|| Cαpitolo uno

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« Yakkun, ce ne hai messo di tempo! » la voce di Kuroo rimbombò nel bianco e piccolo corridoio dell'ospedale, facendo sobbalzare in piedi Kenma che stava giocando come sempre, per lo spavento.
« Simpatico, Kuroo-kun. » rispose il tappetto, alzando gli occhi al cielo. Quel pomeriggio si ritrovarono tutti in ospedale, tutti in attesa dell'uscita del loro compagno, o simpaticamente chiamato "papà", Yaku Morisuke.

« Spero per voi che non abbiate fatto confusione. » aggiunse il libero con un tono intimidatorio, quanto buffo, avvicinandosi con l'aiuto dell'infermiera che Yamamoto notò subito.
« E lei saaarebbe? » domandò beccandosi un'occhiataccia di Yaku, che però non poté colpirlo.
Kai si mise tra i due, allontanando con una leggera spintarella Yamamoto, per poi scusarsi con l'infermiera per il gesto del compagno, con il suo solito sorriso che Fukunaga avrebbe definito "da santo".

Kuroo si avvicinò al suo amico, osservando bene la gamba destra del ragazzo. « Hai preso proprio una bella botta! » commentò, rivolgendogli un sorriso sincero. Yaku sospirò, un po' amareggiato. « Eh già, non posso più colpirvi ora. » disse, incrociando le braccia, e guardando soprattutto i primini. Ma non tutti, uno mancava.
Kai sembrò quasi leggergli lo sguardo, così gli sorrise.
« Lev è andato a prendere una cosa. Tornerà tra poco, tranquillo. » Yaku annuì, pensieroso.

Lev Haiba: primo anno, mezzo russo e mezzo giapponese, e decisamente alto. Insomma, chiunque in confronto a Yaku è alto, ma Lev è davvero un gigante.
« Uhh il papà fa le preferenze e si preoccupa solo di uno di noiii- » lo prese in giro Inuoka, seguito a ruota da Yamamoto.
« Fa le preferenze anche con Kenma. » sbuffò Kuroo.
« No non le fa. » controbattè abbastanza indifferente Kenma.
« Sì, le fa. » « No, non le fa. » andarono avanti per qualche secondo, per poi cessare dato che Kenma passò finalmente il livello.
« Non faccio preferenze. E non chiamarmi papà! » rispose a tono il più grande, sbuffando sonoramente.
« Avrei da ridir- » provò a parlare Kuroo, fallendo.
« Taci. » gli rispose freddamente, forse un po' infastidito, ma anche divertito dal rapporto che aveva con i ragazzi.

Yaku ricopre il ruolo del libero nella squadra del liceo Nekoma, dal suo primo anno. E no, non il ruolo del papà. O almeno, così lo etichettano, anche se sia Kuroo che Yamamoto, sanno quanto sappia essere figo. Un ottimo giocatore: agile, veloce e anche con occhi dalla vista acuta.

La squadra in cui si trova è a dir poco.. confusionaria.
E Lev Haiba, si trova proprio in mezzo al ciclone, e già spicca. Un gigante. Un ragazzo davvero imbranato, ma con quel qualcosa che ha colpito Yaku: la sua forza di volontà. Non è la stessa di Kai, o di Shibayama, una cosa davvero tanto differente. Lev riusciva in pochi secondi a prendere controllo delle sue emozioni, e le tramutava in punti di forza. Per esempio: era triste, abbattuto? Trasformava il momento di debolezza in uno di forza, decidendo, dicendo a sé stesso, di non esserlo, di combattere.
E questo Yaku lo adora.

Una bella squadra, insomma. Esplosiva. Così tanto che Yamamoto si mise a ridere, vedendo la gamba ingessata di Yaku scarabocchiata dai compagni il giorno in cui, dopo essere arrivato in ospedale, avevano applicato un grande gesso.
« Idiota. » commentò il castano, guardando un disegnino stilizzato di lui stesso, che urla qualcosa - di illeggibile, figuriamoci se qualcuno di loro fosse capace di scrivere in modo decente, invece di fare un pasticcio. « E quindi dopo tre giorni ci degni della tua presenza a scuola? » domandò Kuroo, poggiando una mano sul fianco. « Non la meritate, ma sì. » rispose scherzoso Yaku.

