Capitolo 5 - Quell'odore terribile

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L'École superieure Forteresse High School era costituita da blocchi squadrati che, collegati da lunghi corridoi, ospitavano le aule. Al pianterreno erano ubicati i locali della segreteria, alcuni laboratori per le attività artistiche e pratiche, l'auditorium, la caffetteria e la sala-mensa. All'ingresso c'era una doppia porta di vetro con gli infissi bianchi e mattoncini a vista che si alternavano a pareti intonacate di un giallo sbiadito.

La lunga sfilata degli armadietti donava una nota di colore in più: tre gruppi di mobili di metallo alti e profondi, rossi, blu e arancioni.

Una volta entrata nell'istituto, poggiai nel mio la busta con i vestiti e presi il materiale scolastico che mi sarebbe servito quel giorno. Poi, dopo aver regolarizzato la mia situazione di ritardo sulla prima ora – ricevetti fortunatamente solo un richiamo verbale –, aspettai il suono della campanella che annunciava lo spostamento degli studenti da un'aula all'altra. Avevo solo cinque minuti per intercettare Cédric e dirgli che gli avevo riportato i suoi indumenti. Non so perché avessi tanta fretta di fargli sapere che glieli avrei restituiti quella mattina stessa, ma forse non volevo sentirmi in debito con lui per più di un giorno: avvertivo la necessità di lasciarmi tutta quella storia alle spalle.

Avvicinandomi alle aule del piano superiore, riuscii a percepire con facilità l'odore del lieutenant. Lo individuai poco prima che uscisse dall'aula di musica. Alzandomi sulla punta dei piedi, lo vidi attraverso l'inserto di vetro della porta. Aveva la faccia scura; stringeva tra le mani uno spartito come se volesse stracciarlo.

Quando si accorse di me si fermò un istante, mentre gli altri studenti gli passavano accanto, simili all'acqua di un fiume intorno a una roccia. Gli feci un cenno per esortarlo ad avanzare e, una volta oltrepassata la soglia dell'aula, s'immobilizzò davanti a me.

«La tua mano...?» mi chiese con aria assorta, prendendomi il polso destro tra le dita.

«Buongiorno anche a te» sorrisi, liberandomi in modo delicato ma fermo. «Ti ho già detto che la mia mano è a posto, ricordi?»

«Se lo dici tu...» I suoi occhi verdi mi scrutarono con curiosità. «Come mai sei qui? Hai lezione di musica?»

«No, ti cercavo.»

L'angolo delle sue labbra cominciò a tremare. Feci un passo indietro per cercare di intuire il motivo della sua irritazione senza stargli troppo vicino. Avevo l'impressione che avrebbe potuto di nuovo saltarmi addosso da un momento all'altro.

«I tuoi vestiti» mi affrettai a spiegargli. «Te li ho riportati... Lavati e asciugati, naturalmente.»

Mentre cominciavano ad arrivare gli studenti del corso di musica delle 9:45, lui socchiuse gli occhi. La sua bocca carnosa, che immaginai avesse preso dalla madre creola, smise di tremare. «Peccato» mormorò. «Di solito hai un buon odore, non mi sarebbe dispiaciuto averlo addosso per un po'.»

Era la cosa più carina che mi avesse detto. La cosa più carina che mi avesse detto un ragazzo in tutta la mia vita, e la più imbarazzante, tanto che pensai che mi stesse prendendo in giro. Non sarebbe stata una novità.

«Anche se...» aggiunse infatti un secondo dopo, avvicinandosi a me e annusandomi il collo, «l'odore terribile che avevi ieri nella baita sembra ti si sia incollato alla pelle.»

Io lo spinsi indietro malamente, afferrandolo per il ciuffo di capelli che spesso gli ondeggiava sulla fronte. Una seria di colorite imprecazioni mi salirono alle labbra, ma quando feci per ribattere, stizzita, i suoi occhi seri mi dissuasero.

«Se puzzo così tanto sarà meglio che mi resti lontano» borbottai solo, lasciandolo andare.

Mentre ci fissavamo senza parlare, il suono della campanella della seconda ora mi fece sussultare. «Arriverò tardi alla lezione di matematica!» esclamai, ricordando a me stessa che i miei genitori non avrebbero gradito la sequela di ritardi che stavo rischiando di accumulare. Ero finita in detenzione solo una volta in tutta la mia vita e ancora pensavo a quell'evento come a un'onta. «Comunque, i tuoi vestiti sono nel mio armadietto. Aprilo pure quando vuoi: non è chiuso a chiave.»

Wolf Lineage - Stirpe di LupoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora