Il Dottore I

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Il dottore era decisamente contrariato, stufo dei miei capricci e delle mie mancanze. Era in piedi davanti alla sua scrivania, si sistemò il suo camice bianco e si sedette a testa alta.
Poi mi guardò dritto negli occhi e disse: “Quale onore! Questo giovedì non avevi il solito impegno più importante della tua salute?” Era chiaramente una domanda ironica e io provai palesemente a giustificarmi.
“Giovedì scorso avevo da sbrigare questioni urgenti, davvero urgenti” e chiusi gli occhi annuendo, come per rinforzare il concetto mentre lui riprendeva parola con tono sempre più deciso e spedito:
“«Prima di curare qualcuno, chiedigli se è disposto a rinunciare alle cose che lo hanno fatto ammalare» è una legge di Ippocrate, il fondatore della medicina, quindi non un coglione qualsiasi! - batté un pugno sulla scrivania e riprese quasi furioso: - Toglimi una curiosità, Alessandro, non capisco se sei disposto a rinunciare a ciò cui devi rinunciare affinché io ti possa curare: è un bel po’ che continui a saltare le sedute. Un ragazzo di 18 anni che tralascia «questioni importanti» inerenti alla sua salute per «questioni urgenti» che riguardano la fidanzata, la scuola, le bollette, l'affitto, la madre o la droga non è giustificato! È solo penoso e aggiungerei dire anche privo d’intelligenza”.
Inarcai le sopracciglia, ero senza parole: come poteva definirmi penoso e privo d’intelligenza?
“E di che ti stupisci? - continuò lui rispondendo alla mia muta domanda - Ti pare normale fumare marijuana prima di andare a farti un’ecografia dinamica e poi?!”.
Questa volta aveva esagerato! Mi alzai in piedi e gli voltai le spalle con un gesto imperioso, come il generale Massimo all’imperatore nel film “il gladiatore”.
Ero davvero offeso: per me l’erba è legale e fa bene alla salute! Lui e il fondatore della merdicina potevano andare a farsi fottere, tanto avevo un’alternativa: mia madre si era già messa in contatto con un suo amico, il dottor Roberto, uno psicoterapeuta, forse psicoanalista, insomma, uno psicoqualcosa!
Questo dottor Roberto era riuscito a far dimagrire mia madre di ben 23 kg insegnandole letteralmente a “parlare con il suo corpo”. C’erano notti in cui la sentivo in camera sua rivolgersi con toni amorevoli alla sua pancia e alle sue cosce, “come chi ama i fiori che parla ai fiori” diceva, robe da pazzi! Sono sempre rimasti in buoni rapporti e due settimane fa lei lo è andato a trovare. Hanno passato quasi tutto il pomeriggio a parlare di me e della mia gamba. Da quel giorno mia madre ha insistito in più modi affinché provassi le terapie non-scientifiche di Roberto, nonostante Roberto stesso le avesse raccomandato di non costringermi, di non dettarmi condizioni per indurmi alla terapia!

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Ma ora non avevo scelta, il dottore convenzionale non l’avevo neanche salutato andandomene. Io non credo molto nelle terapie non-scientifiche; a dirla tutta, non ero mai stato convinto che mia madre fosse dimagrita per merito del “suo” dottor Roberto, ma solo una volta trovatomi davanti allo studio di questa specie di medico, realizzai di essere davvero stato un emerito coglione: avevo arrogantemente voltato le spalle ai progressi tecnologici, alle sofisticate apparecchiature in grado di esplorare l’interno del corpo umano senza sfiorarlo, per probabilmente ritrovarmi sdraiato su una poltrona con uno strizzacervelli al mio fianco... mi sentivo terribilmente sciocco.
Lo studio del dott. Roberto da fuori non era diverso dagli altri negozietti di Bassano del Grappa: un’ampia vetrata con porta-vetro accanto. Provai ad accostare il più possibile la faccia al vetro per poter osservare l’interno... Lo studio era chiuso, per fortuna, ma non feci in tempo a staccarmi dalla vetrata ed avviarmi verso casa che un uomo alle mie spalle mi chiese: “Cerchi il dott. Roberto?”
Non potevo mentire, mia madre ci avrebbe presentati prima o poi. “Sì”.
Mi guardò accennando ad un sorriso: “Sono io”.
Poi tutto d’incanto alzò il mento e le pupille al cielo, chiuse gli occhi e annusò delicatamente l’aria: “Lo senti il profumo di pioggia? a momenti ci raggiunge...”
Mi intenerì la sua sensibilità… mi stava già più simpatico del dottore convenzionale, anche per l’aspetto trasandato che aveva, inoltre Roberto non aveva la parlata monotona e professionale del mio dottore, aveva una voce molto profonda, una voce capace di rapire l’attenzione.
Mi fece mettere semidisteso su una poltrona, comodissima tra l’altro, e si mise a cercare un libro per tutti i mobili della stanza finché non si rassegnò e si sedette accanto a me su una sedia. Stava andando proprio come temevo: avevo rinunciato ai progressi della medicina per ritrovarmi a fianco uno strizzacervelli che probabilmente si drogava più di me.
Non raccontò niente del libro che aveva inutilmente cercato ed iniziò subito a parlarmi delle emozioni, mi spiegava di come il nostro corpo reagisce quando le proviamo! Voleva parlarmi in particolar modo del perdono, mi spiegava che, quando lo si prova veramente, a livello spirituale accade un qualcosa che si può ritenere commuovente, mentre a livello fisico il corpo inizia a rilasciare massicce dosi di endorfine.

Aknesi-La favola dei cattivi. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora