Non mi sono mai piaciute le separazioni, non ho mai sopportato l'idea di essere lontana da qualcuno o da qualcosa, eppure quello che non ho mai sopportato stava per succedere e stranamente non provavo quasi nessuna emozione. I miei genitori si stavano per separare e mio padre se ne stava andando di casa. Vederlo li mentre abbracciava mio fratello e gli sussurrava "ci vediamo presto", non mi faceva nessun effetto. Forse perché avevo sopportato per troppo tempo tutte le sue litigate con mamma, tutte le promesse che faceva e non manteneva, avevo sopportato per troppo tempo le sue bugie "vado a calcetto, ci vediamo a cena" e poi te lo vedevi tornare a mezza notte, con le scarpe in mano per cercare di non farsi notare da nessuno, ma non ha mai saputo che io quelle notti lo aspettavo. Ho sempre aspettato, ho aspettato la vacanza che avremmo dovuto fare insieme tutti e quattro al lago, dove andavo quando ero più piccola, "possiamo fare la prossima estate? Sono pieno di lavoro" e noi come degli idioti gli abbiamo sempre creduto, ho aspettato il mio regalo dei diciotto anni che ovviamente non è mai arrivato, ho aspettato il suo arrivo alla mia recita di fine anno alle medie, dove per la prima volta la professoressa mi fece cantare da sola, inutile dire che si è fatto raccontare tutto da mia mamma per poi dirmi "anche se sono arrivato in ritardo so che sei stata bravissima" e io che lo guardavo con un sorriso che pochi anni dopo si sarebbe spento con la scoperta che tutte quelle scuse avevano un solo nome: Cassandra. La ragazza che mi ha portato via la persona più importante della mia vita, colui che mi ha dato la forza di rialzarmi ogni volta che cadevo, colui che mi ha dato la passione per il canto, colui che era il mio eroe, colui che chiamavo papà, colui che ora per me era solo un uomo di nome Michael Collins che stava per venirmi in contro e dirmi "Bea perdonami" per poi abbracciarmi, non ho ricambiato l'abbraccio e non me ne pento, è il minimo dopo tutto quello che ha fatto. Appena staccatosi dal "nostro" abbraccio ha fatto un sorriso più che falso a mia mamma e se n'è andato nella sua nuova casa, con la sua nuova ragazza.
Sono passate due settimane da quel momento e non mi manca. La mia vita ha ripreso la normalità di tutti i giorni il che significa, alzarsi alla sette andare ad affrontare l'ultimo anno di liceo nella mia meravigliosa Londra, studiare, andare in palestra, scherzare con mio fratello e litigare con mamma per almeno tre volte al giorno. E' tutto normale, è normale persino questo lunedì che come ogni studentessa odio dal profondo del mio cuore.
"Bea sono le sette alzati, è tardi." urla mia mamma dalla cucina. Mugugno un pò prima di alzarmi dal letto, ma alla fine lo faccio perché un'altra giornata sta per cominciare e non posso fare tardi altrimenti quella di fisica mi rompe le ossa, quindi su Beatrice vai a litigare con tuo fratello per farlo uscire dal bagno."Niall muoviti, sono in ritardo" dico bussando ripetutamente alla porta del bagno.
"No, ora aspetti fuori visto che ieri mi hai fatto aspettare mezz'ora fuori per farti i capelli" dice lui con un tono divertito.
"Senti non sono in vena di scherzi, visto che alla prima ho fisica, quindi vedi di muoverti" rispondo cercando di farlo muovere. Finalmente apre la porta dicendo "si va bene ma solo perché senno ti devo sopportare per tutto il giorno piccola sorellina"
"Al contrario tuo io ci tengo alla mia istruzione, ora se permetti" dico entrando in bagno e rivolgendogli un sorriso falso rinfacciandogli la sua bocciatura dell'anno scorso.
"Sempre simpatica a prima mattina" urla da fuori.
"Non ti sento" rido mentre comincio a lavarmi e appena finisco incomincio a truccarmi con dell'ombretto, mascara e del burro cacao sulle labbra.
"Accettabile" sussurro tra me e me mentre mi guardo allo specchio e dopo essermi pettinata i capelli biondo cenere esco dal bagno per andare in camera mia e predere dei jeans e un maglioncino rosa con le mie solite Dr. Martens basse nere. Prima di uscire dalla mia camera prendo la mia borsa da portare a scuola con tutti quei libri pesanti dentro.
"Un giorno morirò per quanto peso porto sulla spalla" dico sperando che nessuno mi senta ma ovviamente "se vuoi ti do anche i miei" ride Niall mentre mi aspetta fuori dalla camera con una mela in mano. "Facciamo che ne faccio a meno" rido uscendo e andando in cucina con lui per dare un bacio sulla guancia alla mamma e uscire non prima del suo solito avvertimento "Mi raccomando state at.." non riesce a terminare la frase che subito Niall la termina al posto suo "tenti bambini miei e ricordatevi che vi voglio bene" dice imitandola e mandandole un bacio volante appena esce di casa con me e mi sorride appena siamo fuori."Un giorno ti manderà male, me lo sento" rido guardandolo e incamminandomi verso la sua macchina.
"Fino a che quel giorno non arrivi io continuo a farlo" ride entrando in macchina, seguito da me che continuo a sorridere per tutto il tragitto.
__________________________________
Hey girls, questo è il mio primo capitolo della mia prima storia qui su wattpad.
Spero davvero che vi piaccia.xx
Rob❤️
STAI LEGGENDO
Scars.|H.S.|
Fiksi Remaja'Il tuo corpo è perfetto, da piccola non hai mai giocato o cosa?' 'In che senso?' 'Non hai nemmeno un segno, una cicatrice che evidenzi la tua infanzia' 'Chi ha detto che le cicatrici sono fatte per vedersi?'