ci invita a mantenere la calma.
Ho l'adrenalina a mille, mi sudano le mani.
Inizio a sentire delle urla provenire da davanti a noi, non possiamo fare marcia indietro, siamo bloccati nel traffico.
Faccio dei respiri profondi per non cadere nel panico più totale.
Vedo la gente che corre fuori dalle loro autovetture e che si dirige nella direzione opposta.
"Correte" mio padre esce dalla macchina e inizia a fuggire seguito da tutti noi. Sento gli spari che si fanno sempre più forti alle mie spalle ma non mi giro.
Voglio vivere.

Un proiettile mi sfiora un braccio, brucia ma non mi fermo. Lo stesso proiettile prende in pieno la gamba di mio padre. Mi fermo e per la prima volta mi guardo indietro: Cadaveri sparsi sull'asfalto e una muraglia di tute mimetiche che avanza verso di noi. Sento mia madre piangere, mi di ordina di prendermi cura di mia sorella e di correre più veloce che mai.
"Ti voglio bene".
Poi uno sparo, l'urlo disperato di mio padre, poi un altro.
Con la vista offuscata dalle lacrime e il cuore spezzato inizio a correre. Nella mano sinistra tengo quella di mia sorella e nella destra il mio pugnale improvvisato.
Non mi giro. Voglio vivere.

Voglio vivereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora