Svegliarsi accompagnati da una dolce melodia non era certo una cosa da tutti i giorni. Mikoto Uchiha era solita intonare una canzoncina per bambini quando stendeva i panni nel grande giardino della villetta. Durante le cene di famiglia, raccontava che quando Sasuke era piccolo, per farlo addormentare doveva canticchiarla con una luce soffusa, o il piccoletto avrebbe continuato a camminare in giro per i corridoi a chiedere attenzioni alla famiglia. Ogni rispettiva volta, il figlio la guardava storto e arrossiva bruscamente, accompagnato dalla risata trattenuta del fratello. La ragazza si sentiva la testa scoppiare e l'occhio bendato pulsava tra le fasce della medicazione. Con la pupilla buona, si mise ad osservare la donna, che prese il cesto ormai vuoto e lo portò all'interno della lavanderia, battendo con i talloni a terra per dare più musicalità al suo brano. Normalmente, quel compito lo avrebbe dovuto eseguire insieme a lei. Poteva ricordare bene il profumo delicato del sapone, sovrapposto alla forte essenza di Sasuke, che si spruzzava in abbondanza per le occasioni importanti. Ognuno in quella casa non riusciva a sopportare l'odore nauseabondo di quella cologne "virile", ma non si azzardava a dire nulla per non abbattere il giovane preso di sé. Scosse la testa con convinzione, pensando al fatto che non doveva lasciarsi distrarre e doveva impegnarsi nel rimettersi in piedi. Si piegò sulle ginocchia e si sedette su di esse, poi, dandosi la spinta con il braccio destro, provò ad alzarsi. Subito la ragione cominciò a vacillare e la vista ad annebbiarsi, ma dopo qualche secondo di respiri regolari riuscì a tranquillizzare la propria coscienza. "Sono sorpresa dai tuoi progressi!" esclamò Mikoto, entrando con un bicchiere di succo d'arancia. Ricevette solo uno sguardo cinico, che ricambiò con un grande sorriso "Oggi pomeriggio proviamo a togliere la fasciatura, e stasera vai a farti un giro alle terme" disse, porgendole la bevanda. Lei la bevve a piccoli sorsi, mentre ne assaporava il sapore dolce ed aspro. Dopodiché, ringraziò con in cenno della testa. Era già stata alle fonti insieme ai due fratelli, come semplice servitrice, però aveva sempre desiderato poter immergere il corpo tra l'acqua calda e avvolgente, famosa per far rilassare i muscoli e la mente. Gli Uchiha più anziani si riunivano a chiaccherare, quelli ancora in servizio sbollivano la stanchezza frequentando quel luogo, mentre i bambini semplicemente si divertivano tra di loro. La sola immagine di Itachi sdraiato beatamente a petto nudo, godendosi la sua meritata pausa tra il vapore, la fece rabbrividire e accaldare allo stesso tempo. Gli avrebbe portato volentieri anche alcuni asciugamani di riserva, se poteva mettere sotto sguardo tale ben di dio. Cercò di nascondere il rossore coprendo le guance con le mani a Mikoto, che se ne rese conto, anche se ignorava il motivo per cui la faccia della ragazza stesse andando a fuoco. Per tutta la giornata, la ragazza stette chiusa nella propria stanza a meditare, o meglio, a far credere di meditare. In realtà, quello speciale metodo di concentrazione serviva per sviluppare la resistenza e la qualità del chackra corporeo e lei doveva rimediare al meglio tutti gli anni di addestramento ninja persi per colpa del suo stato sociale. Non era proprio un sogno nel cassetto, ma più che altro una aspirazione, per ripagare il debito che aveva nei confronti del clan. Trovava che diventare parte della Polizia Uchiha era molto più utile che badare alla casa. Così, una volta giunta sera e l'ora di lasciare l'abitazione, era sfinita, alquanto sudaticcia e molto desiderosa di una pausa. Una volta preparata la borsa con l'occorrente, aspettò davanti alla porta d'uscita l'arrivo di Mikoto, che la avrebbe accompagnata per evitare eventuali svenimenti. La strada non era molto lunga ed osservare la popolazione della Foglia vivere con il cielo scuro della notte era appagante, quasi magico. Le luci e le voci delle persone, accompagnate dal profumo aromatico del tè matcha e dei dango, rallegravano l'atmosfera. "Da qui in poi puoi farcela da sola" disse la donna, per poi girarsi e tornare indietro camminando lentamente. Davanti alla senzanome, si trovava una piccola arcata di legno, che indicava l'ingresso. Attraversarla da sola, in completa indipendenza, la dava una strana sensazione, come se stesse violando le proprie regole. Nelle cabine, si spogliò e prese qualche asciugamano, per poi dirigersi verso la vasca. A parte il brusio della la confusione cittadina, non si sentiva anima viva. Ella immerse le gambe, una alla volta, ed infine tutto il corpo. Al contatto con lo specchio cristallino, i muscoli non ressero più e si lasciarono coccolare dall'atmosfera notturna. Provò ad aprire l'occhio danneggiato. Senza luce del sole ad infastidirla, al bruciore quasi non faceva caso. Dopotutto, era sempre e comunque una Uchiha. Sfruttò la sua nuova iride al meglio, puntandola sugli alberi di ciliegio in fiore, che facevano cadere petali rosa sul terreno, e sui massi levigati che contornavano la fonte. Era presente anche una fontanella che faceva da finta cascata, anche se era inevitabile da notare. Si era sempre chiesta di che tipo di chakra fosse in possesso e in quel momento era sicura che l'elemento dell'acqua la rispettasse al meglio. Sentiva il bisogno di sciogliersi, diventare parte di essa e abbandonare la mente.
"Aniki! Aniki!" gridò il piccolo, ridendo beatamente "Aniki! Ci alleniamo insieme?". "Mmm, ora ho del lavoro da svolgere, magari dopo, va bene, otouto?" disse il maggiore, con il suo solito buffetto sulla fronte. L'altro mise su il broncio e corse dietro di sé "Vuol dire che questo pomeriggio starò con lei e le insegnerò a tenere in mano i kunai" ribadì offeso, avvicinandosi alla ragazzina. Stava per prenderle la mano, ma un braccio lo acchiappò dalla maglia e lo fermò. "Non provare a guardarla una sola volta ancora!" urlò rabbioso Itachi, attivando lo sharingan. Poi trascinò il fratellino verso l'interno della casa "Andiamo a provare la nuova tecnica con gli shuriken". "Non ti va che passi del tempo con lei?" chiese perplesso Sasuke. Nessuna risposta.
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"Aniki! Aniki! Guarda, ha fatto questi dango per te!" urlò contento il piccolo, che aveva ricevuto a sua volta dei buoni onigiri. Poggiò il piatto con i dolci affianco al bicchiere da cui stava bevendo il maggiore. "Sono sicuro che saranno buonissimi!" continuò, punzecchiandolo. "Otouto-". "Si è impegnata veramente per farteli, vedendoti così sopraffatto di lavoro". "Si è impegnata perché è il suo dovere, non perché ci tiene a me, Sasuke" rispose cinicamente Itachi, mettendo da parte la pergamena che stava analizzando. "Perché sei così sospettoso di lei?" chiese stupito il fratello. Nessuna risposta.
