CAPITOLO 2

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<Se ti senti sola, do un abbraccio anche a te! >

Si stava prendendo gioco di lei e Anna lo sapeva bene, mentre lui conosceva perfettamente i punti da colpire per vincere le sue sfide.
Perché questo erano. Piccole provocazioni per far reagire l'altro, anche se in tutto questo non c'entrava nulla la cattiveria.

Stanca di vedere i tre ridere e scherzare, decise di salire in camera, quella che sarebbe stata solo e unicamente sua. Poco importava se Niccolò la considerava ancora la "Sua" stanza.

Sistemò i bagagli e i vari indumenti all'interno dell'armadio, dove trovò alcune felpe di Niccolò, non le toccò anche se per un breve momento, le vanne un senso di colpa pazzesco e irragionevole nell'essersi appropriata di quella stanza, continuò ad aggiustare i vari particolari. 

Si avvicinò allo specchio e osservò il suo corpo e il viso, spostando i capelli scuri dietro all'orecchio. Osservò poi i suoi occhi, erano banalissimi occhi nocciola, ma lei li amava.
Probabilmente li riteneva una qualità di cui vantarsi, anche se sapeva che il 79% della popolazione li aveva del medesimo colore.
Che importava dopotutto? 

 Però a lui piacevano chiari, così credeva. Importava davvero come a lui piacessero gli occhi?
 
O Se a lui piacesse  il suo modo di porsi?
No, non doveva importare né a lui e tantomeno a lei.
Non si era mai fatta problemi di questo genere.

Il suo motto era: "Se le persone non mi apprezzano per come sono, allora che spariscano pure dalla mia vita, perché non le voglio attorno".
Ricordate, l'importante è amare se stessi e lei lo faceva, questo poteva bastare, doveva bastarle.

Tornò in salotto dopo un'oretta circa, ma purtroppo la voce delle due ragazze risuonava ancora all'interno delle mura di casa. Le osservava di sottecchi mentre discutevano con Niccolò, passando lo sguardo da sua madre che preparava la cena, a Lorenzo che stava comodamente seduto sulla poltrona con il telefono tra le mani. Successivamente su tutti gli angoli della stanza.

< Tuo fratello ci ha scritto che stavate arrivando e dovevamo passare per forza per un saluto! > esclamò una.

< Loro sono Eva e Beatrice > le presentò Niccolò < Sono due ragazze che abitano qui vicino, diciamo >

"Quanto vicino?!" pensò di aggiungere la mente malsana e confusa di Anna, per poi prendersi mentalmente a martellate. A lei non doveva importare nulla di quella situazione. 

Stese la testa sulle braccia poggiate sul tavolo, con tanta voglia di non affrontare quella conversazione.

< Molto piacere > disse poi quasi in un sussurro. Sia chiaro, era sincera. Le ragazze non le avevano fatto nulla di male, Niccolò era il problema.

Iniziò a sistemare la tavola mentre il resto di quella "Quasi, purtroppo, famiglia" rientrava dal giardino o si sedeva intorno al tavolo visto l'imminente orario di cena, Niccolò prese una chitarra iniziando a fare un giro di accordi.

< Come sei bravo Nic > disse entusiasta Eva, mentre l'amica annuiva < Non vediamo l'ora esca il tuo album >

< Sarà sicuramente strepitoso > affermò Beatrice con sguardo sognante. Dopotutto erano anche simpatiche, era bello che lo incoraggiassero, non è una cosa così scontata, ma Anna sembrava stesse cercando di non farsele piacere.

Seduta a tavola, faceva finta di non sentire quella conversazione. Le suonava ridicola, perché 
Niccolò preferiva il pianoforte, a momenti non sapeva nemmeno suonarla la chitarra, lei lo sapeva bene, era così impacciato con le corde della chitarra.

Le piaceva indicare nella sua mente cosa lei conosceva di lui e loro invece no, le dava un senso di soddisfazione immenso.

< Sto ancora sistemando le ultime canzoni, ma magari qualche volta vi faccio sentire qualcosa > disse accompagnando le due alla porta. Dopo aver fatto gli onori di casa, anche lui si sedette con il resto del gruppo.

Le farfalle sbocciano come i fiori | ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora