Capitolo 8

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L'aria sapeva di pioggia quando Megan e Nicole si fermarono davanti all'ingresso del liceo. I rami degli alberi ai lati della strada si muovevano silenziosi al ritmo del vento. Le porte di vetro erano spalancate e lasciavano intravedere i cartelloni strappati e sporchi appesi ai muri interni dell'edificio.

"Non mi piace questo posto" disse Nicole, le mani strette sulle bretelle dello zaino come per paura che potessero volare come un gabbiano affamato

"Diamo solo un'occhiata, se non ci piace andiamo via" le rispose Megan. Estrassero le armi dagli zaini, si scambiarono uno sguardo e fecero il loro ingresso.

"Saremo al sicuro qui?" domandò Nicole a Megan mentre dava un'occhiata all'edificio.

"Non lo so" disse mentre camminava davanti all'amica "per adesso è l'unico posto che mi sembra decente. Non dico per una settimana, ma almeno per qualche giorno finché il tempo fuori non migliora. Non vorrei prendermi una bella influenza proprio adesso" le rispose senza voltarsi

"E poi? Che faremo? Andremo in giro a vedere se c'è qualcuno di simpatico con cui giocare a carte?" domandò Nicole. Megan la ignorò e continuò a guardarsi in giro: il sangue sul pavimento e i corpi a terra attirarono la sua attenzione.

"Dovremmo andare nella palestra. Di solito le palestre delle scuole sono sicure e molto spaziose" "Sei sicura? Farà freddo lì" "Abbiamo le giacche e anche i sacchi a pelo. Ce la caveremo, vedrai".

La scuola era molto più grande di quanto potessero immaginare, alle pareti, oltre ai cartelli che pubblicizzavano il volontariato trovarono una cartina appesa alla parete.

"Cristo, è grandissimo questo edificio. È più grande di uno zoo" commentò Nicole

"Dev'essere una scuola privata, sai, quelle che frequentano i figli di papà prima di gestire gli affari di famiglia" si concentrò per leggere la mappa "qui dice che ci dovrebbero essere due aule per lato, in totale otto. Giù ce ne sono sette più la palestra che dovrebbe essere più grande"

"Dici che posso caricare il telefono da qualche parte?" domandò Nicole

"È scarico?"

"No è al settanta percento di batteria"

"Non penso ci servirà. Dovremmo tenerlo spento nel caso ci servisse per tornare a casa" quella frase fece rabbrividire Nicole "secondo te torneremo a casa?"

"Non lo so, di sicuro non molto presto se la situazione è questa"

"Tu hai capito cosa sta succedendo?"

"No, non lo so. Ma qualunque cosa sia mi fa paura e temo che dovremo scappare per un po' " diede un'ultima occhiata alla mappa "davanti ci dovrebbero essere delle scale per scendere al piano di sotto"

Nicole si sporse e scorse un gradino "le vedo". Alla fine delle scale un buco nero le attendeva

"Credo ci sia una porta lì" indicò il buco nero Megan

"Non credo sia una buona idea" disse Nicole, quella macchia scura le faceva impressione.

Nicole non ebbe tempo per ribattere, seguì Megan senza dire nulla. Era proprio così, una porta delimitava il loro percorso, sopra vi era la scritta –Uscita di emergenza-.

Megan afferrò la maniglia pesante, la spinse verso di sé e riuscì ad aprire la porta. Questa dava sul prato della scuola. Le due ragazze uscirono da questa e furono accolte da un bagliore improvviso che le spinse a coprirsi gli occhi. Dopo qualche minuto riuscirono ad abituarsi. Seguirono il sentiero davanti a loro, la puzza di morto si insinuò nelle narici, scoprirono una montagna di cadaveri. Quelli che non erano rimasti in equilibrio erano caduti come briciole sulla tovaglia "Cristo" esclamò Megan dopo averla vista, scosse la testa "non è possibile. Chi può aver fatto una cosa simile?"

Salirono le scale e decisero di accamparsi in un'aula per il resto del pomeriggio. Mangiarono poco per non vomitare dopo aver visto tutti quei corpi. La sera arrivò presto, come il risultato di una preghiera. Si infilarono nei sacchi a pelo e aspettarono il sonno che sembrò non arrivare più. Nicole continuò a girarsi pensando di poter trovare una posizione comoda ma non fece altro che peggiorare la situazione. Svegliò Megan, che si stropicciò gli occhi e la guardò.

"Sei ancora sveglia?" le chiese Megan, gli occhi stanchi fissati sull'amica

"Non riesco a dormire sapendo che sotto c'è una montagna di corpi umani" Nicole si sedette "cosa sta succedendo? Perché all'improvviso tutto è diventato questo?"

"Pensi che lo sappia?"

"Sta succedendo davvero?" le domandò Nicole

Megan non le rispose e rimase muta per qualche secondo, Nicole annuì e una lacrima le rigò la guancia, ne susseguirono altre.

"Nicole..." protestò Megan "lo sai che quando piangi poi piango anche io" abbracciò l'amica e la strinse forte a sé

"È che...è accaduto tutto così in fretta" deglutì. "Quella sera, quando l'ho vista a casa di Rita" si sfregò le mani "non la riconoscevo, era...era un'altra persona o un'altra cosa. Io...l'ho guardata negli occhi e non era mia madre" iniziò a piangere disperatamente, Megan non la fermò anzi lasciò che si sfogasse.

"Io non so davvero cosa avesse, poi ho visto quell'uomo al negozio e, aveva il suo stesso sguardo. Era perso nella rabbia e ci guardava come se fossimo dei mostri. Ma non lo eravamo, volevamo solo fare scorte"

Megan pensò a quanto era stato forte il cambiamento delle loro vite, come una bomba sui villaggi giapponesi. Era tutto esploso: la promozione di Nicole, il matrimonio e la famiglia di Megan. In qualche modo ciò era stato spazzato via. Lei avrebbe dovuto piangere ancora una settimana per Liam, pensò, ma non era successo. Nicole doveva ottenere quella promozione e sposarsi con un bel ragazzo, avere una famiglia perfetta. Rivoleva indietro quei programmi di vita stupidi ma reali. Sapeva che era troppo tardi, che ormai era tutto finito.

Apocalisse zombie- L'ombra dietro di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora