L'incontro

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Jason stava vagando da settimane senza una meta precisa, con la testa che pareva potergli scoppiare da un momento all'altro a causa di tutte quelle richieste che doveva esaudire e sentendo le sue forze abbandonarlo a poco a poco. Erano giorni interi che non dormiva né mangiava, limitandosi ad aprire portali su portali nel tentativo di raggiungere la terra della sua amata, ma fallendo in continuazione.
Quel posto pareva irraggiungibile, fuori dalla sua portata, intoccabile e assente, come se si trattasse solo di un'illusione a lui conosciuta.

Eppure c'era, lo sapeva che c'era, ma la quarta barriera era più forte di quanto avesse immaginato, e ora si stava pentendo di non essersi fermato  da Magnus a chiedergli nuovamente aiuto.

Per riprendere fiato e riposarsi qualche istante decise di fare una piccola sosta nell'ultima terra in cui era arrivato, non prestando particolare attenzione in quale universo si trovasse o in quale epoca. Aveva bisogno di riposo, tutto qua. Un attimo per pensare, chiarirsi le idee e trovare una soluzione per sistemare quel casino che aveva combinato nell'aprire così tanti portali.

Si avvicinò alla prima casa che incontrò, adagiandosi sopra il tetto e rendendosi invisibile per non allarmare inutilmente gli abitanti di quel pianeta, guardandosi intorno leggermente incuriosito e memorizzando bene i vari dettagli che catturavano la sua attenzione.
Sopra di lui la notte scura lo copriva silenziosamente, mentre alcune piccole stelle illuminavano i suoi capelli e si riflettevano nelle sue iridi, lasciando che fosse solo una civetta appollaiata affianco a lui a spezzare quella tranquillità, sbattendo le ali e cantando vivacemente

«Hola, piccola messaggera,» la salutò lui, allungando una mano per accarezzare il suo folto piumaggio marrone «Sai dirmi chi abita in questa dimora, per caso?»

L'animale si voltò verso di lui, come se potesse guardarlo nonostante la sua invisibilità, alzandosi poi in volo per qualche istante e riposandosi dov'era, cantando con più forza e con delle note più acute, tanto che chiunque dormisse appena più in basso di dove si trovava lui accese per un attimo la luce della stanza e attirò così l'attenzione del giovane Dio

«Io giuro che prima o poi la ammazzo quella...» brontolava una voce femminile all'interno della stanza, con un tono misto tra l'arrabbiato e l'assonnato «Se mi capita tra le mani quel rapace da due soldi lo ammazzo. Giuro che lo ammazzo!»

Jason si avvicinò ancora di più, volando fino alla finestra della ragazza e posandosi sul suo davanzale, sentendo poi i suoi pensieri invaderlo per qualche secondo

«Sei una Fangirl... » sussurrò tra sé e sé, piegando la testa di lato e socchiudendo gli occhi «N-no aspetta... Una nerd? No no, fangirl. Però... Non... Non hai un... Tu sei... Diversa. Non una fangirl, ma neppure una mortale. Non scleri, ma neanche resti impassibile. Sei... Non... Non lo so, ma mi piaci!»

Fece per entrare nella stanza, ma prima di compiere un passo errato compii un piccolo incantesimo, uno che permetesse alla giovane che si trovava all'interno di non spaventarsi nel vederlo arrivare, come se fossero vecchi amici e si conoscessero da tempo.
Lo aveva già fatto in passato, quindi era certo che avrebbe funzionato e non ci sarebbero stati effetti collaterali (almeno per una volta)

«È permesso?» chiese cautamente, attraversando il vetro che li separava e mostrandosi alla giovane

«Eh? E tu chi-»

«Jason Prince Lokison, al vostro servizio, madame!»

«P-piacere...» balbettò lei, stropicciandosi un occhio e sbadigliando leggermente, segno che aveva solo sonno e non paura o altro, quindi l'incantesimo stava funzionando benissimo «Perché sei entrato dalla finestra?»

«La civetta mi ha indicato questa strada»

«Ah, e te pareva? Se la vedi uccidila da parte mia, grazie»

LE ONE-SHOT DI JASON LOKISONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora