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"Siamo arrivati" 

La voce di P'Chen lo fece riemergere dai suoi ricordi. 

"Grazie P', ci vediamo domattina" gli disse sorridendo.

"Sicuro che non vuoi mangiare nulla?"

"No, te l'ho detto, non ho fame."

"Questo è strano. Sicuro di stare bene?"

"Certo P'. Sono solo molto stanco, una bella dormita e domani starò meglio."

"Non fare l'alba perdendoti con i videogiochi"

"Promesso"

 A volte mi sembra di avere un padre invece di un manager, ma gli voglio bene anche per questo.

"A domani."

"A domani P'" rispose chiudendo lo sportello.

Rientrò in casa ciondolando, completamente annebbiato dai suoi stessi pensieri.

Si stese ancora vestito sul letto sentendo rimbombare nelle orecchie le parole di Mew.

"Hai lui"

Lui...

"Credi che sarei dove sono se non avessi avuto Gulf al mio fianco?"

Zee

"Hai bisogno di lui"

Lui...

Chiuse gli occhi e tornò di nuovo a quella afosa serata in quell'appartamento vuoto e a quel bacio inaspettato, troppo intenso perchè fosse uno scherzo e troppo spontaneo perchè fosse recitazione. 

Avevano mai discusso chiaramente di quello che era successo?! 

In un istante aveva sentito la lingua di Zee insinuarsi nella sua bocca alla quale non oppose resistenza. Anzi. Lo aveva afferrato per i capelli e aveva rincarato la dose facendolo sbattere contro il freddo muro piastrellato del bagno. Sospiro dopo sospiro, non ricordava nemmeno quanto fosse durato. Aveva aperto gli occhi, guardato Zee e ricominciato. 

Sentiva la testa e tutto il mondo circostante girare, tutto il suo corpo si muoveva a ruota libera, senza controllo. Capiva che c'era qualcosa di strano in quello che stava succedendo, sentiva le sue mani muoversi sul corpo di Zee come se non avesse mai fatto altro per tutta la vita, senza incertezza o imbarazzo. Senza parlare gli aveva rimosso con un unico, fluido gesto la canottiera bianca di dosso, baciando e mordendo ogni singolo centimetro di quella candida pelle che fin dal primo momento lo aveva rapito.

 Con un'intensità crescente avevano continuato a spingersi a vicenda contro tutte le pareti dell'appartamento incapaci di staccarsi. 

Fu solo nel momento in cui si ritrovarono riversi sul grande letto al centro della camera che Saint, osservando Zee sotto di lui, si era reso conto che non era giusto quello che stava succedendo.

Con un veloce "devo andare" si era alzato, aveva rimesso le scarpe lasciate di fianco alla porta d'ingresso e se n'era andato. Lasciando Zee in stato del tutto confusionale.

Non ne avevano mai più parlato.

Nei giorni seguenti avevano continuato a vedersi al lavoro e fuori, quasi sempre in gruppo, ma nessuno dei due aveva avuto coraggio, o l'occasione, di discutere della questione.

Ma il tarlo della consapevolezza non gli stava dando tregua.

Più di quanto volesse ammettere tra loro c'era qualcosa. Chimica? Intesa? Attrazione? Qualunque cosa fosse era lì ed era difficile da ignorare.

𝙎𝙖𝙮 𝙨𝙤𝙢𝙚𝙩𝙝𝙞𝙣𝙜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora