LEILA'S POV
Inutile sire, che come sono arrivata in camera, mi sono buttata a pancia in giù sul letto.
Le lacrime cominciano a scendere silenziose, per poi essere accompagnate dai singhiozzi.
Io davvero non riesco a capirli.
Perché mi mentono, e senza nemmeno provare a nasconderlo?
Eravamo migliori amici, di quelli impossibili da separare. Quelli che sono invidiati da tutti.
E ora? Ora è come se fosse cambiato tutto. Da così a così.
Sarà che i due anni in Spagna gli abbiano aiutati a dimenticarmi e a volermi meno bene?
Probabilmente è così.
Loro hanno iniziato a non considerarmi più come prima e, quando sono tornata, non se la sono sentiti di dirmi la verità. Magari non volevano ferirmi, vedendomi felice di essere lì con loro, e non hanno detto che io non ero più compresa nel gruppo
È ovvio che mi parlino per pietà, o qualcosa di simile.
Le lacrime scendono sempre più, accompagnate da singhiozzi ovattati dal cuscino.
Ci manca solo un richiamo per star piangendo.
Non vogliono più aver a che fare con me.
Ai loro occhi sono solo un peso da portarsi dietro, fino a che non riescono a star soli.
Non ci sono altre spiegazioni.
Si capisce perfettamente.
Non riesco a smettere di pensarci.
Più ci penso, più ci sto male.
Più ci sto male, più piango.
Mi addormento, ancora con le lacrime a cascata e dei flebili singhiozzi.
Mi fa male la gola da quanto ho pianto.
il giorno dopo
Stranamente non ho voglia di uscire da questa camera e vedere anche solo una persona.Ho saltato la colazione. Non ho fame, ho lo stomaco chiuso con il lucchetto, e nemmeno la voglia e forza di andare a pranzo.
Stamattina mi sono diretta subito a lezione, sembravo uno zombie agli inizi della trasformazione, e indovinate un po? esatto, ero sola. Completamente sola.
Non si sono fatti vivi per tutta la mattina.
In più, a migliorare questo fantastico risveglio, Sissi non smetteva, nemmeno per un secondo, di guardarmi con un sorrisetto fastidiosissimo.
Quasi a goderci dalle mie condizioni e dallabbandono di coloro che considero i miei migliori amici.
È snervante che lei godi di questo.
Ma è un briciolo di vittoria per lei. Non vedeva lora che mi buttassero fuori dal gruppo. E, soprattutto, non vedeva lora che Odd smettesse di parlarmi.
Ecco, questo era il suo desiderio. E , mi urta un mondo ammetterlo, questo si è realizzato, e senza nemmeno un minimo di sforzo da parte della corvina.
Vittoria servita su un piatto dargento. Che dico, servita su un vassoio dargento.
Un lacrima scende al solo pensiero, ma lasciugo prontamente.
Non fuori dalla stanza, Leila. Non al difuori.
È finita lultima ora mattutina e, per quanto voglia correre in camera a piangere, devo per forza recarmi in mensa.
Seguendo la massa di studenti, appena uscita dalla mia stessa aula, arrivo in cortile.
La tentazione di fare retrofronte è altissima e, se non fosse per una figlia di papà, ora sarei dove vorrei.
«Ancora tutta sola? Ti aspettano in mensa giusto?» abbasso, involontariamente lo sguardo. «Non mi dire I tuoi amici ti stanno evitando, non è così? Oh, piccola bambina ingenua»
«Sissi che diavolo vuoi da me, eh?» le parole escono meno forti di quello che speravo.
«Nulla. Voglio solo farti aprire gli occhi. Sai, lo dico per il tuo bene»
«Ma per favore, smettila» la sorpasso.
Voglio andare in camera.
«Oh, andiamo! -mi richiama- Sai benissimo che ho ragione, smettila di far vedere il contrario! Si vede lontano miglia che non vogliono passare troppo tempo, se non per niente, con te» mi sputa la verità in faccia, con il suo solito cavolo di sorrisetto.
Sentirselo dire, specie da lei, è peggio che una pugnalata in pieno petto.
Non riesco a fare a meno di abbassare lo sguardo, sperando di riuscire a trattenere il pianto incombente.
«Che cè? Ora la piccolina ha compreso la verità?» mi posa una mano sulla spalla.
«Per favore, Sissi, smettila» devo andarmene.
«Daccordo Solo -si avvicina al mio orecchio- a Odd, non piacerai mai, rassegnati. Lo vedi come ti ignora e non vuole più passare del tempo con te?» sussurra.
Altra pugnalata dritta, dritta, al cuore.
È Sissi, lo so benissimo, ma non cambia. Fa malissimo, e la cosa peggiore è che credo alle sue parole. Ci credo con tutta me stessa.
Non ce la faccio più.
Non rispondo.
Trattengo il pianto.
Da lontano, qualcuno mi saluta.
Ho gli occhi appannati dalle lacrime che trattengo, e non riesco a distinguere niente.
«Oh, guarda un po parli del diavolo e spuntano le corna! I cinque amici del cuore riuniti tutti insieme!» capisco perfettamente che sta godendo di tutta questa situazione.
«Ma cosa?»
«Nulla, Ulrich, solo chiacchiere tra ragazze. Vi lascio, bye. Ah, Leila, sai che è così. Apri gli occhi» conclude dileguandosi da qui.
Preferivo mille volte aver a che fare con miss perfettina che con i miei migliori amici.
«Aprire bene gli occhi?» domanda Odd, guardandomi.
Devo andare via. Ora.
«Nulla Io vado, devo ripassare storia»
«Ma non pranziamo insieme?» domanda la mia migliore amica.
Strano che si siano ricordati che dovevamo mangiare insieme.
Non pensavo mi includessero ancora.
Dio, le lacrime. Le sento pulsare negli occhi, volenterose di liberarsi.
Non è il luogo. Non è il momento.
«No. Non ho molta voglia, scusate» mi dileguo.
Quando sono a debita distanza, fuori dal loro raggio visivo, comincio a correre verso il dormitorio femminile.
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𝓜𝔂 𝓟𝓻𝓲𝓷𝓬𝓮𝓼𝓼
Fanfiction*** Una ragazza, dopo 2 anni ritorna al Kadic. Li rincontrerà i suoi 4 migliori amici, i quali, però, nascondono un grande segreto. Un supercomputer quantistico in grado di visualizzarli in un mondo digitale chiamato Lyoko, per combattere X.A.N.A: u...