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Quel pomeriggio fu Madame Bovary a tenerci ostinatamente compagnia. E,con tutto il dovuto rispetto,devo ammettere che dopo aver sentito Valérie accalorarsi per due ore a decantare quel romanzo "assolutamente geniale" (a quel tempo "assolutamente" era una delle sue parole preferite), Monsieur Flaubert mi dava alquanto sui nervi. Stordito,ascoltai il monologo da invasata di Valérie annuendo di tanto in tanto,incapace di esprimere i miei insignificanti sentimenti di fronte a un tale capolavoro della letteratura mondiale.

Quando infine lei riprese fiato e io cercai cautamente di sviare il discorso dalle esagitate e infelici adultere per portarlo su un argomento che avesse un pó piú a che fare con noi,spuntó Christian e monopolizzó la scena con una delle sue solite stupide battute: "Ah,ecco dove vi eravate cacciati! Spero che Henri non ti stia annoiando troppo".

E con tutta la naturalezza di questo mondo si sedette a peso morto accanto a Valérie. Piú tardi ci raggiunsero la timida Camille e la rossa Marie-Claire,infine si strizzò sulla panca anche Georges,il barbuto coinquilino con cui dividevo una fatiscente mansarda in rue Mouffetard,e la banda al completo si ritrovò riunita intorno al tavolo di legno scuro tirato a lucido.

Georges Bresson,studente di Meteorologia al terzo anno,era un ragazzo squisito e,con i suoi novanta chili,saldo come una roccia. Era fidanzato con una ragazza dell'Alta Normandia,che a volte andava a trovare nel fine settimana,e aveva una gatta nera di nome Coquine,che scorazzava liberamente tra la sua camera e la mia. Le sere in cui capitava che preparassi qualcosa da mangiare per me e Georges,Coquine si acciambellava sulla credenza e mi osservava con profondo interesse. La minuscola cucina era piena zeppa di scaffali e pensili incastrati uno sopra l'altro e,pur con tutta la volontà,non restava spazio per il tavolo. Non avevamo nemmeno il frigorifero,e cosí d'inverno tenevamo i prodotti deperibili in una busta di plastica appesa fuori dalla piccola finestra. In compenso,però,avevamo una vecchia cucina a gas che mi riempiva di gioia anche se la fiamma non si poteva regolare e mi bruciavo le dita ogni due per tre. Cucinare é sempre stata la mia passione,e durante una delle nostre tranquille serate casalinghe,dopo aver mangiato alla scrivania di camera mia uno squisito arrosto di agnello con lavanda e olive nere,Georges si batté soddisfatto la mano sulla pancia e si offrí di mollare un pugno sul naso a quel rompicoglioni di Christian,bastava chiederlo.

"Non occorre",assicurai,e mi versai ancora un pò dell'economico vino rosso che Georges aveva comprato nella rosticceria sotto casa.

"Come va con Valérie?"

Bevvi un sorso e mi accorsi che non avevo voglia di parlare di Valérie con nessuno,nemmeno con Georges.

"Come dovrebbe andare?" risposi evasivo. "É una compagna di corso. Mi é simpatica. Siamo buoni amici."

Georges mi fisso in silenzio.

"Ti é simpatica," disse infine,sghignazzando sotto i baffi. "Perché non la inviti a cena da noi? Le tue arti culinarie farebbere colpo". "Qui? Mai. Questo buco farebbe meno colpi", risposi,e iniziai a togliere i piatti. "E  comunque c'é un altro...credo".

"C'é sempre un altro",sentenziò Georges. "Insisti".

Genteee! Siamo arrivati alla fine di quest'altro capitolo. Bhe,che dire..oggi abbiamo scoperto che il nostro protagonista é un perfetto cuoco,sicuramente anche un perfetto marito allora ahah
Abbiamo visto anche la seconda fitta di gelosia,con questo Christian che ronza intorno a Valérie...chissà cosa accadrà successivamente ;)

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