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Io e il ragazzo dorato arrivammo in cima alle scale e quando giunse il momento di abbassare la maniglia della porta, l'arcangelo mi cedette generosamente l'onore.
Avevo il cuore che batteva a mille ma nonostante questo mi costrinsi ad agire.
Varcata la soglia resistetti all'impulso di scoppiare in una rista isterica: ci ritrovammo nell'ennesimo spiazzale di nulla. L'unica cosa che differenziava quel paesaggio desolato da tutti gli altri era qualche piccolo pezzo d'arredamento: una scrivania bianca ricoperta da fogli sparsi, una poltrona dello stesso colore e un ultimo elemento, nonché il mio preferito, un baule nero, l'unica cosa nera presente in quel luogo; il tutto rigorosamente su di un piccolo palchetto.

<<Elizabeth>> chiamò una voce con un timbro talmente potente da farmi venire la pelle d'oca. Mi guardai subito attorno ma, a parte Michele, in quel luogo non c'era assolutamente nessuno.

<<È un piacere averti qui, spero che il viaggio non sia stato troppo faticoso>> continuò quella stessa voce senza che riuscissi a identificarne la provenienza, era come se venisse da ogni singolo punto. Eppure non c'erano dubbi, quella voce poteva appartenere ad una persona sola: Dio.

<<Nono, anzi, l'atterraggio all'Inferno è stato... ricco di emozioni>> dissi continuando a guardarmi intorno con disagio. Mi pentii quasi subito delle mie parole, ma d'altro canto al liceo non insegnano come intrattenere una conversazione con il Padre Eterno e al college non avevo frequentato il corso di religione, scelta sbagliata a quanto pareva.
Rise. Perlomeno ero divertente.

<<Sono desolato per quel piccolo inconveniente ma mi solleva sapere che Michele sia intervenuto giusto in tempo>> disse lui. Non avevo bisogno di girarmi per sapere che il petto dell'arcangelo si era inorgoglito, in tutti gli scritti Michele viene descritto come desideroso di compiacere il padre e la prima impressione che ebbi di lui non era poi così differente.
Prima che potessi aggiungere qualcosa il vento ricominciò a soffiare e raggi di luce iniziarono a confluire in un unico punto con un'intensità abbagliante.
Il punto prese a plasmare, prima una sfera e man mano che si allungava assumeva fattezze umane, fin quando la luce non scomparve.
Quando i miei occhi si abituarono nuovamente alla normale luminosità del luogo riuscii ad osservare la figura che apparve sul palchetto, poggiata con disinvoltura alla scrivania.
Si trattava di un uomo sulla quarantina, capelli scuri, lineamenti definiti ad opera d'arte, qualche ruga d'espressione sulla fronte, zigomi marcati e occhi di un azzurro acceso.
Indossava una camicia azzurro pastello, molto delicato, e un completo giacca pantalone color crema.

<<Credo che questa mia forma possa metterti un po' più a tuo agio>> disse sorridendo gentilmente. Non risposi, avevo bisogno di qualche attimo per metabolizzare il fatto che un uomo fosse uscito fuori da dei raggi luminosi.

<<Avremo molto di cui parlare, mettiti comoda E-... So che hai molti soprannomi sulla Terra, quale preferisci? Lizzy? Elle? Liz? Mh, il mio preferito è Ellie>> aggiunse facendo apparire una poltrona alle mie spalle e invitandomi a sedere con un gesto della mano. Ubbidii.

<<Mio padre mi chiama Ellie>> dissi sorridendo con nostalgia, quel nome gli faceva credere ogni giorno che fossi ancora la sua piccola Ellie.

<<James... un brav'uomo>> concordò Dio.

<<Lei conosce mio padre?>> chiesi sorpresa per pentirmene subito dopo, stavo parlando con Dio, era scontato che conoscesse ogni singola cosa.

<<So molte cose, Ellie>> rispose giustamente lui. Era una domanda oggettivamente sciocca ma lui sorrise comunque.

<<Mi piacerebbe molto restare qui e chiacchierare ma... Michele mi ha detto che nessun essere umano vivente può mettere piede nei Cieli e tornare sulla Terra. Mi dica perché sono qui e la prego, mi lasci tornare a casa>> dissi senza curarmi troppo di convenevoli o altre stupidaggini.
Parlare con Dio mi metteva addosso una soggezione tale da non poter essere spiegata a parole ma non ce la facevo più, avevo bisogno di una spiegazione.
Dio scese dal palchetto e prese a camminare verso di me.

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