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"Otouto, complimenti. Non mi aspettavo una relazione così efficiente" sorrise il maggiore, leggendo il compito del fratellino. "Ormai sono cresciuto, una cosetta del genere per me è letteralmente una sciocchezza" si vantò il minore, grattandosi il naso. "Sul serio, questo non è il tuo stile, Sasuke..." finí Itachi secco. "Ma che dici, è solo che sono maturato, nulla di più" fischiettò l'altro innocentemente. "Chi te l'ha scritta?" chiese. "Uff, lei mi ha dato una mano, aveva finito di strofinare il pavimento" rispose sommesso. "Non farmi ridere, ci avrà pensato mamma". "Pensi che lei non ne sia in grado?". Nessuna risposta.Ogni singola volta, alla fine, decideva che era meglio andarsene, per evitare ulteriori litigi. Sapeva di non stare a genio al corvino, ma non si spiegava perché. Non aveva fatto nulla contro di lui e aveva sempre cercato di dargli attenzioni e affetto, anche se non era il suo compito. Voleva provare a integrarsi come membro della famiglia, ma a quanto pare non era desiderata. "Allora, quando avrà finito, andrò a giocare con lei!". "Non preoccuparti, caro, è davvero dolce con i bambini e penso che si ambienterà bene". "Sarebbe meglio che sorridesse di più, ma penso che non le dispiaccia la casa". "Mi sa che preferisce noi alla sua stanza! Le piace anche aiutare Sasuke con le sue mansioni e prepara sempre il tè a Itachi tornato dalle missioni". "Il suo potenziale qui è sprecato, potrebbe venire in accademia con me!". "Quando finirà il suo compito, sarà troppo cresciuta per andare a scuola, piccolo mio". "Allora le farò io da maestro! Imparerà in un batter d'occhio!". Per la testa le ronzavano voci, immagini, sensazioni. Poteva immaginare l'aura di chakra del corvino e sentirla come se fosse reale. Riusciva a percepirla in modo impeccabile, quasi fin troppo. Per distrarsi, decise nuotare verso la piccola cascata e mise il collo sotto il getto. Teneva le mani incrociate sui seni, quasi a tenerli coperti, e i capelli c/c le ricadevano davanti agli occhi spenti, coprendone a tratti la visuale. Si sentiva terribilmente debole a farsi intimidire da uno stupido presentimento, ma in quel momento non riusciva a ragionare. Ogni pensiero, ogni emozione, tutto rimandava a lui. Nonostante la trattasse male, quando aiutava il fratello o chiaccherava con il suo amico Shisui, capiva veramente di quanta bontà riuscisse a emanare. Quando raramente sorrideva, lasciava sempre un'atmosfera tranquillizzante. Tutte cose che, in quel momento, sentiva pulsare nel cuore.
"Vedo che stai bene".
Un sussulto. Due iridi nere e profonde come la notte si posarono sul suo volto. Non ebbe il coraggio di guardare. Conosceva fin troppo bene quella voce, e quella presenza intimidatoria, che si stava sempre più avvicinando a lei. Pizzicò ripetutamente un lembo di pelle e si morse le guance per cercare di calmarsi. Due dita le si poggiarono sotto il mento e le alzarono il volto, così come lo sguardo "Quando le persone ti parlano, è buona educazione guardarle in faccia". Nessuna risposta. "Non è nella natura di un Uchiha conoscere il pericolo e non affrontarlo". Silenzio. "Avresti potuto benissimo evitarmi. Vuoi dirmi che ti arrendi così facilmente? O forse pensavi davvero che non sarei venuto a scusarmi?". Niente. "Da piccolo, Sasuke leggeva sempre una storia in cui una bambina cercava un motivo per vivere dopo la morte dei genitori. Si chiamava T/N, ed ho sempre pensato che si addica anche a te, non trovi?" Sentiva solo lacrime caderle sulle labbra, che teneva socchiuse. Le aveva appena dato una identità, un nome. E sentiva che non avrebbe mai lasciato che venisse infangato.~ Author's Note ~
* . . . *
* she's typing *
* she's writing the next chapter *
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• 𝘸𝘢𝘵𝘦𝘳𝘧𝘢𝘭𝘭 •
Fanfictionfinished. itachixreader fanon au. other ships: sasuino, shikatema, narusaku from the book: "t/n si sentì, per la prima volta nella sua vita, libera. libera di ogni peso, di ogni preoccupazione, di ogni tormento passato. perché li stava sopportando l...