Baltimore.

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1.

Baltimore.

"Come definiresti il tuo primo giorno a Baltimora?"

"Intenso."

//Cora//

«S'informa i gentili passeggeri che stiamo per arrivare alla stazione di Baltimora, vi preghiamo di sedervi ai vostri posti; l'arrivo è previsto tra cinque minuti.» sospiro pensando al fatto che presto sarei arrivata in quella nuova città, mi sarei fatta una nuova vita, una vita normale, come tutti i ragazzi della mia età. Credo. Morgan mi sorride e mi accarezza il ginocchio, gli tolgo la mano leggermente irritata e torno a guardare fuori dal finestrino, il paesaggio verde viene bruscamente interrotto da un muro nero, sbuffo e mi stiracchio sul sedile del treno; troppo scomodo per esserci stata seduta cinque ore. Le porte si aprono ed io esco lasciando tutte le borse a mio padre; tiro fuori il telefono e comincio a camminare mentre scorro la time line di Twitter, sento Morgan che impreca dietro di me mentre cerca di portarsi le tre borse sulle spalle; fortuna che tutti i mobili e vestiti sono già a casa.

Guardo la foto di me e Jes, la mia unica amica, e mi spezza il cuore sapere di averla abbandonata a Boston. Sono così impegnata a guardare quella stupida foto che vado a sbattere contro qualcosa; mi correggo, qualcuno. Alzo lo sguardo imbarazzata, non sono qui da neanche dieci minuti e già sbatto il naso contro qualcuno. E che qualcuno. Due occhi azzurri mi scrutano con evidente irritazione

«E stai attenta!» mi supera e io mi volto guardandolo con un sopracciglio alzato mentre si dirige verso Morgan, lo saluta cordialmente e prende la borsa più grande, avrà si e no la mia età. Il mio tutore mi guarda e alza il dito medio, io sghignazzo e salgo su per le scale della stazione uscendo fuori da quel buco con una puzza disumana, un vento freddo mi fa volare i capelli verso sinistra, l'odore di autunno e di pioggia mi invade la narici facendomi sorridere; amo la pioggia.

«Signor Hadinson si troverà bene qui, Baltimora è una bella città!» sento esclamare il ragazzo biondo dietro di me, mi giro e guardo Morgan che gli sorride. Mi mordo le labbra; ha un bel fisico, una schiena da graffiare. Sento una strana sensazione al basso ventre e solo Dio sa quanto mi sarei voluta sbattere quel ragazzo. Il suo sguardo di ghiaccio si posa sul mio e mi sorride squadrandomi. Basta Cora. Ricambio lo sguardo con un sopracciglio inarcato; apro la borsa e ci rovisto dentro fino a quando non trovo il piccolo pacchetto nero, vi estraggo una sigaretta color pece e l'accendo

«Dovresti smetterla di fumare, Cora.» mi avverte Morgan, io alzo le spalle e faccio un tiro, il sapore di tabacco e vaniglia mi inebria la gola, butto fuori il fumo dal naso e sorrido

«E tu di trasferirti.» Morgan non ribatte e mi supera, il ragazzo a fianco a lui scuote la testa sorridendo e lo segue; mi mordicchio le labbra e aumento il passo raggiungendoli, arriviamo alla macchina

«Tu non entri in macchina con quella cosa.» il ragazzo biondo indica la sigaretta tra le mie due dita, io roteo gli occhi e mi appoggio al veicolo scuro, la finisco lentamente lanciandogli un paio di occhiate, quando arrivo al filtro la butto a terra e la spengo con la punta delle vans, apro la portiera dell'auto e con lo sguardo fisso su quegli occhi azzurri salgo.

Il ragazzo dai capelli color grano ci aiuta a portare su le borse, o almeno, aiuta mio padre. Arriviamo all'ultimo piano di un palazzo, entro e gli occhi si spalancano dallo stupore

«Porca puttana» borbotto guardandomi attorno. Davanti a me c'è una vetrata che copre tutto il locale dando la vista sull'intera città. Questo basta per fiondarmi tra le braccia di Morgan, lo stringo forte e comincio a saltellare per tutta la casa; ci sono quattro camere da letto, una cucina, due bagni spaziosi, e un salotto gigante.

Baltimora. {l.h}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora