Capitolo 16

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Nicole si alzò dal letto, guardò l'orologio alla parete, segnava le 8.30 del mattino. Lanciò un'occhiata al letto dove dormiva la sua compagna di stanza. Era vuoto. Durante i primi giorni sentiva sempre quando Megan si alzava ma ora, era abituata a dormire come un sasso.

Da quando viveva con gli altri in quella villa, la mattina era come se si svegliasse dal coma. La finestra della loro camera dava su una collina e a quell'ora era sempre grigia, solo quando si trovava in cucina per preparare la colazione e il pranzo riacquistata il suo colore verde. La guardò ancora stordita dal sonno e poi sentì una vocina dentro la sua testa "ecco ci risiamo, buona giornata di merda". Respinse le coperte e si avviò verso il bagno per lavarsi e vestirsi. Allo specchio vi era una donna diversa rispetto a quella che era abituata a vedere tutti i giorni. Non era più solare, era solo un frammento rovinato della vecchia vita. Era cresciuta in un bilocale ai margini della città con sua madre. Non aveva mai conosciuto suo padre perché Margareth era rimasta incinta a diciassette anni e al tempo lui era un giocatore di Football con tanta strada davanti. Non aveva tempo per crescere una bambina e aveva bisogno di spazio per la sua carriera.

Sua madre gliel'aveva sempre raccontata così. L'amava per questo, era schietta, ma con la giusta bontà e le voleva bene. Quando aveva scoperto di aspettare un bambino non si era data per vinta, ma si era impegnata duramente, era anche per questo che era riuscita a mantenere un buon rapporto con la nonna Lory. Margareth era sempre stata una ragazza responsabile, durante il liceo era riuscita a conciliare la sua vita sociale con quella scolastica. Era per questo che i suoi genitori non avevano reagito esageratamente alla gravidanza. Le avevano chiesto se potevano offrirle aiuto, ma lei aveva deciso che avrebbe iniziato a lavorare per laurearsi e crescere sua figlia. Nonostante le numerose notti in bianco sui libri ce l'aveva fatta. Lei era diventata come la madre, adorava le piccole cose come i venerdì sera da Taco Bell in sua compagnia o guardare un programma alla tv insieme. Si poteva dire perciò che la sua infanzia non fosse stata così brutta, ma speciale. Ogni momento per lei era qualcosa di particolare e irripetibile. Ora si sforzava di vederla allo stesso modo ma era più difficile. Le donne più importanti della sua vita erano come scomparse: sua madre era morta e la sua migliore amica non riusciva più a guardarla in faccia. Aveva bisogno di sfogarsi, di parlarne con qualcuno. Si spostò per afferrare l'asciugamano, lo riappoggiò al mobile del bagno e accese un sorriso finto per rientrare in scena.

Mentre Nicole scendeva dalle scale, al tavolo erano già seduti Deanna, Dave e Megan.

I primi erano seduti a parlare davanti a una tazza di caffe e due fette di pane, mentre l'ultima stava da sola a pensare ai suoi allenamenti.

Dave riprese a masticare e poi si rivolse a Deanna

"Allora, Dea" deglutì e si pulì le mani sporche di briciole sulla giacca nera di pelle "come va l'allenamento con la mora?"

Lei alzò lo sguardo e si leccò le dita "sono entrambi more"

"Sai di chi parlo"

"Ah"

"Come va? Sta facendo progressi?"

"Si, sta diventando brava ma ha bisogno di impegnarsi. Sai per essere al massimo"

"Mmm" sospirò lui pulendosi la bocca con il tovagliolo

"Che c'è?"

"Ti conosco...".

Deanna lo fissò cercando di capire cosa intendesse

"Non è proprio il mio tipo, ma è carina" affermò lui ridendo

Deanna rise "fattela allora"

"No...è tutta tua". Si alzò e raggiunse gli altri.

Il sole scottava quella mattina e Megan era stanca, era da tanto che non maneggiava una spada e in quel periodo i muscoli le dolevano non poco

"Ti fanno male le braccia?" le domandò Deanna

"Si" rispose affaticata

"Bene, allora questa volta ci concentreremo sulle armi da fuoco" aprì il borsone e le sfiorò una ad una per trovare quella giusta. Afferrò un fucile e fece per darglielo, poi lo ritrasse e la guardò dritta in faccia "Ascoltami" Megan la guardò anch'essa curiosa

"Questo non è un gioco" disse accarezzandolo lentamente con la punta del dito "con questo puoi porre fine a un'esistenza, trasformare qualcosa che è stato in niente. Il minimo errore e ti ritroverai tra le lenzuola con gli occhi aperti per evitare gli incubi".

Megan la osservò mentre le sue dita accarezzavano l'arma, dolcemente

"Sembra che per te sia una divinità" disse

"Lo è in un certo senso. Puoi fare del bene e del male"

"Wow, mi sento il primo cavaliere del re" sospirò Megan.

"Allora sono io il tuo re" rispose Deanna sorridendo.

La sera arrivò presto con la chiusura delle finestre e di tutte le porte.

Dopo cena Megan andò in bagno per cambiarsi. La stanza era piccola e con la finestra chiusa risultava ancora più pesante respirare. Qualcuno bussò alla porta

"Tra poco arrivo!" esclamò lei. Si cambiò e si sciolse la coda di cavallo.

Si sdraiò pronta a lasciare che il sonno la portasse via da quel mondo lugubre, ma non funzionò. Ricordò la madre di Nicole e poi l'uomo al ristorante che voleva ucciderle e riaprì gli occhi come un bambino dopo aver fatto un brutto incubo. Si alzò e scese dal letto attenta senza svegliare la sua amica. Sarebbe andata fuori, nel retro della casa, era buio e se fosse rimasta vicino al gruppo non le sarebbe capitato nulla. O almeno sperò di non dover cambiare idea quando vide una sagoma sul muro

"Chi c'è lì?" chiese Megan nel buio

"Il lupo, chi cazzo vuoi che sia?" rispose la voce immersa nell'oscurità

"Deanna?" domandò ancora una volta Megan in attesa di conferma

"Perché sei qui?" le chiese Deanna

Megan si sedette a gambe incrociate sull'erba "avevo bisogno di pensare, niente di che"

"Non riesci a dormire?" domandò Deanna esalando il fumo, Megan agitò la mano per mandarlo via come fosse una mosca

"Vuoi?" Deanna gliela offrì ma se la ricacciò in bocca appena la ragazza scosse la testa. "Non fumi?" le chiese

Megan la guardò vacua "credi ancora che io sia una ragazza del college?".

Deanna annuì ficcandosi di nuovo la sigaretta in bocca

"è vero, lo sono" rivelò Megan

"Bene, perché domani dovrai andare a caccia con i ragazzi"

"Da sola?"

"No. Verrò con te". 

Apocalisse zombie- L'ombra dietro di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora