Quando finalmente il maestro tornò al villaggio, fu un brutto giorno... aveva avvistato tre aknesi costruire un accampamento per la notte non molto distante dal Villaggio della Gioia, non riusciva mai a cogliere i discorsi che facevano perché parlavano un dialetto che forse io avrei compreso meglio.Mi proposi subito per aiutare in qualsiasi maniera avessi potuto. Mi sentivo chiamato in causa e quindi ero partito con Hymsa a sorvegliare i territori intorno al villaggio. A circa un giorno e mezzo di distanza dal villaggio avevamo trovato proprio i tre Aknesi che il Maestro aveva avvistato, questo era un bene perché potevano essere solo in tre, gli aknesi non muovevano mai il grosso dell'esercito in territori sconosciuti, spedivano un Comandante con altri pochissimi uomini, nel nostro caso due. Come sempre il colore rosso prevaleva su qualsiasi altro colore nei loro corpi, pure i loro archi erano rossi.
Erano un gruppetto di tre uomini, si poteva intuire subito chi era il capo dal modo altezzoso ed elegante che aveva di muoversi e dal fatto che non parlava mai e quella volta che parlava gli altri due stavano muti e concentrati. Sembrava una persona molto potente, un'energia strana lo avvolgeva, era attraente, pure gli altri due uomini al suo servizio non erano semplici guerrieri, uno portava molti gioielli alle dita: era Allievo Shamano. Il fatto che fossero in tre lasciava intendere che non erano li con uno scopo ben preciso, cercavano molto probabilmente villaggi per poi successivamente conquistare e indurre alla schiavitù, gli aknesi uccidono tutti a meno che il villaggio sotto attacco non conceda carta bianca, è cioè rinunciare a qualsiasi diritto, è raro. Risparmiano le donne, perché di "costituzione" non potenzialmente pericolose e le inducono alla completa schiavitù. Un aknese può trattarle come vuole, lo considera un diritto.
Mi chiedevo cosa avessero fatto quelle povere donne in altre vite? Forse erano uomini che trattavano male a loro volta le donne? ma così il cerchio non avrà mai fine? Il maestro dice che il perdono è una forma d'amore, poi dice che l'amore è la legge universale più potente che esista, può esser tutto, anche la soluzione.
Il capogruppo era pelato e a guardarlo bene in faccia mi ricordava qualcuno di già visto, qualcuno di molto famigliare, immediatamente dopo avevo capito chi era: Sirio, il mio compagno di squadra, probabilmente anche gli altri due lo erano. Dalla lunghezza del fascio rosso che portava sulla fronte era certo che avesse assunto un ruolo privilegiato al villaggio e io me l'aspettavo da lui. A pensarci bene mi sembrava di rivivere un incubo d'infanzia. Ormai erano otto anni che non sentivo parlare o vedevo un guerriero aknese. Li stavamo pedinando e io spesso avevo l'opportunità di ascoltarli. M'interessava moltissimo sapere se quell'inferno di posto era cambiato, dopotutto io avevo ancora molti bei ricordi, specialmente di mia madre... in più avevo l'opportunità di capire se Riem stava bene.
Allora mi ero ulteriormente avvicinato ed era solo ora che sentivo che cosa si dicevano i due uomini al servizio di Sirio. Erano in disaccordo, uno riteneva che attualmente si trovavano a nord del villaggio degli infedeli mentre l'altro a ovest. Sirio sembrava scrutare al di là degli alberi, quand'ecco che aveva iniziato a parlare, non riuscivo a credere alle mie orecchie, menzionava Mapal, mio padre e anche il suo di padre.
Raccontava di com'era stato suo padre a trovare i profani, gli infedeli. "La profanatrice, moglie di Zaita, venne uccisa all'istante, poi sarebbe toccato al loro figlio Nanco, era in squadra con noi da bambino, ma qui intervenne Zaita che minacciò mio padre di togliersi la vita se toccavano il giovane. Teneva la punta affilatissima di una freccia imbevuta di veleno puntata sul proprio collo. Mio padre ordinò ai suoi 19 uomini di lasciar allontanare il figlio nella foresta e Zaita per quanto infedele fosse mantenne la sua parola e si fece legare, del resto non si poteva donare un corpo senza vita a Obilis... e il figlio era un «buono a nulla effeminato» bravo solo nel tiro con l'arco. Appena avvenuta la cattura di Zaita, mio padre aveva ordinato al messaggero di gruppo di avvertire un contingente di ottocento uomini, che Mapal aveva mosso per catturare Zaita, di cessare le ricerche". Qui si era fermato ed aveva appoggiato la mano sulla spalla del suo uomo più alto. "Ottocento uomini in missione erano una dispersione di energia e morale grandissima, pertanto mio padre da saggio guerriero aveva spedito un «cessate le ricerche e fate rientro al villaggio» anche perché si trovava non molto distante da loro. Questi ottocento guerrieri di Mapal invece, una volta ricevuto il messaggio hanno fatto fuori il messaggero, il grande e veloce Nunty, e si sono diretti nel luogo dove era accampato per la notte mio padre con i suoi diciannove uomini. Zaita era disteso e legato su una barella in legno, lo hanno ritrovato massacrato di botte, con l'assetto facciale quasi completamente distrutto, pieno di tagli e lividi, non era più in grado di parlare e muovere un muscolo. Ebbene, il Generale Mapal ha ordinato al suo esercito di uccidere mio padre e i suoi uomini in un batter ciglio. Hanno preso Zaita e si sono diretti verso il villaggio, nessuno ha opposto resistenza in quanto ignari di che cosa avessero fatto a mio padre, in mezzo a ottocento uomini nessuno si era neppure accorto di Zaita, lo tenevano coperto su una barella, una volta entrati nel centro del villaggio c'era chi ipotizzava che Mapal avesse perso un guerriero vedendo la barella, magari morso da qualche serpente. Raggiunta la Grande Capanna sono entrati dentro, oltraggio imperdonabile! come se non bastasse hanno preso i Vertici in ostaggio, gli Shamani e i Generali che non hanno potuto far altro se non stare alle condizioni che dettava Mapal. Il «colpo di stato» era durato dieci giorni, il tempo perché Zayta si riprendesse leggermente dalle ferite, tutt'ora dicono che non riesca a muovere bene i muscoli facciali. Non erano intenzionati a spargere sangue, volevano provviste e passare capanna per capanna e chiedere a tutti se volevano partire con loro e creare una comunità estremamente pacifica e che vivesse in armonia con tutti gli altri popoli della foresta. Le famiglie dei guerrieri coinvolti ovviamente accettarono subito. Da lì a dieci giorni circa diecimila persone avevano abbandonato il villaggio. In dieci anni sarebbero potuti benissimo diventare una comunità di oltre ventimila abitanti... Un terzo degli aknesi, se non fossero di natura pacifica potevano rivelarsi una vera e propria minaccia da dover annientare subito! La calma ripagherà, Obilis ha già pensato a come punire Zayta nell'oltretomba, io ho il dovere di spedirglielo e basta. Questo è ciò che Sirio narrava ed io ero felicissimo, avevo appena appreso che mio padre era vivo, dai discorsi che seguirono capii che Mapal era venuto a mancare, pregavo che raccontasse qualcosa pure di Rjem ma niente, ripensai a quanti anni erano passati ... Alla fine mio padre aveva fondato una comunità pacifica e forte come sognava! Sirio guardò Fsad allegro e aggiunse una cosa che poteva costargli la vita, è vietato agli aknesi parlare di operazioni belliche nella foresta aperta dove qualcuno poteva origliare: "Il giorno di Obilis è tra otto mesi, ci sarà da divertirsi, il nostro esercito intero si muoverà in guerra contro Mapalia, i 33 membri dei Vertici sono finalmente d'accordo". Sirio mi stava dando moltissime informazioni, così avevo deciso di pedinarlo per tutto il tempo che avrebbe trascorso nelle Terre dei Giaguari. Passarono tre giorni, ora sapevo pure dove si trovava il villaggio di mio padre, gli altri popoli della foresta chiamavano il villaggio Mapalia, in onore di Mapal.
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Aknesi-La favola dei cattivi.
AdventurePrimo in #spiritualità🍒Ottobre 2020 Aknesi: il connubio perfetto fra rabbia e perdono. 🍒🍒🍒 Lo psicoterapeuta suppone che dietro ai problemi di Alessandro ci sia un'ingiustizia subita e mai perdonata. 🍒 Quest'ingiustizia ha creato un groviglio...