Le bianche lenzuola avvolgevano completamente l'esile figura della ragazza, che giaceva inerme su un futon su cui era impresso un ventaglio bianco e rosso.
Lo stemma d'eccellenza del Clan Uchiha era un vanto per chi possedeva tal sangue, ma non per tutti.
L'unica cosa che interessava a quel casato dagli occhi rossi era il potere e la brama, tanto che facevano procreare consanguinei affinché il potete dello sharingan potesse continuare la sua era di fama per tutto il mondo ninja.
Ma finché si è deboli, non si hanno vie di fuga al proprio destino, e lei lo sapeva bene. Era una schiava e non poteva fare altro che adeguarsi al suo destino.
Ma quel giorno per lei non era stato fortunato.~
L'ennesima notte in bianco passata a contemplare il soffitto. Si alzò e si mise a preparare qualcosa da mangiare per i propri padroncini. Quella domenica si sarebbe tenuta la grande riunione del clan, e avrebbe dovuto rallegrare il più giovane dei due fratelli del ramo principale, che si approcciava al primo incontro con la politica. Sentí veloci passi sul legno pregiato del pavimento, e nella stanza entrò quella che ormai era la sua salvezza. Sasuke Uchiha, con i capelli spettinati e la faccia assonnata, si lanciò sulla sua colazione come se non avesse visto cibo da anni.
"Buongiorno signorino Sasuke"
"'giorno zuccherina"
La ragazza trattenne un lieve sorriso. Nonostante lei fosse una serva, il corvino era l'unico a trattarla come se fosse una sua pari. Era freddo e cinico lo stesso, ma mostrava dell'umanità quando stava con lei, e spesso si divertiva a farle andare in fiamme le guance avvicinandosi più del dovuto. Le aveva anche dato un soprannome, essendo che nessuno aveva provveduto a darle un nome suo, che la distinguesse. Ma non ce ne era bisogno, non bisognava usare il nome con una serva, bastava rivolgersi con un ordine preciso. "Zuccherina" lo aveva preso dal fatto che, nei suoi primi giorni di lavoro presso la loro casa, per colazione, gli aveva sempre portato mochi alla ciliegia dal sapore dolce e aromatico. La poveretta non poteva sapere che il principino Uchiha odiava qualsiasi tipo di alimento zuccherino.
Quella era una delle poche occasioni in cui Sasuke poteva chiamarla ad alza voce senza temere rimproveri, soprattutto da parte del fratello.
Itachi Uchiha era un uomo a tutti gli effetti e l'onore di suo padre Fugaku, che a solo sentire nominare il nome del primogenito cominciava a vantarsene come se fosse un gioiello prezioso. Era difficile da comprendere: a volte sembrava il più freddo e spietato degli anbu, a volte sembrava solo un ragazzo sereno ed amorevole. Uno dei suoi difetti era il disgusto per i deboli e per la sua domestica, che torturava in ogni modo, facendole compiere i lavori più pietosi e prendendola continuamente in giro per la sua classe sociale. Sasuke aveva cercato ripetutamente di fargli cambiare idea, provando a stimolare la sua pietà, ma nessuno dei suoi discorsi diede i suoi frutti.
In poco tempo, arrivò anche il protagonista dei pensieri che tormentavano la mente del giovane.
Itachi Uchiha era alto e dal fisico mozzafiato, con lunghi capelli neri morbidi come la seta e occhi freddi ma intriganti.
"Buongiorno signorino Itachi"
Ma non arrivò nessuna risposta. Era solito non degnarla neanche di uno sguardo al suo saluto mattutino, anche se solo un cenno sarebbe valuto come una sacca piena di monete d'oro. Ma come biasimarla, il primo erede era ambito da tutte le donne del Villaggio della Foglia, come una specie di dio greco, e conquistare la sua attenzione era una sfida da tentare prima di morire.
Una volta finito il pasto, entrambi si alzarono.
"Non cercarmi all'allenamento, vado a convincere nostro padre della faccenda di ieri" sibilò seccamente il più vecchio.
"Itachi, ti ho già detto che mi sono preparato abbastanza bene per la riunione. Posso farcela benissimo senza la tua compassione." ribatté nello stesso tono l'altro.
"Tsk, figurati, sei ancora un moccioso." sospirò in modo acido il primogenito. La discussione della sera prima lo aveva infastidito parecchio e in quel preciso momento faceva fatica a rimanere concentrato sul programma giornaliero.