Come successe tutto questo? Beh ci sarebbe tanto da dire, ma semplicemente - in poche parole - come disse Yamamoto all'infermiera "il papà è caduto in casa". Ovviamente, non andò così: diciamo che un certo gigante decise di dare una leggere spintarella al loro papà, che perse l'equilibrio cadendo rovinosamente per le scale. La gamba - che già era debole per un vecchio incidente - si fratturò, e se non fosse stato per Yaku stesso, sarebbe ancora steso per le scale.

Difatti, Kenma non si accorse di niente, Kuroo scoppiò a ridere prendendo in giro Yaku - ma comunque provando ad aiutarlo, fallendo miseramente -, Kai rassicurò Lev tutto il tempo dato che il numero 11 stava degenerando, urlando cose come " Faccio sempre casini! ". Shibayama entrò nel panico, tanto che chiese ad un gatto randagio di aiutarli, Yamamoto riprese il tutto, Teshiro e Inuoka gettarono dell'acqua con un secchio dato da Fukunaga, sul ginocchio di Yaku, cosa che ovviamente non servì - anche perché Yaku era molle dato il grande schizzo -, mentre ridacchiavano di nascosto per una battutaccia del numero sei.
Solo il papà fermò tutti, chiedendo di chiamare i propri genitori, e facendosi portare del ghiaccio.
E lo presero in giro per essere caduto, ovviamente.

Yaku passò due giorni in ospedale, tra controlli, visite, applicazione del gesso e ricette del dottore.
Oggi sarebbe finalmente tornato a casa. Si sarebbe rimesso in pari con i compiti, e poi avrebbe visto una partita di pallavolo, come al suo solito.

« Quanto lo terrai? » domandò Kuroo, interessato. Non lo dimostra spesso, ma teneva davvero tanto a Yaku, è comunque il suo demon-senpai preferito.
« Un mesetto, o due.. dipende se qualche idiota di voi decide di farmi cadere ancora. » rispose, lanciando un'occhiata severa ai compagni, che trattennero le risate. « Abbiamo comunque Shibayama, mi sostituirà lui! » disse il castano, sorridendo in modo fiducioso al ragazzo, il quale ricambiò incerto lo sguardo di sfida. « Non ve ne p-pentirete. » rispose fingendosi convinto e sicuro, il corvino.

Yaku poggiò le mani sulle ruote della sedia a rotelle, e iniziò a farle girare a fatica per muoversi, come era stato spiegato dall'infermiera. Dopo qualche metro si fermò: « Nei film sembra più facile- » disse col fiatone. « Sei stanco, Yakkun. » Kuroo si affiancò a lui, sembrò ancora più alto.

« Ma penso che qualcuno sarà felice di portarti in giro.. » disse con un sorriso furbo, lasciando la frase in sospeso, poi indicando con un cenno del capo un ragazzo raggiante, mezzo russo e mezzo giapponese, che correva con una busta enorme stretta al petto con un braccio, e con l'altro salutava come se avesse un qualche specie di tic al braccio, che gli faceva ripetere il gesto. « Yaku-san!! Sono arrivatoo!! » disse ad alta voce, attirando l'attenzione a sé. Yaku lo fissò confuso, e a braccia conserte rispose a quel saluto: « Io non mi faccio portare in giro da lui. »

[ Angolo imbarazzante ]
Sono imbarazzatissima, ma va bene. Okay allora oggi è il compleanno di Lev e beh questo è il mio regalo. That's so embarrassingg, ma va benee. Spero vi piaccia, e spero che non muoia— già lol, ora sparisco :)
Se volete fatemi sapere che ne pensate

Wabi

KOMOREBI || YakuLevDove le storie prendono vita. Scoprilo ora