Capitolo 20- Ho messo il vestito di chiffon blu

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Pioveva.
Una pioggia pesante e stagnante che s'insinuava nell'atmosfera con prepotenza, rendendo tutto più grigio e offuscato.
Grandi gocce d'acqua si disfavano sulle grondaie, sciogliendosi in un suono sordo e ritmico.

«Signor Allen.» Xavier entrò nella stanza interrogatori. Camminava veloce, appoggiò con un gesto nervoso i fogli e poi si sedette senza la solita eleganza.
Riguardò per qualche attimo uno dei fascicoli, mentre lo sguardo corrucciato e pensoso vagava da una parte all'altra del foglio senza una vera ragione. Sembrava impaziente.
Era meccanico nei gesti ed era come se un'atmosfera di tensione gli vorticasse attorno, incollandosi al suo volto e rendendo i lineamenti ancora più affilati e severi.

«Perché mi avete richiamato? Avete già sentito la mia versione dell'omicidio.» Allen stava incollato alla sedia, teneva i palmi chiusi e ben saldi tra loro.

«Vorremo sapere ancora un'ultima cosa.» Mulder si tirò su le maniche della camicia.

Francis si guardò intorno una, due volte, poi si lasciò sfuggire un sospiro enigmatico, che racchiudeva del vago timore e forse, addirittura, della rassegnazione.

«In questi giorni abbiamo parlato con sua moglie, credo già lo sappia» Xavier appoggiò sui ginocchi il documento che stava leggendo fino a poco prima, «e con i Ryan, come ci aveva consigliato.»

Allen sembrò rallegrarsi, «hanno confermato il mio alibi, giusto?»

«Signor Allen» iniziò Mulder, mentre un sorrisetto spuntava sul suo viso, «credo ci sia ancora qualcosa di non detto, da parte sua.»

A quel punto Francis cambiò del tutto atteggiamento, forse per paura, o forse perché aveva inteso dove Mulder volesse andare a parare.
«Quello che dovevo dire a proposito dell'omicidio, l'ho detto.» Ripetè.

«Uno dei sospettati,» Xavier prese un respiro profondo, prima di leggere tutta la testimonianza scritta di Andrew, «uno dei sospettati, Andrew Wilson, afferma che, approsimativamente dalle undici alle undici e mezzo del primo gennaio, lei stesse facendo una telefonata» si fermò qualche secondo, puntando lo sguardo sul viso di Allen, «in questa telefonata lei avrebbe detto le seguenti frasi: "Non posso farlo. Non ne ho il coraggio."» Poi abbandonò di nuovo il foglio, senza fare ulteriori commenti, come se le parole appena pronunciate parlassero per lui.

«È ancora sicuro di averci detto tutto sull'omicidio?» chiese Oscar, sibillino.

«Sono sicuro. Quella era una mia telefonata privata.» Allen rispose immediatamente, con certezza.

«Francis,» partì Mulder, calmo e ironico, «lo sa, vero, che se non ci dice nient'altro che la cazzo di verità lei salirà al primo posto nella nostra glitterata lista dei sospettati?» Allen non sapeva ancora che il suo alibi fosse stato confermato e quello era il momento perfetto per qualche trucchetto del genere.
La paura che nessuno avesse testimoniato a sua favore era forte, e Mulder lo sapeva.

Allen accusò il colpo con un'espressione meravigliata, dischiudendo la bocca per parlare, «che... che cosa?»

«Francis» la voce limpida e pacata di Xavier lo fece voltare nella sua direzione, «noi dobbiamo sapere tutto ciò che è successo quella notte. Quindi, perfavore, adesso voglio che lei ci dica a chi erano riferite quelle frasi.»

Allen scosse la testa, «non posso» disse soltanto.

«Ok, va bene» Mulder alzò le mani in segno di resa, «va bene, Francis. Andrà bene finchè qualcuno non arriverà a casa sua con un mandato d'arresto. Ma sono cazzi suoi.» Fece per alzarsi, quando Xavier lo fermò, «aspetta un secondo» lo redarguì, prima di rivolgersi ad Allen.
Era indeciso se porre quella domanda, ma il fatto che Francis mantenesse così il silenzio lo fece decidere.

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