A quella provocazione, Sasuke non riuscì più a contenersi, e con uno scatto fulmineo, fece per attaccare il fratello. La povera ragazza che osservava la scena sapeva che non sarebbe finita bene. Si avvicinò lentamente ai due. "Signorino Itachi, suo fratello alla fin fine potrebbe avere ragione, in fondo è cresciut-"
Non riuscì a finire la frase, che si vide travolta da un dolole allucinante, come uno spillo infilato al centro della pupilla del suo occhio grigio spento più e più volte. L'aria attorno a lei si era fatta rossa e irrespirabile, sembrava quasi contaminata da alcune muffe della fredda tundra. Mise le mani sulla ferita, cercando di trattenere la fuoriuscita di sangue con il palmo. Non riusciva a filtrare l'aria, e se la situazione non fosse cambiata a breve, non sarebbe riuscita a sopravvivere ancora molto.
"ITACHI TI HO DETTO DI FINIRLA"
Subito dopo, il nulla, assieme alla voce di Sasuke che cercava invano di svegliarla.~
Mikoto sedeva affianco al futon dove la ragazza era stata posta, mentre il medico che era stato chiamato finiva di riplasmare la pupilla della serva. Il figlio minore le era accanto e le passava dolcemente le dita tra i capelli. Entrambi contemplavano silenziosamente la scena, quando la voce del dottore spaccò l'atmosfera. "Ho finito. Riprenderà a vedere come prima, ma se erano già scarse le probabilità che potesse arrivare lo sharingan, ora sono azzerate per l'occhio colpito." spiegò rimettendo nella valigetta quello che aveva usato. La donna annuì, mentre nell'altra stanza l'atmosfera era più infuocata.
Infatti, Fugaku Uchiha non poteva permettersi che la reputazione perfetta di Itachi venisse rovinata per un semplice attacco di rabbia. Così, il giovane corvino si stava subendo da ormai due ore una lunga ramazina (che a dir la verità, non stava veramente ascoltando) sulle responsabilità che doveva avere come futuro capo clan. Stava combattendo con tutto se stesso per non girare gli occhi al soffitto e sbuffare, così cercò di spostare la mente su qualcos'altro. Ma null'altro poteva passargli per la mente, tranne che la faccia agonizzante della schiava, che nonostante stesse soffrendo le pene dell'inferno, non gli chiedeva pietà o comprensione. In realtà, ad Itachi la senzanome aveva sempre suscitato molto interesse per il suo carattere, che aveva sempre considerato per persone dell'alto ruolo. Emise un sonoro "tsk" di frustrazione, cosa che il padre non si lasciò sfuggire e che interpretò come una sfida. E così altre tre infinite ore passarono, e finalmente Sasuke prese il coraggio di fermare il suo vecchio. "Potresti svegliarla, ora ha bisogno di riprendersi il prima possibile, quindi di riposare" gli sussurrò all'orecchio. Fugaku sospirò e uscì di casa, con la scusa di "calmare il proprio sé interiore".
Itachi osservò il fratello minore e benedisse quella volta che i suoi genitori avevano deciso di concepirlo. Era ancora un poppante, ma nelle rare occasioni in cui la situazione era stressante, era l'unico con il coraggio di rompere il ghiaccio e cercare di sistemare l'equilibrio della famiglia. Non fece in tempo a sgusciare via che un piccolo urlo di sorpresa fermò la sua mano sulla porta d'uscita. "Sasuke, si è ripresa!" strillò la madre, e sentì il rumore di qualche mugolio confuso. Serrò i denti, sentendo una fitta al petto. Era quello che chiamavano senso di colpa? Non poteva negare un minimo di rimorso a quella ragazza che lo aveva servito e riverito per anni. Così prese la decisione di provare a mettere da parte il suo orgoglio, per una volta.~ Author's Note ~
* . . . *
* __SweetButPsycho__ *
* she's typing *
* she's writing the next chapter *
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• 𝘸𝘢𝘵𝘦𝘳𝘧𝘢𝘭𝘭 •
Fanfictionfinished. itachixreader fanon au. other ships: sasuino, shikatema, narusaku from the book: "t/n si sentì, per la prima volta nella sua vita, libera. libera di ogni peso, di ogni preoccupazione, di ogni tormento passato. perché li stava sopportando l...