Capitolo 4

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"Hazel" mi chiamò il professor Lupin.
Mi girai non troppo convinta, pensando di ignorare la chiamata.
" Si, professore?" mi ritrovai a dire invece pochi secondi dopo, cercando di farmi sentire sopra il vociare degli altri studenti che affollavano i corridoi.
" Potrei parlarti un attimo?" chiese gentilmente.
OH BENE! CI MANCAVA SOLO QUESTA, ADESSO SVENGO PER DAVVERO pensai, mentre speravo di metterci anni ad attraversare la stanza. Peccato che ero ancora al primo banco e mi ero appena voltata per andarmene, e i metri dal mio banco alla cattedra erano a malapena due.
Mentre mi avvicinavo mi chiedevo cosa sarebbe successo: avrebbe mandato una lettera ai miei genitori per via del mio risultato scadente? O mi avrebbe messo direttamente zero?
" Vorrei chiederti qualcosa a proposito di quello che è successo poco fa" esordì.
Questo lo avevo già capito pensai ancora, cercando una scusa per dileguarmi.
" Ehm... mi scusi ma penso di dover andare alla lezione di Erbologia, o arriverò in ritardo" azzardai " lei ora non ha classi?" aggiunsi senza riflettere, pentendomi un secondo dopo perché sembrava una cosa abbastanza maleducata da dire del tipo " ma se ne va, grazie?"
" No, ho un'ora buca" rispose senza scomporsi " e posso parlare io con la professoressa Sprite più tardi, non preoccuparti".
Apposto, sono fregata  pensai depressa.
" Volevo chiederti se ciò che è successo poco fa ha qualcosa a che fare con quello che è accaduto sul treno" riformulò lui.
Mi aspettavo una domanda del genere, ovviamente.
" In effetti si..." risposi titubante.
" E ti andrebbe di parlarne? " aggiuse, sempre gentilmente. Lo osservai per un attimo. Non avevo molta voglia di parlare di ciò che era successo ( erano fatti miei!), ma dopo qualche secondo ero già lì a raccontargli tutto senza riuscire a fermarmi. Non so se fosse perché me lo avesse chiesto gentilmente, perché sembrava veramente preoccupato o perché mi pareva irradiasse fiducia, ma in fondo sfogarmi un po' mi avrebbe fatto bene. Pensai a cosa era successo dopo e se era il caso di dirglielo. Lui continuava ad ascoltare senza interrompere e sembrava molto interessato ma allo stesso tempo turbato. Io invece mi chiedevo di continuo se non avessi fatto male a raccontargli tutto. Ad un tratto esitai, pensando a cosa era successo dopo il ricordo vissuto sul treno.

L'uomo mi prese per mano senza dire niente e si smaterializzò portandomi con sé. Più tardi scoprii che si trattava di Kingsley Shacklebolt, un noto auror, che si trovava da quelle parti per caso e aveva avvertito l' Ufficio Regolazione e  Controllo delle Creature Magiche prima che la situazione degenerasse ulteriormente. Dopo aver chiesto come mi chiamassi mi accompagnò al San Mungo e poi fui raggiunta dai miei a cui era stata spiegata la situazione ( infatti essendo dei babbani non ne sapevano molto di queste cose). Qualche giorno dopo tornai a casa, ma i graffi e il morso sarebbero sempre rimasti, infatti non c'era modo di curare ferite del genere nemmeno con la magia. Passai i giorni successivi aspettando con terrore la luna piena poiché al San Mungo non erano stati in grado di dire con certezza se sarei stata un lupo mannaro a vita oppure no, perché quando fui morsa l'uomo non era ancora del tutto trasformato e per queste cose ci sono così tante variabili che è impossibile definire con certezza cosa succederà per ogni persona a cui accade una cosa del genere.

Al solo rievocare quei pensieri non riuscii più a spiccicare parola, e il professor Lupin mi disse che se non volevo parlarne non c'era problema, ma il problema non era che non volevo, ma che non riuscivo proprio. Ad un certo punto dovetti sembrare così scombussolata che lui si alzò e mi prese una sedia, dicendo che se volevo potevo sedermi, prima di sedersi anche lui sopra la cattedra. Io mi sedetti, ma ormai non riuscivo più a dire niente, non pensavo che ripensarci mi avrebbe terrorizzata quasi come quando lo avevo vissuto. Lui parve capire, mi sorrise educatamente e disse " Non preoccuparti, capisco che sia difficile. Non c'è problema. Volevo solo capire per poterti aiutare."
Io non riuscii nemmeno a rispondere, tanto ero imbarazzata.
Poi disse anche " Se vuoi, tra una settimana alle sei del pomeriggio puoi riprovare con il molliccio nel mio ufficio". "Ovviamente non sei obbligata, solo se vuoi" aggiuse.
"Quindi non mi metterà zero?" chiesi stupidamente. Il professore non si controllò più e scoppiò a ridere." Scusami" si riprese poi " perché dovrei?"
"Ecco, pensavo che..."
"Che avessi preso delle valutazioni per oggi" concluse. " Non vedo perché dovrei. È normale che qualcuno non riesca, non subito. Siamo tutti qui per imparare, non per essere costantemente valutati".
Io annuii, mi alzai dicendo un " arrivederci" che si perse nel silenzio della stanza, e mi stavo già dirigendo verso Erbologia, quando mi fermò un'ultima volta.
"Hazel, dimenticavo, puoi anche saltare Erbologia se non te la senti. Parlerò io con la professoressa, dal momento che ti ho trattenuta tempo in più".
Una volta tornata in sala comune non sapevo descrivere nemmeno come mi sentissi. Forse strana era la parola giusta. Poi, dopo una ventina di minuti, iniziai a disperarmi per essermi lasciata andare in quel modo davanti ad un insegnante e per aver raccontato un sacco di cose che non avrei dovuto dire a nessuno ad Hogwarts. In più si aggiungeva il senso di colpa per aver saltato Erbologia. Così prima di cena decisi di andare a cercare la professoressa Sprite per spiegarle che non ero potuta venire a lezione. Per fortuna fu così gentile da darmi delle schede con gli argomenti affrontati a lezione, in modo da poter recuperare, e mi disse che non c'era problema perché aveva appena parlato con il professor Lupin (e meno male).
Dopo cena decisi di fare qualche compito: finii il tema di Storia della Magia iniziato dopo Pozioni e stavo per iniziare Incantesimi, quando una compagna si avvicinò per chiedermi come stessi, dal momento che secondo lei la mattina ero sembrata abbastanza scossa per qualcosa. Cercai di sorridere dicendo che era solo un po' di stanchezza, ma poi ebbe inizio una specie di processione, e altre cinque o sei persone vennero a farmi la stessa domanda, così dopo aver risposto che era tutto apposto presi tutte le mie cose e salii in dormitorio.
Mi misi il pigiama e mi stesi sul letto. Era finita un'altra giornata disastrosa. Quattro giorni, compresa la domenica, e avevo fatto più figuracce di quante non ne avessi fatto in tutto l'anno scolastico precedente. Presi ancora una volta in considerazione l'idea di farmi inghiottire dalla piovra gigante. In più c'era un altro pensiero che mi tormentava...

Terzo anno ad HogwartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora