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Lo capii appena scese dal treno. Qualcosa era cambiato. L'aria impacciata con cui mi salutò e accettò il piccolo mazzo di fiori che le avevo comprato non si addiceva a Valérie Castel,proprio come il ridicolo foulard che portava al collo. Presi la sua grossa borsa da viaggio in pelle e la seguii con il cuore in gola lungo il marciapiede della Gare de Lyon,la stazione d'arrivo di tutti i treni provenienti dal Sud. Il sole splendeva sui binari,l'aria era ancora quella calda dell'estate,ma la mia immensa gioia di rivedere finalmente- finalmente-Valérie dopo tre lunghi mesi aveva lasciato il posto a un timore indefinibile. "Pensa un pò,il tuo romanzo preferito é anche il mio romanzo preferito",buttai là ridendo per camuffare l'imbarazzo che si era creato tra noi. "Ma non mi dire", commentò lei,vaga. "Grazie dei fiori,sono belli". I suoi capelli erano diventati piú chiari e la pelle era leggermente abbronzata. "Era bella la Riviera?" domandai. "Hai un aspetto magnifico". Lei annuí. Poi si fermò di colpo. "Beviamo qualcosa? Ho una sete terribile."  "Certo". Salimmo le scale del Train Bleu. Con i suoi dipinti di palme e le marine,l'antico ristorante della stazione se ne stava sospeso sopra i binari come una promessa. Valérie si sedette in una nicchia vicino alla finestra. Sulla parete alle sue spalle,decorata con motivi floreali Art Nouveau,troneggiava una dama fin de siècle in un lungo abito bianco che teneva tra le mani una cappelliera. Quando il cameriere ci serví l'ordinazione,Valérie strinse il suo bicchiere di limonata con tanta forza che mi mancò il respiro. "Valérie", dissi. "Cosa c'é?" Lei mi fissò,e nei suoi occhi aquamarina balenò di nuovo una sfumatura blu. "Devo dirti una cosa",iniziò. "Sí?" A un tratto avevo la bocca secca. "Ho conosciuto una persona". Qualcosa luccicò nei suoi occhi,e Valérie se li asciugò in fretta prima di prendermi la mano. "Oh,Henri! Mi...mi dispiace cosí tanto. Restiamo amici,ti prego". Rimasi fulminato e cercai inutilmente di dare un senso a quelle parole che mi avevano colpito come un calcio allo stomaco. Valérie chinò la testa e guardò di lato con aria triste. Le era scivolato il foulard,e all'improvviso lo vidi,il segno rivelatore sul collo che era stato tanto magnanima da volermi nascondere. "Ma...e Paul? Credevo che..." balbettai smarrito. "Paul é mio cugino,te l'ho già detto". "E chi..." la guardai e richiusi la bocca. Non ero in grado di formulare una frase compiuta,perché una voce nella mia testa gridava sempre piú forte "Coglione!".

Oléee! Molto devastante questa notizia per il nostro protagonista...come reagirà?

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